di Alessandro Santarsiero
Sappiamo tutti quanto costa un chilo di pomodori?
Sembrerebbe una domanda scontata ed altrettanto scontata la sua risposta, ma così non é.
La strage che si é consumata pochi giorni fa in Capitanata, sulle nostre strade, ci ha fatto capire ulteriormente il vero costo del famoso oro rosso di Puglia.
Dodici morti, dodici ragazzi, dodici vite spezzate delle quali non può importarci il colore della pelle, il ceto, o l’età, ma la crudeltà della fine di questa loro vita terrena.
Se provate ad uscire di casa a notte fonda, quasi prima dell’alba in questa provincia come in tante altre d’Italia noterete subito questi furgoni pieni di gente che va a lavorare, o meglio va a morire, mentre i loro caporali li “accompagnano” pretendendo il costo del “servizio di trasporto”, su questi mezzi sgangherati e pericolosi per loro e per noi tutti.
Il dito non va solo puntato contro chi sfrutta e pretende, ma dovremmo puntarcelo anche noi, che troppo spesso sembriamo cascare dalle nuvole, mentre assaporiamo il sugo domenicale a casa, o mangiamo l’ennesima pizza seduti al ristorante, perché spesso dovremmo chiederci quanti grandi produttori (non tutti si capisce) si servano di questi “efficaci reclutatori di manodopera specializzata, i caporali appunto.
La legge contro il caporalato esiste, va forse migliorata ed applicata soprattutto, proprio perché possa tornare ad essere una gioia vedere il nostro oro rosso in giro per il mondo con nostro grande vanto.
In questi giorni c’è ancora chi porta avanti la tradizione della “salsa fatta in casa”, un vero momento di unione per le famiglie del Sud di una volta, ed é anche per questo che mi sento di dire che proprio noi pugliesi dovremmo essere quelli a cui dovrebbe stare più a cuore questa battaglia di vita e civiltà , perché questa vicenda e questi dodici morti ammazzati in questo caldo agosto, siano il simbolo di qualcosa che mai più deve accadere.