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23 Apr

Gomorra o Gargano: nessuna differenza

9 Agosto 2017
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di Leonardo Fania

Ieri sera, facendo zapping, mi imbattevo in una puntata della seconda stagione della nota serie televisiva Gomorra. I ragazzi di un clan, per vendicarsi dell’assassinio di un loro compare, decidevano di uccidere il figlio della boss Scianel, dietro accordo con la moglie di quest’ultimo e stanca di essere tenuta nascosta al mondo dalle prepotenze del Sistema.
Succede che i sicari sbagliano persona e finiscono per ammazzare un innocente che nulla aveva a che fare con la malavita.

“Assurdo”, dicevo tra me e, invece, stamattina la realtà mi ha svegliato con la stessa scena di ieri, a pochi passi da casa.
La vicenda dell’agguato mafioso che è costato la vita a quattro persone è un fatto che ci interpella tutti e in maniera più che passeggera: Gomorra si è svegliata e, questa volta, non accade alle pendici del Vesuvio ma ai piedi della Montagna Sacra. Non è un fatto isolato: è una guerra che sta coinvolgendo le affollate spiagge di Vieste (come scordare l’omicidio di qualche settimana fa), la movida di Manfredonia, l’agricoltura di San Marco in Lamis e il turismo religioso di Monte Sant’Angelo.

Sembra che la classe politica, chi ha ruoli di responsabilità, invece di battere i pugni sui tavoli competenti, stiano a guardare attoniti, quasi increduli di fronte a questa recrudescenza di violenza e di sangue. Eppure, la mafia del Gargano esiste e la sua attività è documentata. Ecco, forse il primo passo è ammettere definitivamente, anche a livello politico, la presenza di questa realtà.
Combatterla, con l’aiuto forte dello Stato, spetta a noi: anche di fronte ad atti banali, alla semplice violazione del senso civico, la nostra coscienza deve svegliarsi e far prevalere l’attaccamento al territorio: la mafia, infatti, si nutre di disinteresse e di superficialità, sfrutta non i disagi ma il benessere, nutrita dal potere del silenzio e della complicità anche occulta.

La data di oggi segna un anno zero: il sangue innocente dei due agricoltori che ha bagnato le nostre terre grida alle nostre coscienze e alle nostre vite. Sapremo ascoltare?

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