Il progetto pilota servirà anche a sperimentare un nuovo modello assistenziale che ha l’obiettivo fondamentale di limitare l’utilizzo dei posti di Terapia Intensiva, un’unità sempre più sotto pressione a causa della pandemia da COVID19
Giovedì mattina, alla presenza del direttore generale dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza, Michele Giuliani, è stata inaugurata nell’Unità di Ostetricia e Ginecologia la prima “Recovery room” dell’Ospedale. Si tratta di una stanza dotata di 3 posti letto dove verranno assistite, dopo un intervento chirurgico ginecologico maggiore, le pazienti con patologie pregresse che richiedono un monitoraggio più stretto, di almeno 24-48 ore.
«È una stanza che possiamo definire di “sub-intensiva” ‒ ha spiegato Pasquale Vaira, direttore dell’Unità di Anestesia e Rianimazione 1 ‒. Qui saranno collocate le donne dopo aver terminato il periodo di osservazione di 1 ora nella sala operatoria. Si tratta di pazienti che, pur essendo autonome nei parametri vitali, necessitano di un ulteriore periodo di monitoraggio di alcuni valori, tra cui, pressione arteriosa e battito cardiaco. Questi parametri, visualizzati da alcuni monitor nella zona di controllo infermieristico, saranno periodicamente verificati da un anestesista reperibile».
Per Tiziana Palladino, medico responsabile dell’Unità di Analgo-Anestesia Ostetrica, «la “Recovery room” è specificamente dedicata alle pazienti che pur avendo dei buoni parametri vitali rischiano di scompensarsi per patologie pregresse. La stanza è per questo dotata anche di un carrello per l’emergenza dedicato con farmaci salvavita e di un impianto grazie al quale è possibile effettuare una ventilazione non invasiva come quella ad alti flussi o con maschera facciale».
Quello della Ginecologia sarà un progetto pilota per sperimentare un nuovo modello assistenziale che ha anche un altro obiettivo fondamentale: prevenire i casi gravi e limitare così l’utilizzo della Terapia Intensiva che da diversi mesi, a causa del COVID, è molto sotto pressione. L’intento finale è di replicare queste stanze anche in altre unità, come le chirurgie o l’ortopedia, per liberare posti e risorse umane fondamentali per l’emergenza e la rianimazione.
«Per la nostra Unità partire con la sperimentazione della “Recovery room” è un grosso motivo di soddisfazione ‒ ha spiegato Natale Sciannamè, direttore dell’Unità di Ostetricia e Ginecologia ‒. Col sostegno delle direzioni, abbiamo accolto subito l’idea dei medici anestesisti per elevare ancor di più il livello di assistenza e di sicurezza post operatoria negli interventi oncologici o ad alta complessità. Tutti interventi che abbiamo sempre eseguito anche durante la pandemia. Nei prossimi mesi realizzeremo una stanza di sub-intensiva anche per le gestanti con patologie ostetriche, per affrontare al meglio casi complessi di atonie, emorragie importanti, gestosi da ipertensione o placente previe. In un anno di pandemia ‒ ha concluso Sciannamè ‒, nonostante un importante calo delle nascite a livello nazionale, abbiamo mantenuto pressoché inalterato il numero dei parti che ha superato quota 1.000, e questo ci spinge ad elevare ulteriormente i livelli di sicurezza dell’assistenza post operatoria anche delle gestanti».
Fonte https://www.operapadrepio.it/