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25 Apr

Intervista al Sangiovannese Alessandro Cascavilla: cosi nasce “ECONOMIA DEL SUICIDIO”

20 Febbraio 2020
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Alessandro Cascavilla, Alex per gli amici, è un giovane dottorando talentuoso, ma anche una star del web che ormai non può più nascondersi. Alex è infatti il fondatore di Economia del Suicidio, la più grande community social di studenti d’economia in Italia!

La pagina ha raggiunto ormai gli oltre 100 mila followers su Instagram, scatenando un vero e proprio fenomeno social, portando Alex anche a diventare docente di comunicazione social in alcuni master italiani.

Ma Alex non è solo social, anzi! Da poco ha conseguito la doppia laurea magistrale in Internation Economics and Business presso l’UNIVPM di Ancona e l’Universitat Jaume I di Castellòn in Spagna.

Ora si trova a Bari per un dottorato di ricerca in economia e tra un paper e l’altro ha trovato il tempo per rispondere alle nostre domande su di sè e le sue creazioni social!

Tra qualche giorno inizierà anche a lavorare presso l’Osservatorio Conti Pubblici Italiani, presieduto dal professore Carlo Cottarelli, star dei talk show telesivi, considerato uno dei più autorevoli economisti italiani!Come nasce Economia del Suicidio? Qual è il suo obiettivo?

Scrivevo post ironici applicando quello che studiavo durante la giornata sul mio profilo personale, ma erano poco capiti e condivisi dato che erano capibili solo da studenti universitari di economia, e tra i miei amici facebook ce n’erano davvero pochi. Così, dato che conoscevo una pagina che faceva praticamente la stessa cosa ma per gli studenti di ingegneria, “ing. Del suicidio” con cui ora siamo in stretto networking, ho deciso nel 2016 di aprire la pagina Economia del suicidio per vedere se anche tra gli studenti di economia c’era questo tipo di ironia, o ero il solo “nerd” a divertirmi con quei contenuti.

Da lì è nato un progetto che ora rappresenta un punto di riferimento per gli studenti di economia di tutta italia, che porto avanti quotidianamente insieme a Daniele Vezza.

L’obiettivo è quello di ironizzare sugli argomenti economici per alleggerire lo studio, ma soprattutto per divulgare la cultura economica. Credo che in questo stiamo facendo un buon lavoro, dato che oltre 100.000 studenti ora sanno che fare economia non significa diventare commercialisti e che la concorrenza perfetta non esiste.

Dopo Economia del Suicidio hai deciso di aprire una seconda pagina, più istituzionale. Qual è il suo fine ultimo?

Ho aperto ale.conomista a inizio luglio, alle 6 di mattina in aeroporto, quando dovevo affrontare l’ultimo viaggio di 16 ore di andata per la Spagna (per la fine della doppia laurea). Il suo fine ultimo è quello di diffondere la cultura e la critica economica semplificandone i contenuti, rendendoli comprensibili e condivisibili tra i giovani, per rendere tutti più consapevoli del ruolo che abbiamo noi giovani nella società odierna.

Voglio far capire agli studenti come me che siamo noi che dobbiamo occuparci di criticare le scelte pubbliche, da subito. Spesso all’inizio (e anche ora) venivo molto criticato quando davo mie opinioni per il fatto di essere solo un “giovane studente”, non mi potevo permettere di dare mie opinioni riguardo le scelte di politica economica.

Questo perché siamo stati abituati a vedere la società governata solo dalla vecchia generazione, come se il nostro ruolo diventasse attivo boh, solo dopo i 40 anni. Invece io penso sia il contrario. Noi giovani studenti abbiamo la capacità di studiare, analizzare, capire e risolvere problemi complessi.

Perciò dobbiamo capire che abbiamo il dovere di analizzare tutto ciò che succede intorno a noi come se fosse un esame universitario: studiamo, analizziamo e diamo il nostro punto di vista. Questo è quello che provo a fare ogni giorno tramite storie e post, cercando di spingere tutti gli altri a farlo, creando dibattiti anche di alto livello (magari a vederne così in certi talk show!). Cerco di offrire contenuti che siano utili per tutti, per accendere qualche idea creando esternalità positive.

Pensi di essere un opinion leader per i tuoi coetanei? Cosa provi in tal caso?

Ad essere sincero no. O meglio, spesso posso venir visto come un opinion leader, ma non mi sento ancora pronto a definirmi tale.  Ho sempre parlato di economia, politica e attualità, anche all’inizio nel primo anno di economia del suicidio, ma poi ho visto che non andava e non era richiesto dall’audience, perciò è come se quella parte di me c’è sempre stata ma non l’ho mai condivisa, finchè ho aperto ale.conomista.

Poi non mi sono mai sentito sicuro nel dare la mia opinione, perché sui social devi essere sempre perfetto e sarai pur sempre criticato. Anche per questo (oltre alla noia del viaggio lunghissimo verso la Spagna), ho deciso di aprire ale.conomista dopo aver raggiunto abbastanza risultati accademici (a luglio avevo la media del 29.8 perciò ero al 99% sicuro di prendere un’altra lode e laurearmi ad ottobre). Non nego che il fatto di avere dei titoli mi ha dato più sicurezza per dire cio che volevo comunicare.

Con il tempo mi sto rendendo conto che mancava una figura del genere, sin da subito anche a 1000 follower, ho notato come ai ragazzi serva dare degli esempi positivi. Infatti ricevo sin dal primo giorno dei messaggi spontanei lunghissimi per farmi complimenti e per supportare la mia attività. Da lì, ho notato che a volte vengo inquadrato come opinion leader o come esempio da seguire per chi è all’inizio del suo percorso.

Perciò, nonostante io faccia ancora fatica a rendermi conto di quello che sto creando, non posso negare che alcuni pensano che io lo sia. E questa cosa da un lato mi serve per andare avanti, perchè mi dà la carica per continuare, dall’altro lato mi crea una sensazione di responsabilità che non nascondo mai.

Quando succede qualcosa nel mondo o il dibattito pubblico si sposta su argomenti di politica economica, sento il dovere di analizzare e raccontare quello che succede e come viene raccontato, spiegando e interagendo con tutti i follower, a costo di rimandare impegni già presi o sacrificando il mio tempo libero (che ultimamente scarseggia sempre di più).

Quale credi sia il pericolo più grande per i giovani studenti universitari italiani?

Il pericolo più grande dei giovani universitari è quello di farsi influenzare negativamente da una situazione istituzionale obsoleta. Sento sempre più spesso storie di ragazzi pronti a mollare tutto e cercare scorciatoie pensando di restare intrappolati in una macchina istutuzionale che (effettivamente) va lentissima, accontentandosi di trovare qualsiasi tipo di lavoro a qualsiasi livello di salario pur di non proseguire gli studi.

Il rischio è proprio quello di essere influenzati dall’esterno a non avere una visione di lungo periodo sull’utilità dello studio, ma di prendere scelte “miopi” che portano a benefici nel breve senza curarsi degli effetti che si possono avere nel lungo. E’ un problema istituzionale italiano, di cui le vittime siamo però noi giovani, la futura generazione di lavoratori che dovrà portare avanrti il paese. Perciò mi batto spesso per intervenire in questo senso.

Perciò la mia preoccupazione è quella che per via di un sistema istituzionale inadeguato, si sta facendo passare un messaggio sbagliato come “l’università non serve a niente perché non ti fa trovare automaticamente lavoro”. E’ una concezione completamente sbagliata secondo il mio punto di vista, perché l’università non deve trovare lavoro o insegnare un mestiere, ma deve dare i mezzi per affrontare qualsiasi tipo di difficoltà, spingendo anche a CREARE lavoro piuttosto che cercarlo.

Cosa possono fare i ragazzi oltre a studiare per diffondere un miglior pensiero critico a livello economico?

Studiare è la base per tutto il resto, per non essere schiavi in futuro. In un mondo in cui qualsiasi tema sembra andare avanti per slogan, gli studenti hanno tutti gli strumenti per controbattere le fake news con metodo e analisi critica. A livello economico l’italia si posiziona malissimo come cultura economica e finanziaria, perciò penso sia necessario inserire materie economiche in tutte le scuole già nei gradi inferiori, per avere futuri cittadini ed elettori consapevoli. Noi giovani abbiamo la fortuna di poter accedere ad infinite fonti di informazione e database gratuitamente.

Perciò, io consiglio di leggere soprattutto diverse testate giornalistiche economiche (nazionali ed internazionali), mettendo in dubbio tutte le notizie lette e cercando di capirne le implicazioni. Secondo me per diffondere un miglior pensiero creativo basta parlarne o condividere contenuti sulla materia.

Il solo fatto di provare a fare un commento personale, significa che ci hai almeno pensato, perciò hai già portato il tema all’attenzione dei tuoi amici. Sono fiducioso sul futuro e sulla voglia di riscatto e di apprendimento che caratterizza la nostra generazione, che probabilmente si sta trovando a pagare molti errori fatti da generazioni passate.

Chi è Alex fuori dai social media?

Fuori dai social ho una vita abbastanza frenetica: faccio il dottorato e frequento l’Università perché è un ambiente molto stimolante e ricco di opportunità, nel frattempo giro l’Italia per fare eventi, dove mi piace incontrare dal vivo chi mi segue. Durante la settimana suono la chitarra, mi alleno a tempo perso e viaggio ogni weekend. Riesco a fare le mie cose solo se dormo abbastanza (tipo 10h a notte), altrimenti preferisco non fare nulla e rimandare tutto a quando sono abbastanza riposato.

Quali sono i progetti per il futuro?

Il progetto principale è uno solo: investire su me stesso per provare a migliorare ciò che mi circonda, e non fermarmi mai. Perciò ho in programma un tour nelle università per il 2020 per divulgare la cultura economica e incontrare chi mi segue, sto per aprire un sito per offrire diversi servizi a studenti e imprese, stiamo stringendo diverse partnership con economia del suicidio per essere ancora più presenti nella realtà universitaria.

Fonte socialup 

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