Si è concluso il Sinodo dei Vescovi sui Giovani. Un appuntamento atteso non solo dagli addetti ai lavori, ma anche da coloro i quali continuano a guardare la Chiesa come esempio e ispirazione, nonostante tutto.
Un Sinodo che, a dire la verità, non ha fatto molta presa sui giovani (poche e tiepide le reazioni di molti di loro all’argomento), malgrado essi siano i protagonisti e, in grande misura, i destinatari di un’attenzione mai ricevuta prima. Tuttavia, a Roma è stato dato grande spazio alle esperienze e alle loro situazioni di vita, tanto che papa Francesco ha chiesto proprio a loro, in modo particolare, di prendersi cura della Chiesa in questo momento in cui subisce numerosi attacchi.
Finiti i lavori del Sinodo, parte ora la “missio ad extra”, il dialogo all’esterno dell’aula del Vaticano, e la sfida non sembra per niente facile. C’è una piazza fisica da incontrare e da ascoltare ma, in misura ancora più esponenziale, una virtuale, un mondo poco esplorato e ricco di spunti di riflessione. A questo motivo ci chiediamo: che rapporto hanno i giovani digitali con la religione? È la domanda dalla quale sono partiti gli autori del «Global social listening study», basandosi su ricerche dell’Università Saint Mary’s di Londra e dell’Università Ramon Llull di Barcellona.
I dati della prima indagine, «La fede dei giovani e i loro influencer sui social network», sono stati raccolti nel 2017 analizzando circa 540 milioni di profili Facebook e Instagram, appartenenti a giovani tra i 18 e i 25 anni. Com’era intuibile Papa Francesco è risultato il primo tra gli influencer dei giovani digitali interessati alla religione. Al secondo pAltro dato significativo.
Dallo studio emerge che solo il 4% dei giovani condivide sui social network contenuti relativi alla fede cattolica. L’interesse dei ragazzi sui social è soprattutto concentrato sull’intrattenimento e su marche e beni di consumo. I dati della seconda indagine, raccolti invece su scala europea, confermano che «moltissimi giovani non si identificano con nessuna religione».
Non sono dati incoraggianti ma non tutto il male vien per nuocere. Come sostiene lo studio promosso da Aleteia, se la Chiesa vuole intercettare i ragazzi “deve” frequentare i social ma per riuscire a comunicare con loro «deve saper sfruttare anche i generi di intrattenimento».
La vera sfida, quindi, non sta tanto nel moltiplicare le analisi e gli articoli sui temi della fede e della lontananza/vicinanza dei giovani al mondo religioso, ma trovare nuove strade anche «creative» e «divertenti» per arrivare a chi altrimenti ignorerebbe il messaggio cristiano.
E’ la sfida cruciale per il futuro e la sopravvivenza della Chiesa?