GESU’ E’ la “PORTA”, il “PONTE”,
passiamo attraverso di Lui ed otterremo la “PACE”
Carissimi fratelli e sorelle, che siete l’Abitazione di Dio nel Gargano,
accogliete e diffondete in tutto il Territorio, che custodite, e tra il Popolo, di cui siete porzione viva, l’annuncio e la gioia del Natale!
Sì, perché quando la storia e la vita sono turbati da avvenimenti tristi, la festa del Natale del Signore ci invita ancor più a soffermarci sulle parole dell’annuncio affidato dagli Angeli e dall’intera Corte celeste agli ultimi del mondo: ‘Gloria a Dio e Pace in terra agli uomini che Egli ama’ (Lc 2, 14). E poiché il ‘Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi’ (Gv1, 14), la solennità del Natale ci assicura che è possibile cambiare con Lui la storia dell’umanità, indirizzarla sulla via del bene, portarla a compimento: allora, il grande annuncio di Pace e di salvezza raggiunga ogni cuore e vi permanga fermentandoli di beatitudine (Mt 5, 9).
Il Bambino nato per noi, povero tra i poveri, piccolo tra gli ultimi, è l’Unico che dona Pace, parla di Amore, dà speranza, assume e trasforma la fatica quotidiana generando cura e tenerezza verso il prossimo, la storia e l’intero creato. La Pace che il Vangelo proclama e dona non ha nulla a che fare con la vittoria sull’altro, è pura offerta di solidarietà, è dono abbondante di vita, è generazione di fraternità universale. Questo Bambino nato per noi ha vinto il mondo amandolo, offrendo tutto sé stesso per il mondo, dando la Sua carne ed il Suo sangue come cibo e bevanda. Con il Bambino nato per noi a Betlemme inizia una nuova realtà e si instaura un nuovo ordine, quello di chi dona la vita per amore. Una simile Pace, un Amore così, richiedono un grande coraggio, quello di non permettere che odio, vendetta, rabbia e dolore occupino tutto lo spazio del nostro cuore, dei nostri discorsi, del nostro pensare, del nostro sentire; richiedono la capacità di affermare e denunciare la verità dolorosa delle ingiustizie e del male che ci circonda, senza però che questo inquini le nostre relazioni tanto personali che sociali. Accogliere il messaggio del Natale significa non avere paura o nascondersi nell’indifferenza; significa non mollare ed impegnarsi, forti nella speranza, certi che vale ancora la pena fare tutto quello che dipende da noi per la Pace, la giustizia, l’uguaglianza e la riconciliazione.
Purtroppo, le ultime settimane ci stanno parlando con ossessione, fino quasi abituandoci, di guerra e violenze: vediamo immagini di bombardamenti su persone e città che riportano il mondo a un passato tragico, che non avremmo mai più immaginato di vedere. L’umanità non ha imparato la lezione della storia anche recente del secolo scorso: è tornato in più parti del mondo l’errore-bestemmia causato dalla devastazione della guerra e dalla follia cieca e distruttrice delle armi; è in corso, come denuncia da tempo Papa Francesco la terza guerra mondiale a pezzi! Non possiamo abituarci alla guerra, non possiamo essere neutrali sulla Pace: Natale ci chiama a schierarci per la Vita e la Pace!
L’esaminare sé stessi, dal proprio modo di pensare a quello di agire, è una pratica non sempre facile ed anche dolorosa, ma è la condizione per riconoscere il male che si può causare ed essere disponibili a chiedere perdono e a riparare secondo giustizia. Il nostro parlare non deve riempirsi di pensieri di morte e di logiche di porte chiuse o muri di difesa. Al contrario, le nostre parole devono essere creative, dare vita, aprire orizzonti e prospettive nuove, generare speranza, far respirare futuro. Ci vuole coraggio per essere capaci di chiedere giustizia senza spargere odio, domandare misericordia rifiutando l’oppressione, promuovere uguaglianza senza pretendere uniformità, mantenendosi liberi e lontani da ogni pensiero di rivincita o vendetta. Ci vuole coraggio oggi, anche nella nostra Arcidiocesi e nelle nostre comunità, per mantenere l’unità, sentirsi uniti l’uno all’altro, pur nelle diversità delle opinioni, delle sensibilità e delle visioni.
Mi tocca ricordare a tutti, che noi Abitazione di Dio vogliamo portare e testimoniare in Gargano la nuova umanità inaugurata dal Bambino nato a Betlemme. Vogliamo chiedere a Lui la Sua forza per essere vittoriosi sul mondo, facendo nostre le Sue Parole di amore, di verità, di giustizia, di dono, di perdono, di misericordia: Parole di Vita non di morte, di Pace non di guerra!
Non servono luci e feste esterne per la nascita di Gesù, ma cuori ardenti, generosi ed operatori di Pace, che rinunciano, se possibile, a “tutte le attività e segni festivi non necessari e di concentrarci maggiormente sul significato spirituale del Natale, ponendo attenzione ai nostri fratelli e sorelle colpiti da questa guerra e dalle sue conseguenze, e a elevare ferventi preghiere per una pace giusta e duratura per la nostra amata Terra Santa”, come hanno scritto il Patriarca e Vescovi di quella martoriata Terra che ha visto Gesù Signore nascere, morire e risorgere.
Preghiamo in questo Natale per tutte le vittime innocenti. La loro sofferenza davanti a Dio ha un valore prezioso e redentivo, perché si unisce alla sofferenza redentrice di Cristo. Preghiamo perché la guerra sia sconfitta e l’augurio di Pace raggiunga ogni spazio del nostro pianeta.
Il Natale ci permetta di riappropriarci del Vangelo come la bussola che orienta nel cammino della vita e della storia di oggi. Assumiamo con orgoglio la nostra identità di cristiani, e domandiamoci come vivere e testimoniare da cristiani in questo preciso momento che Dio si è fatto carne. Il Dio cristiano ha il volto di un Bambino, Gesù: da Lui dobbiamo ripartire perché Egli è la Porta (Gv 10, 7.9-10) e in Lui vediamo realizzate l’unione, la pace, l’abbattimento del muro che si era posto frammezzo, cioè l’inimicizia, determinando la separazione dei popoli, a partire dai giudei e dai pagani. Ora, solo in Cristo si realizza la Pace e la Chiesa è il collante di unione dei popoli, affinché essi in Cristo, possano essere riuniti. Occorre passare attraverso Cristo perché è Lui il “ponte”, il “mediatore”, la “pace”. Il corpo di Cristo in Croce riconcilia sia Israele che le popolazioni pagane con Dio, che in Cristo non li vede più separati, ma uniti in un solo corpo. Dio non considera più la separazione, ma l’armonia dell’unità (cfr Nota Pastorale per l’anno 2023-2024).
Anche se sono tante le domande a cui non sappiamo rispondere, credere nella presenza in mezzo a noi del Bambino di Betlemme è per noi sempre motivo di forza e consolazione. Da cristiani vogliamo essere parte della nuova umanità inaugurata dall’Incarnazione del Verbo di Dio. A Natale chiediamo allora a Gesù quel coraggio che solo Lui può donarci, esprimiamogli il desiderio di essere con Lui vittoriosi sul male, assumendo su di noi la Sua Croce, che è anche nostra, fatta di dolore e di amore, di verità e di paura, di ingiustizia e di dono, di grido e di perdono. Con l’Incarnazione del Verbo parole come guerre, violenze, lutti, fame, droga, disoccupazione, sfruttamento, malattie non sono parole definitive e vincenti: nella carne di Cristo hanno vinto la Vita, l’Amore e la Pace!
Credo sia giusto anche a Natale portare ancora una volta all’attenzione di tutti su tre temi che continuano a dimostrarsi deboli nel nostro Territorio:
– il lavoro: di cui si sente il bisogno come del cibo e dell’acqua. Continua a sopravvive lo sfruttamento ed il lavoro povero che vanta la patente della legalità; ricordiamoci che ogni posto di lavoro non prodotto è uno spazio di potere regalato alla geografia delle mafie che lottano per spartirsi il territorio incantevole del Gargano;
– l’ambiente: per cui Papa Francesco ha pubblicato di recente un’Esortazione Apostolica Laudate Deum: si tratta di un ulteriore campanello d’allarme che ci sensibilizza sulla crisi ecologica che cresce ogni giorno sempre più. Intende incoraggiare a intraprendere azioni concrete, dopo un’amara valutazione della pigrizia e dell’incuria da parte di molti, dissuadendo l’umanità dal processo suicida in cui si sta abbandonando;
– la legalità: reclamata a viva voce, l’11 novembre scorso, da migliaia di persone nelle vie e piazze di Manfredonia. La legalità esercita la sua forza positiva sconfiggendo il commercio della droga e il facile uso delle armi, che purtroppo condizionano le relazioni e impongono poteri marci e condizionanti nel nostro territorio inquinandolo di omertà e malavita organizzata.
Nella luce del Natale del Signore non possiamo non pensare, perciò, a quanti soffrono e vivono momenti di difficoltà, vicini e lontani. Riempiamo i nostri cuori con quella Luce mai tramontante (Gv 1, 9), per testimoniare, anche di fronte al buio della notte, la speranza cristiana di Pace e di fratellanza.
Nel Natale del Signore tutto si è fatto più vicino: Dio che fa esodo verso di noi, e noi che ci accodiamo alla carovana dei Re Magi, nomadi cercatori della Stella che ci porta a Betlemme, la terra che si fa prossima, dona il ‘pane’ e annuncia la Pace.
Pace in terra, cantano gli Angeli, affascinando di Luce la notte di Betlemme. Così sappiamo, sempre più e sempre meglio, che cosa significa far pace con madre terra, depredata, devastata, avvelenata, che però come una madre bella ci prende fra le sue braccia. Proviamo, allora, cari fratelli e sorelle di questa nostra amata Chiesa del Gargano a sognare un Territorio e una Chiesa che generino vita, speranza, futuro e mettiamo tutto il nostro impegno perché questo sogno diventi realtà. Che la gioia del Natale ci renda capaci di essere per Cristo prolungamento di umanità … e per l’umanità prolungamento di Cristo: è l’impegno che si era preso il nostro Servo di Dio don Antonio Spalatro.
Pieni della gioia del Vangelo per la venuta tra noi del Principe della Pace con fede autentica, ragionata speranza, robusta carità, passione per il mondo e l’umanità, amati da Dio, gridiamo e testimoniamo “Cristo è Nato, venite adoriamo!”
Natale del Signore 2023
+ Franco Moscone crs, arcivescovo