Sabato 11 agosto alle ore 20.30 a San Giovanni Rotondo in via Fioritto 1, sarà inaugurata la nona edizione di Vernice in Giardino, ideata dal Sangiovannese Michele Tedesco.
Aps Creo è felice di curare la nona edizione della Vernice in Giardino, 17 artisti si sono confrontati sul tema delle memorie facendo rivivere in luoghi non convenzionali dell’arte, una speciale fioritura artistica il cui filo che le unisce sono le memorie; memorie ritrovate o ancora da cercare, che scavano solchi profondi nel cammino della vita a volte in salita, il cammino della vita è strettamente legato alle stagioni delle emozioni, al tempo o a un ricordo che diviene terreno fertile per una nuova semina, come nell’istallazione si site specific dei semi di Daniela Tzekova, in cui il genius loci, vibra di speranza e si lascia accarezzare da una mano come un feto nel grembo di una madre, che guarda crescere la sua pianta e la vede fiorire in un racconto poetico, come i vibranti colori dei fiori di fiber art di Nelli Maffia. Un viaggio che percorre la storia dell’uomo con la sua valigia, valigia con ruggine che chiusa, costudisce il sogno di Francesca Ricciardi, una foto un indumento, o solo l’atteggiamento concettuale di un reperto abbandonato nei meandri più profondi della nostra coscienza, un cercare al di là della propria veste come la provocazione di Veronica Lovati che apre il baule delle sue antenate e ne ritrova un antica camicia da notte con: “memorie di una ragazza per bene”, nella quale ci raffigura una seducente donna dai lunghi capelli neri legata o liberata dalla sue trasgressioni, dalle sue paure e dal giudizio, perché nell’azione di pointing l’artista suggerisce: ciò che vedi non è come lo vedi.
Il Giardino è l’incontro della natura con l’uomo, un posto per contemplare, meditare o fare festa…
Oggi in questo giardino le radici si stratificano e si elevano verso l’alto, come l’albero in cera di Donato Lucchese. Il destino dell’uomo è nelle nostri mani, e una donna affacciata alla finestra è l’opera di Michele Tedesco, che con un atteggiamento classico spinge la sua scultura a sperimentazioni di assemblaggi che evocano le frontiere delle cyber art.
La ricerca dell’artista nella natura continua con il bisogno d’identità di Martina Pesce che cerca negli alberi un identikit più profondo, con un viscerale bisogno di compenetrarsi nella natura per sentirsi parte di essa, un estetica antropocentrica fra l’uomo e ciò che le sta attorno. Uno spiraglio da cercare come nel cubo di Valentina Scarinzi, un opera apparentemente ermetica che come una vojer dell’arte osserva fuori e dentro di se… le molteplici facce della vita nel profondo intimo dell’illusioni, in un emisfero tutto da scoprire e da vivere, come nei tanti frammenti che si compongono in una piramide di Maddalena Gatta, racconti di passione che tingono, la storia con le sue memorie e con il suo amore di ieri, di oggi e forse anche per il suo domani.
Daria Kirpach, presenta il quadro sociale della nostra realtà garganica, opera di grafica concettuale, che si dissolve come nei pigmenti liquidi di Grazia Tavaglione, di Matteo De Vita e il concettualismo minimalista di Francesco Merla.
Una mostra con una punteggiatura artistica ben distribuita e che nell’opera di Franx Ciava ne diviene l’esclamazione espansa di un percorso in salita verso il focolare domestico come nell’istallazione delle orme in gres e vetrofusione di Floriana Mucci.
Un quadro dal realismo virato come nella ricerca pittorica, estremamente evocativa di Franco Goffredo. Con Dora Grittani questo giardino diviene un giardino prezioso, pieno di cristalli che tra le pagine dei suoi libri, segnano un nuovo capitolo da vivere con la speranza che non ci sia più bisogno di denunciare la violenza, come nei cubi di Pietro Ricucci contro la violenza sulle donne impegnandoci a costruire, nuove coscienze, per un tesoro di bellezza e di armonia.
Mi piace immaginare che da oggi ognuno di noi possa, ritrovare qualcosa delle sue memorie, un seme da stringere forte al proprio cuore, e di tenersi per mano come nella canzone di Rino Gaetano “a mano a mano” .
A mano a mano ti accorgi che il vento
Ti soffia sul viso e ti ruba un sorriso
La bella stagione che sta per finire
Ti soffia sul cuore e ti ruba l’amore
A mano a mano si scioglie nel pianto
Quel dolce ricordo sbiadito dal tempo
Di quando vivevi con me in una stanza
Non c’erano soldi ma tanta speranza
E a mano a mano mi perdi e ti perdo
E quello che è stato mi sembra più assurdo
Di quando la notte eri sempre più vera
E non come adesso nei sabato sera
Ma, dammi la mano e torna vicino
Può nascere un fiore nel nostro giardino
Che neanche l’inverno potrà mai gelare
Può crescere un fiore da questo mio amore per te.
Angelo Pantaleo.
Ideazione – Michele Tedesco
Curatela – Angelo Pantaleo
Credit Grafica – Daria Kirpach