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19 Mar

Di recente, nell’Unità di Ostetricia e Ginecologia dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza, è stata inaugurata la prima “Recovery room”

Il progetto pilota servirà anche a sperimentare un nuovo modello assistenziale che ha l’obiettivo fondamentale di limitare l’utilizzo dei posti di Terapia Intensiva, un’unità sempre più sotto pressione a causa della pandemia da COVID19

Inaugurata la “Recovery room” ginecologica. Fungerà da stanza di monitoraggio per il post intervento chirurgico di pazienti con patologie pregresse

Giovedì mattina, alla presenza del direttore generale dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza, Michele Giuliani, è stata inaugurata nell’Unità di Ostetricia e Ginecologia la prima “Recovery room” dell’Ospedale. Si tratta di una stanza dotata di 3 posti letto dove verranno assistite, dopo un intervento chirurgico ginecologico maggiore, le pazienti con patologie pregresse che richiedono un monitoraggio più stretto, di almeno 24-48 ore.

«È una stanza che possiamo definire di “sub-intensiva” ‒ ha spiegato Pasquale Vaira, direttore dell’Unità di Anestesia e Rianimazione 1 ‒. Qui saranno collocate le donne dopo aver terminato il periodo di osservazione di 1 ora nella sala operatoria. Si tratta di pazienti che, pur essendo autonome nei parametri vitali, necessitano di un ulteriore periodo di monitoraggio di alcuni valori, tra cui, pressione arteriosa e battito cardiaco. Questi parametri, visualizzati da alcuni monitor nella zona di controllo infermieristico, saranno periodicamente verificati da un anestesista reperibile».

recovery room

Per Tiziana Palladino, medico responsabile dell’Unità di Analgo-Anestesia Ostetrica, «la “Recovery room” è specificamente dedicata alle pazienti che pur avendo dei buoni parametri vitali rischiano di scompensarsi per patologie pregresse. La stanza è per questo dotata anche di un carrello per l’emergenza dedicato con farmaci salvavita e di un impianto grazie al quale è possibile effettuare una ventilazione non invasiva come quella ad alti flussi o con maschera facciale».

recovery room 3

Quello della Ginecologia sarà un progetto pilota per sperimentare un nuovo modello assistenziale che ha anche un altro obiettivo fondamentale: prevenire i casi gravi e limitare così l’utilizzo della Terapia Intensiva che da diversi mesi, a causa del COVID, è molto sotto pressione. L’intento finale è di replicare queste stanze anche in altre unità, come le chirurgie o l’ortopedia, per liberare posti e risorse umane fondamentali per l’emergenza e la rianimazione.

«Per la nostra Unità partire con la sperimentazione della “Recovery room” è un grosso motivo di soddisfazione ‒ ha spiegato Natale Sciannamè, direttore dell’Unità di Ostetricia e Ginecologia ‒. Col sostegno delle direzioni, abbiamo accolto subito l’idea dei medici anestesisti per elevare ancor di più il livello di assistenza e di sicurezza post operatoria negli interventi oncologici o ad alta complessità. Tutti interventi che abbiamo sempre eseguito anche durante la pandemia. Nei prossimi mesi realizzeremo una stanza di sub-intensiva anche per le gestanti con patologie ostetriche, per affrontare al meglio casi complessi di atonie, emorragie importanti, gestosi da ipertensione o placente previe. In un anno di pandemia ‒ ha concluso Sciannamè ‒, nonostante un importante calo delle nascite a livello nazionale, abbiamo mantenuto pressoché inalterato il numero dei parti che ha superato quota 1.000, e questo ci spinge ad elevare ulteriormente i livelli di sicurezza dell’assistenza post operatoria anche delle gestanti».

Fonte https://www.operapadrepio.it/

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