In attesa di disposizioni specifiche da parte delle Istituzioni preposte che includano anche le strutture sanitarie private e istituzionalmente accreditate, la Fondazione ha messo in campo, da parecchi giorni, tutte le procedure necessarie e opportune al fine di salvaguardare la particolare e delicata utenza che si rivolge ai propri servizi, famigliari, caregiver e tutti gli Operatori che quotidianamente prestano servizio presso l’Ente.
Sono state distribuite mascherine, guanti e camici monouso.
Sono state attivate tutte le procedure disposte dal Governo e dalla Regione e rinforzate quelle già in uso ordinario all’Ente. A tal proposito si ricorda che la Struttura è accreditata a livello internazionale dalla Joint Commission International (JCI) e, quindi, all’interno del Presidio Residenziale, ma di riflesso anche in quelli territoriali, sono già presenti da parecchi mesi, dispenser di disinfettanti specifici, procedure scrupolose per il lavaggio delle mani (tra l’altro, verificate nell’efficacia con strumentazione specifica) ed è operativo un Comitato Infezioni Ospedaliero (CIO) che vede la presenza del Direttore Sanitario della Struttura, il Responsabile della Gestione del Rischio Clinico, il Responsabile della Sicurezza sul Lavoro, altri medici e Coordinatori e Operatori che operano con la consulenza specialistica di un’infettivologa e un igienista in convenzione con gli Ospedali Riuniti di Foggia.
In questi giorni, inoltre, la Fondazione ha ulteriormente alzato il livello di guardia e sta procedendo anche alla sanificazione di tutti i locali di ogni Presidio dell’Ente, da San Giovanni Rotondo fino a Isernia, passando per tutti gli ambulatori e uffici di ogni territorio.
L’allerta è massima. Si sta cercando di fare tuto il possibile non senza pagare comunque un prezzo altissimo in termini di costi di gestione e di forte riduzione dei ricavi a causa dei timori di molti assistiti che, nonostante tutte le accortezze e precauzioni adottate e succitate, spesso si astengono dal sottoporsi alle prestazioni riabilitative.
La Fondazione, come probabilmente ogni altro Ente sanitario privato aperto al pubblico, si augura quanto prima di avere disposizioni specifiche che la riguardano e soprattutto che le stesse considerino quello che ogni azione precauzionale significa in termini di costi, tetti di spesa e mancato ricavo per questa tipologia di strutture sanitarie che, comunque, deve continuare a pagare i propri dipendenti, i fornitori e tutto quanto concerne la gestione.