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22 Nov

XXVI Anniversario delle Beatificazione di Padre Pio

A ricordo della Beatificazione di Padre Pio da Pietrelcina avvenuta il 02 maggio del 1999, in occasione del XXV anniversario, giovedì 02 maggio 2024 si terrà nella Chiesa Inferiore “San Pio da Pietrelcina” alle ore 18,00  una Solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da Sua Em.za Cardinale Marcello Semeraro, Arcivescovo-Vescovo emerito di Albano, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi.

Di seguito, in memoria di quella storica giornata, pubblichiamo l’omelia tenuta da Sua Santità Giovanni Paolo II

RITO DI BEATIFICAZIONE DI PADRE PIO DA PIETRELCINA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Piazza San Pietro – Domenica, 2 maggio 1999

Cantiamo al Signore un canto nuovo!”.

1. L’invito dell’antifona d’ingresso ben esprime la gioia di tanti fedeli, che da tempo attendono l’elevazione agli onori degli altari di Padre Pio da Pietrelcina. Questo umile frate cappuccino ha stupito il mondo con la sua vita tutta dedita alla preghiera e all’ascolto dei fratelli.

Innumerevoli persone si sono recate ad incontrarlo nel convento di san Giovanni Rotondo ed il pellegrinaggio, anche dopo la sua morte, non è cessato. Quando ero studente qui a Roma, ebbi io stesso occasione di conoscerlo personalmente e ringrazio Iddio che mi dà oggi la possibilità di iscriverlo nell’albo dei Beati.

Ripercorriamo, questa mattina, i tratti salienti della sua esperienza spirituale guidati dai testi della Liturgia di questa quinta domenica di Pasqua, all’interno della quale si colloca il rito della sua beatificazione.

2. “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me” (Gv 14,1). Nella pagina evangelica, poc’anzi proclamata, abbiamo ascoltato queste parole di Gesù ai suoi discepoli, bisognosi di un incoraggiamento. L’accenno, infatti, alla sua prossima dipartita li aveva gettati nello sconforto. Temevano di essere abbandonati, di restare soli ed il Signore li solleva con una precisa promessa: “Vado a prepararvi un posto“, e poi “Ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io” (Gv 14, 2-3).

A quest’assicurazione gli Apostoli replicano per bocca di Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?” (Gv 14, 5). L’osservazione è pertinente e Gesù non sfugge alla domanda che vi è implicita. La risposta che egli dà resterà nei secoli come limpida luce per le generazioni che verranno: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv 14, 6).

Il “posto” che Gesù va a preparare è nella “casa del Padre”; là il discepolo potrà essere eternamente con il Maestro e partecipare alla sua stessa gioia. Per raggiungere la meta, tuttavia, unica è la strada: Cristo, al quale il discepolo si deve progressivamente conformare. La santità consiste precisamente in questo: non è più il cristiano che vive, ma Cristo stesso vive in lui (cfr Gal 2, 20). Traguardo esaltante, a cui s’accompagna una promessa altrettanto consolante: “Chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre” (Gv 14, 12).

3. Noi ascoltiamo queste parole di Cristo e il pensiero va all’umile frate cappuccino del Gargano. Con quale evidenza esse si sono realizzate nel Beato Pio da Pietrelcina!

Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede . . .“. Che cosa è stata la vita di questo umile figlio di san Francesco, se non un costante esercizio di fede, corroborato dalla speranza del Cielo, ove poter essere con Cristo?

Vado a prepararvi un posto . . . perché siate anche voi dove sono io“. Quale altro scopo ha avuto la durissima ascesi a cui Padre Pio si è sottoposto fin dalla prima giovinezza, se non la progressiva identificazione col divin Maestro, per essere “là dove egli era”?

Chi si recava a san Giovanni Rotondo per partecipare alla sua Messa, per chiedergli consiglio o confessarsi, scorgeva in lui un’immagine viva del Cristo sofferente e risorto. Sul volto di Padre Pio risplendeva la luce della risurrezione. Il suo corpo, segnato dalle “stimmate”, mostrava l’intima connessione tra morte e risurrezione, che caratterizza il mistero pasquale. Per il Beato di Pietrelcina la condivisione della Passione ebbe toni di speciale intensità: i singolari doni che gli furono concessi e le sofferenze interiori e mistiche che li accompagnavano gli consentirono di vivere un’esperienza coinvolgente e costante dei patimenti del Signore, nella immutabile consapevolezza che “il Calvario è il monte dei Santi”.

4. Non meno dolorose, e umanamente forse ancor più cocenti, furono le prove che dovette sopportare in conseguenza, si direbbe, dei suoi singolari carismi. Nella storia della santità talvolta accade che l’eletto, per una speciale permissione di Dio, sia oggetto di incomprensioni. Quando ciò si verifica, l’obbedienza diventa per lui crogiuolo di purificazione, sentiero di progressiva assimilazione a Cristo, rinvigorimento dell’autentica santità. A tal proposito, il nuovo Beato scriveva ad un suo superiore: “Opero solamente per ubbidirvi, avendomi fatto conoscere il buon Dio l’unica cosa a lui più accetta e per me unico mezzo di sperar salute e cantar vittoria” (Epist. I, p. 807).

Quando su di lui si è abbattuta la “bufera”, egli ha fatto regola della sua esistenza l’esortazione della prima Lettera di san Pietro, che poco fa abbiamo ascoltato: Stringetevi a Cristo, pietra viva (cfr 1 Pt 2, 4). In questo modo, è diventato anche lui “pietra viva”, per la costruzione dell’edificio spirituale che è la Chiesa. E di questo oggi rendiamo grazie al Signore.

5. “Anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione d’un edificio spirituale” (1 Pt 2, 5). Quanto pertinenti appaiono queste parole applicate alla straordinaria esperienza ecclesiale cresciuta intorno al nuovo Beato! Tanti, incontrandolo direttamente o indirettamente, hanno ritrovato la fede; alla sua scuola, si sono moltiplicati in ogni angolo del mondo i “gruppi di preghiera”. A coloro che a lui accorrevano proponeva la santità, ripetendo loro: “Sembra che Gesù non abbia altra cura per le mani se non quella di santificare l’anima vostra” (Epist. II, p. 155).

Se la Provvidenza divina ha voluto che egli agisse senza mai spostarsi dal suo convento, quasi “piantato” ai piedi della Croce, ciò non è senza significato. Il divin Maestro ebbe un giorno a consolarlo, in un momento di particolari prove, dicendogli che “sotto la Croce s’impara ad amare” (Epist. I, p.339).

Sì, la Croce di Cristo è l’insigne scuola dell’amore; anzi la “sorgente” stessa dell’amore. Purificato dal dolore, l’amore di questo fedele discepolo attraeva i cuori a Cristo e al suo esigente Vangelo di salvezza.

6. Al tempo stesso, la sua carità si riversava come balsamo sulle debolezze e sofferenze dei fratelli. Padre Pio unì così allo zelo per le anime l’attenzione per il dolore umano, facendosi promotore a san Giovanni Rotondo di una struttura ospedaliera, da lui chiamata “Casa Sollievo della sofferenza”. Egli la volle come un ospedale di prim’ordine, ma soprattutto si preoccupò che in esso si praticasse una medicina veramente “umanizzata”, in cui il rapporto con il malato fosse improntato alla più calda premura ed alla più cordiale accoglienza. Sapeva bene che, chi è malato e sofferente, ha bisogno non solo di una corretta applicazione dei mezzi terapeutici, ma anche e soprattutto di un clima umano e spirituale che gli consenta di ritrovare se stesso nell’incontro con l’amore di Dio e la tenerezza dei fratelli.

Con la “Casa Sollievo della sofferenza” egli ha voluto mostrare che i “miracoli ordinari” di Dio passano attraverso la nostra carità. Occorre rendersi disponibili alla condivisione ed al servizio generoso dei fratelli, avvalendosi di ogni risorsa della scienza medica e della tecnica.

7. L’eco che questa beatificazione ha suscitato in Italia e nel mondo è segno che la fama di Padre Pio, figlio dell’Italia e di Francesco d’Assisi, ha raggiunto un orizzonte che abbraccia tutti i Continenti. Sono lieto di salutare quanti sono qui convenuti, incominciando dalle alte Autorità italiane, che hanno voluto essere presenti: il Signor Presidente della Repubblica, il Signor Presidente del Senato, il Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, che guida la Delegazione ufficiale, numerosi Ministri e Personalità. L’Italia è davvero degnamente rappresentata! Ma anche numerosi fedeli di altre Nazioni sono qui convenuti per rendere omaggio a Padre Pio.

A quanti vengono da vicino e da lontano va il mio saluto affettuoso, insieme con uno speciale pensiero per i Padri Cappuccini. A tutti un grazie cordiale!

8. Vorrei concludere con le parole del Vangelo di questa Messa: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio“. A questa esortazione di Cristo fa eco il consiglio che il nuovo Beato soleva ripetere: “… Abbandonatevi pienamente sul cuore divino di Gesù, come un bimbo tra le braccia della madre”. Possa quest’invito penetrare anche nel nostro spirito come fonte di pace, di serenità e di gioia. Perché avere paura, se Cristo è per noi la Via, la Verità e la Vita? Perché non fidarci di Dio che è Padre, Padre nostro?

“Santa Maria delle Grazie”, che l’umile cappuccino di Pietrelcina ha invocato con costante e tenera devozione, ci aiuti a tenere fissi gli occhi su Dio. Ella ci prenda per mano e ci spinga a ricercare con ogni sforzo quella soprannaturale carità che sgorga dal costato trafitto del Crocifisso.

E tu, Beato Padre Pio, volgi dal Cielo il tuo sguardo a noi riuniti in questa Piazza ed a quanti sono raccolti in preghiera in Piazza San Giovanni in Laterano ed a San Giovanni Rotondo. Intercedi per tutti coloro che, in ogni parte del mondo, si uniscono spiritualmente a questo evento elevando a te le loro suppliche. Vieni in soccorso di ciascuno e dona pace e conforto ad ogni cuore. Amen!

Fonte Il SIPONTINO

(fonti Vaticane)

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