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25 Nov

L’Educatore Pedagogista, una figura professionale ancora poco conosciuta

A quanti di noi educatori sarà capitata la domanda: cosa fanno gli educatori? E noi professionisti del settore non sappiamo mai da dove cominciare per poter dare una spiegazione rapida e chiara.

Questo perché la nostra professione abbraccia tanti rami del sociale ed ha diverse sfaccettature complesse. 

Probabilmente la spiegazione più semplice e diretta da poter dare è questa: 

L’educatore compie un lavoro delicato a contatto con utenze sensibili. Si occupa di promuovere e sviluppare le potenzialità degli utenti con obiettivi educativi e relazionali affinché si possa raggiungere un livello di autonomia tale da rendere inutile il suo intervento.

Ma chi sono questi utenti sensibili o persone in difficoltà? minori,famiglie, disabili, anziani, donne vittime di violenza, pazienti psichiatrici, tossicodipendenti, alcolisti, carcerati e immigrati.

Quali sono gli ambiti di lavoro? scuole di ogni ordine e grado, centri educativi, comunità, strutture residenziali e socio-sanitarie, carceri, centri di accoglienza.

Come si diventa Educatori Pedagogisti? è necessario possedere un titolo di studio accademico abilitante alla professione, come la laurea in Scienze dell’Educazione e della Formazione o la laurea in Pedagogia.

Questo professionista del sociale si occupa di studiare, analizzare e sviluppare strategie educative

Il suo lavoro richiede una vasta gamma di competenze per aiutare gli individui di diverse età a sviluppare il loro potenziale cognitivo, emotivo e sociale.

L’Educatore Pedagogista osserva, pianifica, progetta interventi educativi specifici elaborati con il sostegno di un’equipe multidisciplinare. Coordina le proprie attività con altre figure professionali presenti nei contesti in cui lavora (insegnanti, psicologi, terapisti occupazionali). 

Lo strumento più utilizzato in questo lavoro è la relazione educativa.

Si deve costruire un legame fra i diversi attori coinvolti, ogni cambiamento è impossibile se non c’è un rapporto sano tra educatore ed utente. Bisogna essere buoni comunicatori, le parole sono importanti per chi ha scelto la relazione come lavoro. Si deve utilizzare un linguaggio comprensibile per l’altro ed essere in grado di leggere la comunicazione non verbale, per cogliere messaggi non espliciti, ma rilevanti.

Nel tempo si è anche abusato di questa figura professionale, collocandolo in contesti e lavori poco consoni alla sua formazione. Ma negli ultimi anni grazie a nuove riforme e recenti leggi, l’Educatore si colloca nel contesto sociale in una sua posizione ben definita, e diventa a tutti gli effetti riconosciuto come un lavoro fondamentale per combattere la marginalità sociale.

Viviamo in un mondo dove tutto corre e dove ognuno di noi è costretto a calpestare l’altro per occupare la sua posizione, senza renderci conto che tanti restano indietro e tanti rimangono vittime in un limbo. Proviamo tutti a prenderci cura dell’altro: dal vicino di casa, all’amico, cercando di rispettare noi stessi e gli altri, cosi ciascuno di noi potrà dare il suo piccolo ma importante contributo per una società migliore, che non lasci più nessuno indietro e non si dimentichi dei più deboli. Cosi anche i professionisti addetti alla formazione e all’educazione avranno dei degni e validi aiutanti.

Michele Pio Lombardi  

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