Di Antonio Tedesco
Il IV Novembre, giornata dell’Unità d’Italia e delle forze armate, istituita per celebrare la vittoria della Prima Guerra Mondiale (il 4 novembre 1918 si firmò l’armistizio). La Grande Guerra fu una vera e propria carneficina e merita di essere ricordata.
Nel mio Comune di nascita, San Giovanni Rotondo, che nel 1915-1918 aveva poco più di 10.000 abitanti, ci furono ben 152 morti. Dopo un solo anno di guerra, nel 1916, la cittadina garganica contava ben 72 morti in combattimento o per le gravi ferite riportate. Tutti giovanissimi, di età compresa tra i 22 e i 36 anni, proletari strappati alle famiglie e ai lavori nei campi.
Drammatico il 2 agosto del 1915 quando 5 soldati di San Giovanni Rotondo, impegnati con il 137° Reggimento “Divisione Barletta” a respingere un feroce attacco austriaco, morirono sul Carso(Capuano Luigi, Corritore Antonio Del Giudice Giovanni, Gaggiano Antonio, Melchionda Domenico).
Se al fronte si moriva a San Giovanni Rotondo c’era la miseria, le campagne scontavano la grande siccità del 1916 e l’invasione delle arvicole, i boschi erano invasi da disertori che commettevano ogni reato (furti, omicidi, abigeato, nel 1916 il rapimento Bramante).
Il Sindaco socialista Angelo Maria Merla, che esaltava il valore dei combattenti, «di chi versava il suo nobile ed eroico sangue per la maggiore grandezza della Patria», istituì, grazie ai fondi del Comune e alla sottoscrizione popolare, il Comitato di Assistenza Civile, che elargiva sussidi ai figli dei richiamati e creò un ricreatorio con refezione gratuita per i poveri.
L’assessore Latufara si occupò di organizzare la distribuzione del grano ai bisognosi.
Sul “Foglietto”, giornale di Lucera, venivano resi noti i nomi degli eroi di guerra della Capitanata, come Nicola Taronno di San Giovanni Rotondo, Medaglia di Bronzo, Morto sul Monte Sei Busi il 19 luglio 1916, il quale “di notte e sotto il fuoco si portò presso i reticolati nemici riuscendo a collocarvi tubi esplosivi ma nel momento di farli saltare cadde colpito a morte”.
Alla fine della guerra i morti saranno 152(qualcuno morì nel 1919 o nel 1920 per le ferite riportate), il più anziano aveva 41 anni (Pietro Greco, classe 1876), i più giovani, classe 1899, avevano appena compiuto 18 anni.
Nel 1924 fu eretto il Monumento ai caduti “la dea alata Vittoria”, commissionato nel 1922, opera del noto scultore napoletano De Luca Luigi: statua e ornamenti in bronzo, basamento in marmo.
Un’opera di indubbio valore artistico che dilapidò le casse del Comune e del Comitato costituito ad hoc.
Intorno fu creato il Parco della Rimembranza con dei pini, alla cui base furono sistemate delle targhette metalliche con i nomi dei caduti in guerra (i pini verranno in seguito tagliati).
Al monumento, che oggi meriterebbe un accurato restauro, furono aggiunti in seguito i soldati morti nelle campagne d’africa (1935-1938) e della seconda guerra mondiale.
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