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27 Apr

IN RICORDO DI DON ANTONIO D’AMICO Il prete e il filosofo

Di Michele Illiceto

Don Antonio, tutti lo ricordano come il prete con la bicicletta.  

Docente di Storia e Filosofia al Liceo Scientifico di Manfredonia, ha formato intere generazioni di giovani che oggi sono sparsi in tutta Italia. Tutti lo ricordano come un docente attento e disponibile, preparato e sempre pronto a mettersi in gioco, senza tuttavia perdere di vista i punti fermi sia del pensiero filosofico che della ricerca storica.

Infatti, don Antonio ha cercato sempre di unire la fede e la ragione, la filosofia con la teologia, la ricerca inquieta di chi si poneva domande con la sicurezza di chi, come lui, le risposte le aveva trovate nella sapienza del Vangelo. 

Grande conoscitore di S. Agostino, S. Tommaso, Kierkegaard, Pascal e Maritain, K. Rahner e R. Guardini, aveva sposato le posizioni della scuola del neotomismo. E con i suoi strumenti culturali e di fede è stato sempre attento a cogliere i grandi processi culturali che hanno cambiato la storia degli ultimi cinquant’anni, offrendo letture profonde e lungimiranti anche alla luce del Concilio Vaticano II.

Partecipava sempre ai dibattiti e a conferenze, a incontri di natura culturale e pastorale, sempre pronto ad ascoltare, dando con semplicità e umiltà il suo contributo di pensatore e di sacerdote.

Gli piaceva scavare nelle fitte maglie dei processi sociali e culturali per offrire a chi lo interpellava una direzione, per non far perdere mai di vista la meta. A molti è apparso come se fosse un “conservatore”, e invece era solo uno che amava custodire le antiche verità, sapendole però sempre calare nelle novità e nei i cambiamenti in atto.

Sapeva unire il vecchio al nuovo, collegando i fenomeni con saggezza e prudenza. Era un sacerdote e un uomo che sapeva fare discernimento, una lettura sapienziale delle nuove sfide che ci venivano incontro., per offrire le mappe allo scopo di potersi orientare.

Ma, soprattutto, don Antonio sapeva ascoltare chiunque gli chiedesse di parlare, e lo faceva con quel suo modo gentile e pacato di accogliere e di stare, che gli permetteva di intercettare i problemi e le richieste di chi lo incontrava. Quante volte lo si vedeva sempre con a fianco un paio di giovani, studenti i lavoratori, a chiacchierare con lui per confrontarsi sulle grandi questioni.

Infatti, come ha detto qualcuno, don Antonio era il prete del “passeggiare” tutte le sere, avanti e indietro, nella piccola piazza del Carmine e in quel camminare discuteva di tutto e mai di cose frivole. La persona di turno che lo affiancava prendendolo sottobraccio, andava via “sazio” del confronto avuto. A lui si affiancava, quasi tutte le sere, don Nicola Tortorella, altro uomo di cultura e, faceva bene all’anima, al cuore e alla mente sentirli.

La sua mitezza gli permetteva di non alzare mai la voce, nel mentre con quei suoi grandi occhi in mezzo alla fronte ti guardano con quella pazienza che sapeva di comprensione e di accoglienza.  E tu che lo stavi ad ascoltare sapevi che ti stava dando solo il tempo di capire.

Oltre che parroco della Madonna del Carmine, e assistente spirituale per molti anni della FUCI, don Antonio era particolarmente attento ai giovani che andavano via per studiare all’università, i quali, quando tornavano, trovavano in lui un punto di riferimento per orientarsi nelle scelte della vita adulta.

Negli ultimi anni, nominato cappellano delle suore di S Francesco da Paola, si era ritirato nel silenzio e nel nascondimento, dando a tutti non solo una grande lezione di umiltà, ma anche di saggezza evangelica, di chi dopo aver dato tutto, ora sa che è giunto il tempo di uscire di scena.

In questa chiesetta continuava ad incontrare e confessare, ad ascoltare e consigliare. A fare direzione spirituale, scendendo nel profondo del cuore di chi da lui andava per essere aiutato a capire le dinamiche delle nuove fragilità

Ma a passare è la scena di questo mondo, con i suoi falsi onori e i sui inutili plausi, quando invece don Antonio ha pensato sempre, in ogni momento della sua vita, a costruire il suo tesoro per un altro mondo, un Altrove che lo ha guidato sempre come la meta ultima da raggiungere.

E ci è riuscito bene, se solo si pensa le tante generazioni che a lui devono molto della propria formazione, umana, culturale e spirituale.

Buon viaggio don Antonio! Tutta la diocesi ti dice grazie!

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