Di Alessandro Santarsiero
Sono già trascorsi due mesi dalla scomparsa di Antonio Squarcella, e il ricordo della sua figura continua a rimanere vivido nella memoria della comunità di San Giovanni Rotondo.
Antonio, a cui mi lega con orgoglio il cognome di mia madre – che per me rappresenta un secondo cognome – era dotato di grande intelligenza, di un eloquio pungente, di grande eleganza e scaltrezza, ha guidato la città come sindaco nei primi anni Duemila, in un periodo delicato e complesso della nostra storia cittadina, ma con entusiasmo e coraggio, centrando obiettivi ambiziosi.
La sua autorevolezza era evidente, così come la sua capacità di dare dignità alla carica istituzionale che ricopriva. Non era solo un amministratore, ma un leader capace di visione, sempre pronto a prendere decisioni con fermezza e coraggio. Sapeva affrontare le sfide con spirito pragmatico e, al tempo stesso, motivando oltre ogni limite chiunque gli fosse vicino.
Sono molti i ricordi riaffiorati nelle ore della tragedia e in quelle delle sue esequie così partecipate, perché Antonio, o meglio Tonino per noi di famiglia e per gli amici stretti, era un uomo dalle mille sfaccettature: generoso e disponibile, ma caratterialmente forte, a tratti aspro.
Non mancavano le discussioni e le divergenze con lui, discussioni dialettiche che tuttavia si spegnevano rapidamente in una riconciliazione praticamente immediata, perché così era Antonio: diretto, genuino e mai rancoroso. La sua sagacia, la battuta pronta e lo spirito brillante lo rendevano una persona profondamente simpatica e difficile da dimenticare.
A molti di noi ha accordato stima e fiducia ai tempi dell’impegno politico attivo in cui tanti come noi giovanissimi erano coinvolti, e a lui io stesso devo sicuramente molti insegnamenti specie sul non arrendersi mai davanti ad ogni sfida della vita.
Con la sua candidatura a primo cittadino iniziai all’epoca il mio impegno politico (durato vent’anni), e ne divenni suo addetto stampa insieme al mio amico Giovanni, raccogliendo il testimone non facile del professionista di rango che ci precedeva nell’incarico.
Nonostante il tanto che ha dato, non sempre ha ricevuto il giusto riconoscimento, anche da parte di chi, grazie al suo sostegno, aveva raggiunto dei traguardi né da certi vertici che nella vicenda umana più delicata lo lasciarono parcheggiato.
Ma questa è un’altra storia, fatta di piccoli
e grandi tradimenti e sciacallaggi, nostrani e non, e che non vale la pena rievocare.
Insomma più fuoco amico che nemico, eppure questo non ha mai scalfito la sua disponibilità a spendersi, rimanendo un punto di riferimento per molti e riscattandosi sempre.
Ricordare Antonio Squarcella oggi significa riconoscere il valore di un uomo che ha segnato la vita pubblica di San Giovanni Rotondo con energia e con il coraggio delle proprie idee.
Del resto molti tra i ricordi più belli circolati nelle ore successive alla tragedia provenivano anche dai suoi precedenti avversari politici, a cui io stesso ho riconosciuto lo stile in un cordoglio sincero e partecipato.
Mi diceva sempre ridendo “sei nato col microfono in mano tu”, specie ai tempi in cui salivo sui palchi elettorali, e non mancava mai alle presentazioni dei libri di cui a volte mi occupo; così come non mi ha mai fatto mancare parole di elogio e stima, insieme alla sua inseparabile compagna di vita e moglie Antonella, specie quando ho iniziato a lavorare nel settore della comunicazione.
A due mesi dalla sua scomparsa, il suo esempio resta vivo: quello di politico autorevole, di avvocato appassionato, di marito e padre affettuoso, e soprattutto di uomo capace di lasciare un segno indelebile nel cuore di chi lo ha conosciuto.
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