Le spoglie mortali del partigiano sangiovannese Matteo Corritore saranno esposte domani 25 aprile, 79° Anniversario della Liberazione, dalle ore 8 alle 10 nella Sala del Commiato sita in Via Bianca.
L’urna con i resti del giovane soldato, consegnata questa mattina al sindaco Michele Crisetti dal sindaco di San Donà di Piave Alberto Tesa, nel corso di una solenne cerimonia svoltasi presso la Sala Consiliare della città veneta, entrerà alle ore 10,15 nel chiostro del Comune del Palazzo di Città di San Giovanni Rotondo per il saluto delle Autorità religiose, civili e militari.
Dopo la benedizione dell’Arcivescovo padre Franco Moscone della targa ricordo dei dieci soldati sangiovannesi del Piroscafo Oria e dei resti mortali del partigiano Corritore, tutti giovani militari dell’esercito che hanno pagato con la vita il loro rifiuto ad aderire al Nazismo e alla Repubblica di Salò, l’urna di Corritore sarà trasferita avanti il Monumento ai Caduti di tutte le Guerre per l’omaggio della Città.
Dal saluto del primo cittadino di San Giovanni Rotondo a San Donà di Piave.
Il 7 agosto 1944 a Musile di Piave un gruppo di partigiani effettuò un’azione di disarmo di un piccolo gruppo di militi della “San Marco”. Dopo uno scontro a fuoco con reparti delle milizie nazifasciste costituite all’indomani dell’Armistizio dell’8 settembre 1943, vennero catturati i partigiani Matteo Corritore, Pino Rossi e Agostino Visentin. Corridore e Visentin furono interrogati, seviziati e, il 9 agosto 1944, fucilati nei pressi del Municipio di San Donà di Piave.
Matteo Corritore (erroneamente riportato all’Anagrafe con il nome di Corridore) era nato a San Giovanni Rotondo il 17 luglio 1920 e, poco più che ventenne, il 29 dicembre aveva sposato Lucia Cisternino. Nonostante fosse coniugato da soli due mesi, venne arruolato ugualmente nell’Esercito Italiano e da allora non fece più ritorno a casa.
Dopo essere stato barbaramente fucilato alle spalle dai nazifascisti quel 9 agosto del 1944, era stato poi tumulato nella cripta della chiesa del Cimitero del vostro Capoluogo.
Dopo anni, sollecitato dai familiari e da tanti miei concittadini, grazie alla tenacia del dottor Salvatore Mangiacotti, già sindaco di San Giovanni Rotondo, siamo riusciti dopo lunghe e laboriose ricerche a ricostruire la storia e il sacrificio del nostro giovane sangiovannese.
All’indomani dell’Armistizio dell’8 settembre 1943, il soldato Matteo Corritore avrebbe potuto cercare di rientrare nella sua San Giovanni Rotondo come stavano facendo altri militari del Sud Italia oppure più semplicemente aderire alla Repubblica di Salò.
Ha scelto, lui umile e sconosciuto fornaio del Gargano, di lottare per il trionfo della giustizia e della libertà dell’Italia fino al sacrificio della sua giovane vita.
E oggi, siamo immensamente grati al Sindaco, dottor Alberto Tesa, per il suo prezioso aiuto e la sua collaborazione nella ricerca del soldato Matteo Corritore.
Lo ringrazio a nome di tutti i sangiovannesi e in particolare dei suoi familiari, alcuni dei quali sono qui in questa sede del Consiglio Comunale di San Donà di Piave, per la sua calorosa accoglienza e generosa ospitalità e per aver voluto una Cerimonia Istituzionale di consegna dell’urna contenente i resti mortali del partigiano all’Amministrazione Comunale di San Giovanni Rotondo.
Lo accoglieremo nella nostra città giovedì 25 aprile, Anniversario della Liberazione, per rendere omaggio in modo solenne a questo nostro giovane, che – voglio sottolinearlo- che non ha esitato a sacrificare la sua vita con altri partigiani per la liberazione dell’Italia da una feroce dittatura.
Nella stessa mattinata del 25 aprile, sempre nella sede del Palazzo di Città, verranno ricordati i dieci soldati sangiovannesi rastrellati nell’isola di Rodi dai tedeschi nei giorni successivi alla proclamazione dell’armistizio dell’8 settembre 1943 per essere internati nei campi di prigionia nazisti dopo che si sono rifiutati di aderire al Nazismo e alla Repubblica Sociale di Salò.
Soldati, questi di San Giovanni Rotondo, che con altri quattro mila prigionieri italiani trovarono poi la morte nel naufragio del Piroscafo Oria, avvenuto in acque greche il 12 febbraio 1944.
E in questa circostanza non posso non ricordare il caporal maggiore Pasquale Dragano, prima vittima italiana della guerra in Kosovo, ferito mortalmente la sera del 24 giugno 1999, durante il servizio di pattugliamento. Il ricordo di Pasquale vive nella piazza a lui dedicata e nel cuore di San Giovanni Rotondo.
Chiudo questo mio saluto con le parole del poeta Scarale, incise sulla Lampada bronzea che arde ai piedi del nostro Monumento ai Caduti: «E’ un errore la guerra ma il dovere di chi ha combattuto è vero”.