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19 Mar

“29 maggio 2020- Gionata Nazionale dell’Operatore Socio Sanitario” promossa dal sindacato SHC e dalla segreteria regionale di Antonio Squarcella

Mai come quest’anno la giornata dell’oss – giunta alla sua nona edizione ai tempi del Covid-19 – è così sentita. Sarà l’anno Nazionale per ricordare, e restare nella storia – dichiara Antonio Squarcella – Segretario Regionale SHC PUGLIA – perché tante categorie (tutte) hanno combattuto in prima linea a costo della loro vita. Una giornata, quella del 29 maggio 2020, anche per rivendicare il giusto riconoscimento per l’intera categoria.
Human Caring Sanità (SHC) sindacato di categoria, sostengono la Giornata dell’oss anche con la diffusione di manifesti che sottolineano l’impegno degli oss italiani sui temi della solidarietà e dell’alleanza con i pazienti e le loro famiglie.

Gli slogan proposti per il 2020 affermano tutti la scelta di stare “dalla parte del cittadino”, spiega Antonio Squarcella del sindacato Oss SHC, in una nota. Il 29 maggio è così diventata l’occasione per far sì che la categoria oss “parli un po’ di sé” con i ricoverati negli ospedali, con gli utenti dei servizi territoriali, con gli anziani, con gli altri professionisti della sanità, con i giovani che devono scegliere un lavoro, con tutti coloro – insomma – che nel corso della propria vita hanno incontrato o incontreranno un oss.
Una condizione necessaria – secondo Migep e Shc oss – per iniziare il processo di costruzione di una cultura dell’operatore socio sanitario, e animati di questa convinzione che dopo l’iniziativa delle braccia conserte in un panorama di fragilità dando una distesa di sorrisi, di sguardi che aspettano di tornare alla normalità; poiché l’oss è in prima linea, anche per non dimenticare molti dei colleghi oss che hanno perso la vita.

Quella del 29 maggio è anche una giornata anche per rivendicare il giusto riconoscimento per l’intera categoria: Tutti gli oss sono consapevoli della propria professione – conclue Squarcella dell’SHC PUGLIA- ed essere protagonisti di nuovi scenari, non si vuole più essere una professione passiva né tanto meno considerata un legionario della sanità italiana, negandole, di fatto, un ruolo.

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