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25 Nov

Carmela VERGURA si racconta ai suoi compaesani, dalla Puglia alle cime del Tor Des Geants.

San Giovanni Rotondo – Chiostro Comunale Venerdì 29 dicembre ore 19.30 la nostra concittadina Carmela Vergura,  racconterà la sua avventura dalla Puglia alle cime del Tor Des Geants. .

Sono nata a San Giovanni Rotondo, da mamma Stella e papà Nicola, nel paesello ho vissuto sino
all’età di 24 anni, poi per motivi professionali ho scelto di lavorare fuori regione.
Ho compiuto 60 anni, attualmente vivo in Piemonte, a Montalto Dora, vicino a Ivrea.
Sono sposata con un piemontese doc da quasi 25 anni, tutti lo conoscono con il nome di “santo” per la
pazienza che dimostra da tanti anni a “sopportarmi e supportarmi”.
Io e il #santo siamo riusciti tra una gara e un allenamento a fare una una figlia: Elisa, che ha compiuto
17 anni, (la mia più grande sfida ultra, quella di diventare mamma quando ormai avevo perso le
speranze).
Dopo il diploma di laurea, conseguito all’ISEF di Foggia, sono partita per la mia prima supplenza
come insegnante di educazione fisica in Val Di Fiemme. La scelta del Trentino è stata molto casuale:
mi ricordo che, dovendo fare le famose domande di supplenza, ho aperto la cartina geografica
dell’Italia, ho chiuso gli occhi e il mio dito ha puntato sulla Val di Fiemme!
La scuola si trovava esattamente dove viene posizionato l’arrivo della Marcialonga di Fiemme e Fassa
una gara ultra con gli di fondo di 70 km a cui ho preso parte per ben 10 volte e che ha segnato l’inizio
delle mie avventure “ultra”.
Arrivata in Trentino ho realizzato che sarei cambiata come persona e come donna atleta!
Dopo 3 anni di Trentino, mi sono trasferita in Valle D’Aosta. Amavo allenare e non ho resistito alla
richiesta di una società di nuoto che cercava un allenatore di nuoto: altra mia passione oltre l’atletica.
Ho vissuto ad Aosta per 7 anni. In questa città ho costruito la mia professione come allenatrice e come
insegnante, Continuando a praticare sport poco conosciuti come il triathlon e le “martze a pia” corse a
piedi di marcia alpina in Valle D’Aosta.
Durante il periodo della Valle D’AOSTA, ho conseguito il diploma di specializzazione sul sostegno,
ho conosciuto anche la persona che poi sarebbe diventata mio marito, sono tornata a insegnare a
scuola (attualmente la mia professione), ma lo sport è stato sempre il motore di tutto ciò che ho fatto
sia a livello professionale che come una passione.
Pratico sport da sempre, da quando a 12 anni ho preso parte ai primi giochi della gioventù delle scuole
medie.
La mia insegnante di ginnastica delle medie mi aveva trasmesso la passione per il movimento. Un
ricordo bellissimo. Le prime gare sono state quelle scolastiche, l’inizio di una vita agonistica che
ancora non si interrompe!
La scelta di andare via dalla Puglia non è stata casuale: la voglia di riscatto, di rappresentare quel
mondo femminile del sud che lentamente si stava evolvendo anche nello sport, avevo bisogno di
esprimermi praticandolo nel modo più libero che potevo, senza preconcetti e tradizioni.
Nel mio curriculum sportivo non penso di aver mai contato le gare ufficiali, posso dire che tra: MTB,
RUNNING, TRAIL, ULTRA TRAIL, SKYRACE, SKYVERTICAL, winter triathlon, triathlon, sci di
fondo, skialp, ciaspole, nuoto, sci di fondo, bici da strada, è molto probabile che il totale si avvicini a
1500 gare in oltre 47 anni di vita sportiva e agonistica. Solo nel 2012 ho terminato con un totale di
oltre 62 gare: vuol dire una media quasi di 2 gare la settimana.
Mi piace l’agonismo, indipendentemente dalla performance, è il motore che muove la motivazione ad
allenarmi a non mollare mai nello sport e nella vita.
Ho gareggiato un po’ dappertutto, dall’Italia al Canada, negli Stati Uniti alla Svezia. Preferisco in
assoluto i posti dove mare e montagna si incontrano.
La gara che ha cambiato il modo di vedere la vita e lo sport sotto un’altra luce è stato IL TOR DES
GEANTS la gara di ULTRA ENDURANCE di 330 km più dura al mondo che si svolge in Valle
D’Aosta nella seconda settimana di settembre.
La spinta per partecipare al Tor DeS Geants è stata l’edizione ZERO, nel 2009. La regione Valle
D’Aosta nel progetto della valorizzazione delle Alte Vie 1 e 2 ha contattato una società sportiva per
far diventare il percorso ad anello delle Alte Vie, come l’ultra trail più duro al mondo. All’epoca c’era
già l’UTMB (ultra trail del Monte Bianco che oggi conta oltre 15 000 atleti su 6 distanze) , in qualche
modo stava segnando l’epoca delle ULTRA sui sentieri francesi. In Italia, l’arrivo del TOR e la
crescente curiosità verso il trail running è stato il punto di partenza per mettermi in gioco su una sfida
al limite dell’impossibile.
2011, 2012, 2018 e 2023 le mie partecipazioni al Tor, tra incoscienza e pazzia.
Incoscienza: agli inizi nessun atleta sapeva bene come prepararsi per un ultratrail. Pazzia:bisogna
avere la testa per rimanere lucidi, di vincere la voce che invita a fermarsi quando si hanno i piedi
stremati dalle vesciche, oppure i dolori alle articolazioni, i momenti di sonno che non si sa come
gestire, di cercare di arrivare in ogni modo al termine della sfida personale che regala quello stato di
euforia che resta per giorni, settimane e mesi.
Nel primo Tor Des Geants affrontato nel 2011 ho avuto paura del buio, della solitudine della notte, la
paura di stare male, di incontrare animali selvatici, affrontare cime oltre 2000 metri con la pioggia o
la neve. A causa della privazione da sonno, durante la quarta notte ho avuto le allucinazioni.
Vedevo gli alberi muoversi. Ho avuto paura, quello stato ipnotico ti fa staccare dalla realtà. Nelle gare
ULTRA si dorme poco o nulla, si ha un tempo limite oltre il quale si è fuori dai giochi. Nel Tor ci
sono 150 ore di tempo per realizzare un sogno 330 km e 29000 metri di dislivello positivo.
Nel 2018 avevo promesso a me stessa che non avrei più preso parte al Tor ed invece, non solo nel
2023 l’ho terminato per la quarta volta, ma è stato anche il più sofferto per una piaga sotto il piede
destro, causata da una serie di fattori: le scarpe, il caldo, la pioggia, non aver fatto nessuna
prevenzione delle vesciche.
Parlare del Tor Des Geants nel mio paese natio è stato fortemente desiderato grazie anche all’aiuto di
Leonardo, mio grande amico e tifoso, sarà emozionante parlare ai miei amici podisti e non, che
saranno presenti alla serata per avvicinarli in qualche modo alla conoscenze di montagne alpine oltre i
3000 metri suscitando curiosità attraverso le slide del viaggio a piedi più incredibile che questa matta
“sangiovannara” ha affrontato con il cuore, le gambe e la testa.
Il TOR è un lunghissimo percorso da preparare prima con il fisico e poi con la testa, un lavoro di
resilienza dove ci sono arrivata per gradi, dapprima con le gare più facili e poi sempre più complesse,
alcune volte mettendo a rischio la mia stessa vita.
La vita stessa è una sfida continua e il piacere di mettersi alla prova è sinonimo di non arrendersi mai.
Ringrazio Leonardo e l’associazione San Giovanni Rotondo FREE, il comune di San Giovanni
Rotondo e tutte le donne a cui dedico questo mio quarto Tor De Geants.
Carmela

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