Di Chiara Carmen De Lisi
Sono nata in Puglia, patria degli ulivi e del buon vino, a San Giovanni Rotondo di preciso, un paese in provincia di Foggia, dove la gente usa ancora chiamarsi per nome e salutarsi per strada quando si incontra, dove “si vive bene”, ma da cui – se vuoi spiccare il volo – spesso devi andare via.
Da bambina pensavo che il mondo iniziasse e finisse lì, tra la piazza ai piedi del Santo e le colline che gli fanno da cornice. Mi piaceva quel piccolo universo: sapeva di casa, di tranquillità… e a volte anche di monotonia. Probabilmente è stata proprio quest’ultima, col tempo, a smuovere qualcosa dentro di me: il desiderio di partire, di conoscere il mondo.
E così ho capito che, per conoscermi davvero, dovevo andarmene.
Ho sempre creduto che il talento vada coltivato con lo studio, la curiosità, la fame di esperienze. Bisogna avere il coraggio di mettersi in gioco. E così, a diciott’anni, ho fatto la valigia e sono partita.
Prima Firenze, poi Parigi. Ho studiato Giurisprudenza italiana e francese in quella che ha la fama di essere una delle migliori Università – la Sorbona – sempre in bilico tra due Paesi, due lingue, due identità.
Ed è lì che ho imparato a camminare da sola, con il vento in faccia e la testa piena di sogni.
Parigi mi ha dato tanto e tolto altrettanto. L’ho sognata a lungo, e una volta arrivata ho imparato che i sogni – quando diventano realtà – possono anche far male. Ma è stato lì che ho imparato a credere in me stessa. Ho capito che non conta quante volte cadi, ma quante volte trovi la forza di rialzarti. Eppure, niente riusciva a eguagliare l’emozione che un atterraggio a Bari riusciva a farmi provare: la frenesia di sapere di star tornando a casa prima delle feste, anche se solo per pochi giorni, anche se solo per poche ore.
Ho vissuto come una vera “francese”, camminato per le strade di Parigi con un bagaglio carico di sogni e cultura, frequentato i luoghi più suggestivi della città, svolto uno stage in uno studio legale parigino. Ho fatto mia una lingua che non mi apparteneva. Ma nel cuore ho sempre portato la Puglia: le cose semplici, il cibo, la famiglia, la musica.
A luglio 2024 mi sono laureata con lode con una tesi intitolata “Musica digitale e diritti d’autore: la rivoluzione dei contratti di licenza musicale.” e se apparentemente può sembrare che parasse di musica, diritti d’autore e nuove tecnologie, di fatto parlava di me.
Questo perché la musica è da sempre la colonna sonora della mia vita, la voce che non mi ha mai lasciata sola. Da lì è nata la mia passione per la tutela dei diritti d’autore, la proprietà intellettuale, le invenzioni.
Dopo la laurea ho lavorato in smart working con l’Università di Lisbona, per il progetto europeo Fair MusE, finalizzato a costruire un sistema musicale più equo e trasparente. Paradossalmente, è stato proprio il lavoro da remoto a farmi riscoprire il legame con la mia terra. Ogni giorno, tra una call e l’altra, guardando fuori dalla finestra, sentivo nascere dentro una nostalgia nuova: non più dolore, ma desiderio.
Così sono tornata.
Non per rinunciare ai miei sogni, ma per viverli dove sono nati.
Oggi sono praticante avvocato nella sede di Bari dello studio Trevisan & Cuonzo, un’eccellenza italiana nel settore della proprietà intellettuale. Se qualcuno mi avesse detto che un corso seguito quasi per caso a Parigi, sulla proprietà intellettuale dei prodotti agricoli, mi avrebbe portata qui, ad assistere uno dei migliori studi legali d’Italia, proprio nella mia terra… forse non ci avrei creduto.
E invece eccomi qui, a studiare e osservare con la pratica come difendere la bellezza, quella vera, quella che nasce dalla terra, dalle mani, dal lavoro silenzioso di chi coltiva non solo prodotti, ma identità. Sono tornata alle mie condizioni, per non accontentarmi mai, perchè sì, si può cresecere anche tornando in Puglia.
Tornare non è stato facile. Qui ci sono le radici, ma anche le paure, le domande: “Ma chi te l’ha fatto fare?”, “Tanto non cambia nulla”, “Ti rendi conto della vita che avevi a Parigi?”.
E invece sì, qualcosa cambia. Cambia quando scegli di investire il tuo talento e le tue energie al servizio della tua terra. Quando capisci che non serve un aereo per sentirsi liberi e che il mare, il cibo, la musica ti saziano l’anima.
Che puoi scegliere di restare, anche ad alti livelli.
Qui ci vuole più coraggio a restare che a partire. Ma è un coraggio che non ti insegnano: lo impari a tue spese, a piccoli passi, partendo e tornando.
Ed è proprio così, a piccoli passi, che ho compreso che in fin dei conti le radici, quando le sai coltivare, non sono catene che ti tengono a terra, ma ali che ti permettono di raggiungere i tuoi obiettivi portandoti sempre addosso il profumo di casa.
Quando partii per la Francia, mia nonna mi disse: “Devi lavorare nel settore del vino… magari porti un po’ di champagne agli italiani e il nostro vino buono ai francesi. E anche un po’ di olio”.
E forse, in fondo, aveva ragione: tutelare il settore del buon vino, dell’olio, delle eccellenze della nostra terra non è affatto male, è un modo per dire al mondo chi siamo e da dove veniamo.