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28 Mar

1899-1999: due generazioni, quali problemi?

7 Gennaio 2018
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di Leonardo Fania

Alla fine tutto è andato secondo le previsioni. A seguito dell’approvazione della legge di bilancio, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato il decreto di scioglimento delle Camere e ha convocato, per il prossimo 4 marzo, i comizi elettorali per l’elezione del nuovo Parlamento.
Non è questo il luogo per riflettere sui frutti dell’ormai tramontata XVII legislatura, ma lo stesso Mattarella, da quanto detto nel suo discorso di fine anno, ci offre alcuni spunti per provare a mettere in ordine le prime carte in vista del 4 marzo.

Quello del Presidente è stato un discorso semplice, asciutto, con due grandi filoni: la “pagina bianca” aperta dalle elezioni: “a scriverla saranno gli elettori e, successivamente, i partiti e il Parlamento”; l’appello al voto ai ragazzi nati nel 1999, gli ultimi nati del XX secolo, lontani parenti di quei ragazzi del ’99 che furono mandati a combattere nelle trincee, nel corso del primo conflitto mondiale. Qualcuno ha provato a confrontare il dramma che hanno vissuto i nostri lontani parenti, strappati alla gioventù dall’”inutile strage”, e la condizione in cui versiamo noi giovani, “vittime” di una guerra che si combatte con l’economia e la finanza, con lo spread e il debito pubblico. Certo, si tratta di due situazioni completamente opposte, si potrebbe addirittura definirlo uno sgarbo alla memoria dei difensori della Patria, ma non si può dire che il futuro di noi lontani nipoti dei “ragazzi del ‘99” sia così roseo e sereno.

Parlando della drammatica condizione lavorativa dei giovani, Mattarella ha auspicato che i programmi elettorali che verranno presentati all’elettorato vengano incentrati proprio sui giovani, futuro del Paese e portatori di nuovo idee.

Ma, ci domandiamo: i giovani sono al centro delle preoccupazioni di coloro che si candidano a governare il Paese? Risposta semplice e dolorosa: no!
Non è una risposta propagandistica ma un dato di fatto che emerge da un’analisi dei programmi dei partiti, offertaci dal Sole 24 Ore: “Il Partito democratico di Matteo Renzi, nel suo manifesto Italia 2020, cita i «giovani» o la «questione giovanile» un totale di quattro volte, senza aggiungere ricette specifiche. Noi con Salvini, nella sua Carta dei valori, zero. Pochi cenni ai giovani anche fra le priorità dichiarate con più frequenza da Forza Italia, sul cui sito capeggiano ora un annuncio sulle pensioni («Pensioni minime a 1000 euro al mese») e contro il disegno di legge dello Ius soli («Una legge sbagliata al momento sbagliato»). Il Movimento cinque stelle menziona la questione giovanile per un totale di quattro volte nel suo programma sul lavoro, in riferimento all’innalzamento dell’età pensionabile. Liberi e Uguali deve ancora definire un manifesto unitario, anche se alcuni suoi esponenti hanno accennato al tema dell’aumento dei salari e dell’abolizione delle tasse universitarie.”

Alla luce di questo studio, dunque, emerge la seconda domanda: come attirare i giovani al voto? Con promesse o con progetti? Sembra che, a pochi giorni dall’inizio del nuovo anno, gli auspici di Mattarella siano praticamente falliti, neanche presi in considerazione, si potrebbe dire.

Agli slogan della campagna elettorale e alle promesse campate in aria, rimane una consolazione: quella, per fortuna, di una campagna elettorale breve ma, purtroppo, inutile.

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