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13 Nov

Un’opera del maestro Ciccone per i 30 anni dalla morte di fr. Daniele

Sarà particolarmente solenne, quest’anno, la commemorazione della morte del servo di Dio fr.
Daniele Natale da San Giovanni Rotondo, di cui ricorre il trentesimo anniversario.
Fr. Daniele, religioso laico professo dei frati minori cappuccini, è stato confratello, discepolo e fedele
interprete della spiritualità di Padre Pio, tanto da essere morto in concetto di santità il 6 luglio 1994.
Per questo, il 7 luglio 2012, nella città dove è nato e dove è morto, è stata aperta l’Inchiesta
cognizionale diocesana della Causa di beatificazione e canonizzazione, che si è conclusa il 5
novembre 2016. Attualmente è in corso la fase vaticana dell’iter canonico previsto dal Dicastero delle
Cause dei Santi.
Il 3 luglio prossimo comincerà un triduo di preghiera. La figura di fr. Daniele sarà ricordata durante
le Celebrazioni eucaristiche vespertine, che si svolgeranno alle ore 18 nel santuario di Santa Maria
delle Grazie. La prima sarà presieduta da fr. Mariano Di Vito, vice postulatore della Causa di
beatificazione e canonizzazione. Nelle due sere seguenti presiederanno fr. Francesco Dileo, ministro
provinciale dei Frati Minori Cappuccini della Provincia religiosa di Sant’Angelo e Padre Pio, e fr.
Carlo Calloni, postulatore generale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini.
Sarà ancora fr. Carlo Calloni il celebrante principale della solenne Messa vespertina del 6 luglio,
giorno del 30° anniversario della morte del Servo di Dio, al termine della quale sarà benedetta una
nuova opera pittorica in tre pannelli del maestro Antonio Ciccone, dal titolo “Contemplazione sul
Gargano: aria, luce e colori”, collocata all’interno della cappella laterale in cui è sepolto fr. Daniele,
sul muro intorno alla porta d’ingresso, nello stesso ambiente dove già si trovano due affreschi
dell’artista: la “Resurrezione” del 1962 e “Le stimmate di san Francesco” (1964), ai quali nel 2018 è
stato aggiunto un acrilico/tela su tavola dello stesso pittore: “Fra Daniele Natale e Maria Divina”.
Antonio Ciccone nasce nel 1939, a San Giovanni Rotondo.
Grazie all’interessamento di Padre Pio, che riconosce subito il suo talento, appena quindicenne, si
trasferisce a Firenze, per studiare sotto la direzione di Pietro Annigoni, Nerina Simi e i docenti della
Scuola Libera del Nudo dell’Accademia di Belle Arti.
Nel suo studio, nel capoluogo toscano, immortala molti soggetti: ritratti, figure, animali, ecc.
utilizzando varie tecniche.
Particolarmente significativa è la sua produzione a tema religioso. Durante gli anni ’60 -’70, l’artista
si trova negli Stati Uniti, e raffigura Padre Pio in opere in acrilico e a carboncino. La collezione
appartiene ora ai frati minori cappuccini, in esposizione permanente presso la sede di Tele Radio
Padre Pio a San Giovanni Rotondo.
Durante gli anni ’80, Ciccone si dedica alla pittura di molti paesaggi del Gargano con tecnica ad olio
e in acrilico e prosegue la sua riflessione su Padre Pio, eseguendo molte opere a carboncino. Queste
opere sono gli elementi del progetto Padre Pio e il Gargano (Padre Pio and the Gargano Landscape),
protagoniste di una mostra a Londra, nella Cattedrale di Westminster, e in seguito riproposta in
diverse città inglesi e irlandesi.
Ufficio Stampa dei Frati Minori Cappuccini della Provincia religiosa “Sant’Angelo e Padre Pio”
Via De Nunzio n. 13 – 71013 San Giovanni Rotondo (Fg) – telefono 0882 413113 – fax 0882 418365
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Nel 1987, il pittore di origine pugliese dipinge l’affresco “La Natività”, nella chiesa di Nostra Signora
del Buonconsiglio a Ponte Buggianese (Pistoia) e nel 1988 raffigura, con tecnica mista/tela su tavola,
“La Resurrezione”, installata nel 2007 nel chiostro del Palazzo di Città di San Giovanni Rotondo.
Nel 2009, l’artista si occupa degli studi e dell’esecuzione di affreschi dedicati a san Francesco nella
Sala delle Reliquie della Basilica Inferiore di Assisi.

Quest’opera è stata ideata, studiata e realizzata appositamente per la sede in cui verrà collocata, ossia la Chiesa di S. Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo, più precisamente all’interno della Cappella dedicata a Fra Daniele Natale dove già si trovano due affreschi di Antonio Ciccone, “Resurrezione,” 1962, “Le stimmate di San Francesco,” 1964  e nel 2018 è stato aggiunto il dipinto “Fra Daniele Natale e Maria Divina” (acrilico/tela su tavola).

La creazione a cui il Maestro ha dato il titolo “Contemplazione sul Gargano: Aria, Luce e Colori” (2022-2023), si compone di tre pannelli che seguendo la parete vanno ad incorniciare il cancello da cui si accede per entrare nella Cappella riservata al Frate. Antonio Ciccone possiede una tecnica disegnativa di rara perfezione che ha la virtù di mantenere viva la meraviglia nello spettatore; la visione di questo “componimento” suscita un grande effetto emozionale, non tanto per le sorprendenti dimensioni, quanto per quella luminosità che si diffonde ed invade la tela esprimendo tutte le variazioni possibili ed al contempo esaltando profondità, colore e trasparenze. In questa dimensione non esiste oscurità, persino l’ombra è luce. Restiamo incantati a guardare, la sensazione che percepiamo è di straordinaria armonia e pacificazione, ci sentiamo immersi e colmi di quella Luce infinita che tutto attraversa.

L’altro elemento che rende unica quest’opera è l’uso di una tecnica basata sulla colorazione in punta di matita, cosiddetta a tratteggio, un lavoro certosino di grande pazienza ed abilità tecnica, una sfida che Antonio Ciccone ha intrapreso senza paure, affrontando con passione questa nuova prova. L’artista sceglie dunque una tecnica essenziale, il suo è un linguaggio naturale, ma sappiamo bene che dietro all’umiltà di questo linguaggio c’è una incommensurabile esperienza. Già in passato il Maestro aveva provato ad usarla, ma mai si era cimentato in un’impresa che richiedeva tempi così lunghi, considerando infatti anche gli studi preparatori, la totale esecuzione dell’opera ha comportato due anni di assiduo lavoro.

L’Arte attraverso le immagini può trasmettere messaggi importanti, può orientare il cammino dell’essere umano verso la Verità, ecco la grande responsabilità dell’artista! L’intento è dunque quello di riuscire ad esprimere lo Spirito dell’opera, attraverso quelle vibrazioni di Luce che si irradiano nell’aria oltrepassando il confine della tela.

La contemplazione ha luogo nella terra di origine, il Gargano, dove Antonio da bambino pascolava le capre, riconosciamo le rocce calcaree sinuose ed arse ed i cieli interrotti dall’inquietudine delle nuvole desiderose di libertà. L’artista cerca nelle pieghe della terra e vi trova l’essenza dell’anima. Alla chiarezza del linguaggio figurativo accosta una sorta di codice simbolico, un linguaggio universale fatto di segni, piani e linee geometriche. Il quadro è ricco di metafore sottili che invitano ad una maggiore profondità di pensiero. Nel pannello centrale, in posizione elevata scorgiamo una Sfera luminosa, la Trinità: Vita, Verità e Amore, l’Eterno, la Luce che tutto illumina.

Analizziamo da vicino i pannelli. Nel primo è presente un bambino, simbolo di una nuova umanità, espressione di innocenza, come la presenza dell’agnello ai suoi piedi sta ad indicare. Il piccolo appoggia la manina su quello che potrebbe essere lo stipite di una porta i cui colori ricordano l’arcobaleno, sembra provenire da un altro spazio, si affaccia timido ed ignaro, con la purezza che gli è propria, ad osservare attraverso un varco invisibile ciò che lo aspetta. Al suo fianco, Fra Daniele posa la mano sullo stesso stipite, come per mantenere aperto e libero il passaggio al bambino. Caldo, quasi trasparente è il marrone del saio, se ci accostiamo maggiormente, possiamo vedere persino la trama del tessuto, anche le dita del piede che spuntano dal sandalo e restano in piccola parte scoperte, sono straordinariamente perfette ed al contempo impalpabili. L’espressione umana del frate un tempo caratterizzata da un sorriso scherzoso e bonario è trasformata dalla Luce in una sorta di quietata serenità, è evidente nel volto e nei modi la somiglianza con Padre Pio.

 Ed infine nel terzo pannello troviamo le due figure a cui Fra Daniele, profondamente devoto, si è sempre ispirato: Padre Pio e Maria Divina. In questo caso Ciccone, che ha ritratto innumerevoli volte Padre Pio, ha voluto evidenziarne le stimmate, il Santo Frate tiene infatti la mano aperta come a voler mostrare all’incredulo, attraverso un segno tangibile, la sua sofferenza terrena. Questo messaggio non vuole drammatizzare la sofferenza, piuttosto  l’accettazione dell’ umanità e del dolore che ne fa parte.

Anche Maria Divina è avvolta di Luce, i colori che la vestono sono semplici, tre colori caldi l’avvolgono in un movimento di danza, colpisce lo sguardo colmo di adorazione rivolto al figlio ed il sorriso rasserenante di comprensione ed amore, fra le mani il libro delle Sacre Scritture, esulta Maria Divina e magnifica con gioia il Signore.

Antonio Ciccone si è sempre caratterizzato ed è riconoscibile in tutto il mondo per la perfezione tecnica e la rigorosa classicità del disegno, ha sempre “raccontato” con rispetto ed amore la bellezza del Creato e delle sue creature, ha poi unito una raffinata simbologia per sollecitare il pensiero ed offrire l’opportunità di avvicinarsi all’Assoluto contrastando la paura e lo smarrimento che investe l’umanità contemporanea. Quest’ opera vuole essere un inno all’Eterno, un umile ringraziamento ed insieme una celebrazione che applaude alla Luce infinita, a quel Principio di Assoluto che unisce Fra Daniele, Padre Pio, Maria Divina ed il bambino a tutti noi. Possiamo pensare guardando oltre la superfice delle cose, possiamo attraversare la Luce ed esserne illuminati così da poter comprendere il Divino ed affrontare con forza e leggerezza, ma anche con l’innocenza purificatrice di un bambino, questo passaggio che è la vita.

Eleonora d’Aquino

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