Di Carlo de Vita
I monaci volanti, Tagliata, il tunnel sotterraneo, l’Abate Gregorio, il fantasma del bambino ritrovato nell’abbazia, ecc..
#LaLeggendadiMonteSacro #DisneyPixar #Mattinata
Sono Carlo de Vita, Artcounselor ed esperto del territorio.
mi sono divertito a creare con l’intelligenza artificiale il poster e delle immagini dell’ipotetico film d’animazione Disney “La leggenda do Monte Sacro”.
Obiettivo la valorizzazione del nostro territorio e delle storie locali in modo creativo e coinvolgente soprattutto per i bambini.
qui il testo della leggenda tratto da MATInates, mattinatesi si nasce” di Antonio F. P. Latino. Luigi Basso Editore. Mattinata 2007
La storia è tra le più brutte e cruente che mi sia capitato di ascoltare e narra di 12 monaci dimoranti all’interno del convento, intenti ognuno alla propria occupazione durante il giorno, ma a sera alla ricerca di qualche diversivo gaudente con il quale riempire il monotono dopo cena. A capo di questa strana combriccola il monaco maestro, forse la più alta autorità all’interno del cenobio, che si occupava anche dell’istruzione dei poveri figlioli dei villici del circondario. Questi un giorno, al termine di una lezione, propose ai bambini, per poter imbastire un gioco di portare, l’indomani, ciascuno un preciso oggetto che avrebbero dovuto prelevare all’interno delle proprie abitazioni: così chiese ad uno un coccio rotto, ad un altro un pezzetto di tela, ad un altro una corteccia di cacio. All’ultimo dei bambini chiese, quasi titubante, una ciocca dei capelli della propria madre, prelevata di nascosto dal pettine col quale usava acconciare le grosse trecce raccolte dietro il capo. Era questa una donna molto bella e a tanto ben di Dio il nostro monaco non era stato affatto indifferente. Di qui l’idea del gioco architettato apposta per poter orchestrare oscuri sortilegi. Il dì seguente tutti i bambini puntualmente consegnarono quanto era stato loro richiesto, ad eccezione dell’ultimo che, invece della prescritta ciocca, mise tra le mani del maestro dei peli strappati ad una capra. Durante la notte, mentre all’interno del convento i congiurati si preparavano a mettere in atto i loro giochi malefici, dal sacco contenente gli oggetti procurati dai ragazzi, venne fuori un grosso vaglio di capra, una pulegna appunto, che cominciò a roteare nell’aria spaventando i poco santi uomini di chiesa.
Ne seguì un gran parapiglia, al termine del quale, passata la paura, si resero conto dell’inganno subito ad opera del furbo giovincello: furioso il monaco maestro annunciò una punizione esemplare per il dì seguente. Infatti il poveretto fu punito con il taglio della testa che, magicamente gli venne riattaccata sul collo.
A fine lezione fu rimandato a casa con i sui piedi, ma sua madre vedendolo così bianco e privo di parole lo scosse vigorosamente fino a fargli cadere il capo mozzato che rotolò via lontano.
L’episodio destò grosso scalpore e, denunciato alla Suprema Corte di Giustizia che, acclarate le testimonianze rese dagli altri scolari, decise di provvedere all’arresto dei rei inviando una guarnigione di soldati su Monte Sacro. Ma i dodici congiurati nel frattempo non erano rimasti con le mani in mano: con l’aiuto del monaco calzolaio si erano dotati di sandali stregati grazie ai quali, pronunciando una parole magica, si libravano in volo, come nei quadri del pittore umbro Norberto. Si rifugiarono così più in avanti rispetto al loro luogo di residenza e quella contrada da allora si chiamò Coppa d’Avanti. In varie circostanze riuscirono a sfuggire agli accerchiamenti, sempre grazie al collaudato sistema. Fino a quando non sopravvenne il pentimento del confratello calzolaio il quale, nel confezionare nuove paia di calzature, scolpì al di sotto delle suole una crocetta benedetta. Durante l’appostamento immediatamente successivo, al comparire del corpo di guardia (nella località oggi nota come Monte la Guardia) il tentativo di fuga si rivelò un inevitabile fallimento: privati dei potenti sandali non riuscirono a sollevarsi in volo come in passato e provarono a scappare a piedi.
Per poco: infatti poco distante furono accerchiati dalle forze dell’ordine e non poterono che imprecare contro chi aveva causato la loro rovina (quel luogo oggi è nomato Monte Ruino).
Con le catene ai polsi furono quindi condotti nella pianura all’ombra di Monte Sacro dove secondo l’uso del tempo un impietoso boia mozzò loro il capo, al pari del crimine da loro commesso ai danni dell’innocente bambino.
Da allora quel posto è chiamato Tagliata in ricordo di quell’infausto tragico giorno.
Brano tratto da MATInates, mattina tesi si nasce” di Antonio F. P. Latino. Luigi Basso Editore. Mattinata 2007
Carlo de Vita