La storia di un medico del Pronto Soccorso, Agostino Trombetta, e del suo amore per l’Africa e per il Cagliari Calcio
Cosa hanno in comune l’Africa, nello specifico la citta di Parakou nello stato del Benin, Gigi Riva “rombo di tuono” e la Casa Sollievo della Sofferenza? Si chiama Agostino Trombetta e fa il medico di medicina d’urgenza nell’Unita di Pronto Soccorso. La sua storia di tifoso del Cagliari Calcio e quella dei piccoli calciatori africani con le maglie rossoblu è finita persino sul «Corriere della Sera» grazie ad un articolo di Elvira Serra. 61 anni, nell’Ospedale di San Pio dal 1992, Agostino ha sempre avuto una passione smisurata per il Cagliari Calcio. Iniziò tutto in quegli anni quando il cocciutissimo campione lombardo, Gigi Riva, si innamorò per sempre della Sardegna: con quel sinistro d’altri tempi e una voglia smisurata di battersi con gli squadroni del Continente, così i sardi chiamano la penisola italiana, stregò anche un giovane ragazzino di Sannicandro Garganico.
«Mio papà Pietro era un medico e teneva per l’Inter – ci ha raccontato Agostino una mattina sul presto, smontante dal turno di notte –. Un giorno, come avrebbe fatto ogni padre, mi regalò la divisa della sua squadra del cuore. Io la regalai ad un amico. Avevo paura di deluderlo ma in testa avevo solo Gigi Riva e il Cagliari Calcio che, nel 1970, vinse persino lo scudetto. Io avevo 11 anni e nelle stagioni successive, quando Riva rifiutò di trasferirsi alla Juve, da campione divenne leggenda».
Con Gigi Riva “rombo di tuono”
E quella passione gli è rimasta dentro. «Certo che vado allo stadio, abbastanza frequentemente da farmi l’abbonamento. È più conveniente che acquistare biglietti di tanto in tanto. Prendo un aereo da Bari, passo per Roma e poi si atterra a Cagliari. Oppure il diretto Bari-Cagliari del martedì». Un’altra sua passione è l’impegno per l’Africa. Ad anni pari, Agostino trascorre le sue ferie in Benin, come medico per Missione Africa onlus, un’organizzazione umanitaria di Torremaggiore, in provincia di Foggia, che si adopera in due missioni africane. «Ci vado come medico e curiamo prevalentemente la malaria. Nonostante sia una malattia prevedibile e curabile da diversi anni ormai, nel dispensario incontriamo in media 35 casi di malaria al giorno e purtroppo a morire sono soprattutto i bambini, prevalentemente perché si recano troppo tardi dal medico». Ed è proprio in uno di questi viaggi che Agostino incontra Chadadd, un giovane imprenditore africano che parla benissimo l’italiano, ed è innamorato del calcio. Da giovane, giocando a calcio, si fratturò gravemente una gamba e con un ponte umanitario venne curato in Italia, a Merano, dove trascorse alcuni anni.
- L’armadietto a lavoro
- Agostino Trombetta
- La foto di Gigi Riva con dedica ed autografo
- In Benin, poco prima di una partita di calcio
«Incontrai Chaddad, che adesso fa l’imprenditore, in un piccolo albergo gestito da suore a Cotonou, la capitale. Lui mi parlò di alcuni ragazzi di Parakou che giocavano a calcio scalzi, come succede spesso in Africa. Io gli parlai del mio Cagliari e in breve fondammo una squadra di calcio. Come potevamo chiamarla? ”Sporting Club Gigi Riva de Parakour”, ovviamente». Sorride.
Il volontariato è una macchina straordinaria, quando si avvia. Si dice che chi va in Africa poi faccia di tutto per tornarci a dare una mano. O per adoperarsi a distanza. E succede anche questa volta. In poche settimane due amici di Agostino, Sandro Nuvoli e Pasquale Fancellu, dipendenti dell’Ospedale di Sassari e tifosissimi del Cagliari, spediscono in Benin tutte le magliette rossoblù rimaste invendute dall’abbinamento editoriale al loro libro dedicato allo storico scudetto del Cagliari del 1970: “Quando gli eroi eravamo noi. Memorie di uno scudetto e dintorni”. Poi, tramite una colletta e grazie anche al sostegno di un’associazione intitolata a Gigi Riva e presieduta da Daniele Melis, arrivano anche palloni, altre divise, calzettoni e scarpini da calcio. Altro materiale per lo sport arriva da squadre di calcio di Manfredonia e San Severo. La generosità è contagiosa.
L’under 17
E i ragazzi dello Sporting Club Gigi Riva di Parakou sono pure bravi. Corrono, hanno tecnica e vincono. Gli under 17 sono arrivati primi nel campionato provinciale da imbattuti. Il loro sogno, adesso, è iscriversi al campionato di serie C, per cui servono 6.000 euro.
«Li troverete?», gli chiedo.
«Certo che li troveremo – risponde prontamente Agostino –. Per ogni ragazzo un pallone da calcio rappresenta il sogno e tutti i ragazzi hanno il diritto di giocare e di sognare». Il primo a farsi sotto è stato proprio Gigi Riva che, rispondendo alla giornalista del Corriere della Sera, si è detto orgoglioso di loro: “vorrei abbracciarli tutti. Se avranno bisogno di qualcosa, vedrò come darmi da fare. Io faccio il tifo per loro”.
Iniziamo a salutare Agostino, il suo turno di notte al Pronto Soccorso ha lasciato qualche strascico di stanchezza. «Il periodo difficile del Covid sembra che sia passato – ci confessa –, ma non dobbiamo mai abbassare la guardia. Tra colleghi abbiamo avuto tre positivi. Il virus è un nemico subdolo e dobbiamo mantenere alta la soglia d’attenzione».
In camice al Pronto Soccorso
«Quando tornerai in Africa?» gli chiedo.
«L’anno prossimo, ormai il Covid ha mandato all’aria tutti i piani. Nel frattempo con Missione Africa stiamo facendo di tutto per sostenere una cooperativa di donne ad Abitanga, sempre nel Benin, alla quale abbiamo fornito il necessario per produrre il burro di karité. Da loro acquistiamo la materia prima lavorata, poi la usiamo per confezionare cosmetici naturali in Italia e reinvestiamo il ricavato delle vendite nella stessa cooperativa. E presto stamperemo i calendari del 2021, che quest’anno saranno dedicati agli operatori sanitari che hanno affrontato la pandemia. E poi libri da pubblicare, presentazioni-eventi, concerti».
C’è tanto da fare per l’Africa. Anche da qui, da un Pronto Soccorso distante migliaia di chilometri.
Fonte Casa Sollievo della Sofferenza