Articolo e foto di Alberto Valente Pietroboni
Inizia quasi come una caccia al tesoro l’individuazione delle “Madonne” per le vie del paese. In effetti è davvero difficoltoso riuscire a capire dove e quante rappresentazioni ci siano. Purtroppo non c’è nessuna comunicazione o programma da parte degli enti preposti. Fa riflettere questa mancanza comunicativa e di pubblicità verso una delle pochissime tradizioni storiche locali che ancora resiste ai tempi moderni. Da segnalare il contributo prezioso dato dalla “Congrega di Sant’Orsola” che da anni si adopera per la salvaguardia e la valorizzazione delle tradizioni storiche/culturali della nostra cittadina.
Immaginavo mentre camminavo come farebbe un turista a trovare ed ammirare queste rappresentazioni storiche.
La prima delle Madonne è in via San Martino, alle spalle della Chiesa San Giuseppe.
Alcune donne, come da tradizione stanno recitando il Rosario, nonostante il vento pungente che accompagna la giornata. La signora che ha curato la vestizione incuriosita ci domanda, se siamo del posto; mi verrebbe da chiederle se sia mai capitato un forestiero da queste parti, sarebbe un miracolo!
Rievoca con lucidità e malinconia il passato; dove la giornata era vissuta come una grande festa fatta di preparazione, canti, devozione, partecipazione e preghiere. Ci ricorda come nel Centro Storico era consuetudine allestire le madonne. Da “Miuccia tabacchin” alla chiazza d Sant Ncola il suo racconto procede con decine di nomi di donne e quartieri che negli anni hanno reso omaggio a questa antica tradizione.
Altre due rappresentazioni si trovano in via Galilei.
L’ultima delle quattro “Madonne” si trova in via De Nittis.
La storia.
La tradizione sangiovannese della “Vestizione delle Madonne“ in occasione del 14 e 15 agosto, è strettamente collegata alla devozione della Madonna dei Sette Veli venerata a Foggia.
Questa devozione ha origini molto antiche legate al ritrovamento del Quadro dell’Iconavetere (antica immagine) avvenuto nell’XI secolo nella terra di Foggia.
Un pastore, mentre il suo gregge pascolava, scorse un pozzo poco distante, vi andò, calò il secchio che, nella risalita, non portò acqua ma pezzi di stoffa. Il pastore incuriosito da questo strano episodio cerco in tutti i modi di tirare fuori l’oggetto misterioso che, altro non era, che un antichissimo quadro raffigurante la Madonna.
Il Quadro era avvolto da sette strati di stoffa, questo lo si può spiegare molto semplicemente. La città di Foggia subì diverse invasioni, tra queste le più violente e spaventose furono ad opera dei Turchi e Saraceni che non avendo alcun rispetto verso i simboli della religione cristiana, distruggevano statue ed icone. Molte icone e statue vennero messe in salvo proprio nascondendole in panni e coperte in modo da essere camuffate.
Il ritrovamento del quadro suscitò molto entusiasmo nel popolo perché fu ritenuto un chiaro segno di protezione della Vergine Maria verso gli abitanti della città di Foggia che poco tempo prima aveva subito una disastrosa invasione distruttiva da parte dei Saraceni. La notizia del ritrovamento si diffuse rapidamente e parallelamente, secondo la tradizione locale, cessarono le carestie e l’epidemia di peste anche tra la popolazione sangiovannese che partecipò numerosa ai pellegrinaggi.
Il culto per la Madonna andò sempre più crescendo; a festeggiare la Madonna dei Sette Veli non erano solo i cittadini foggiani ma anche la gente delle campagne vicine e dell’intera provincia, tra questi tantissimi sangiovannesi, che abitavano la piana garganica.
Durante i festeggiamenti in onore della Madonna dei Sette Veli il pellegrinaggio aveva come scopo:
· rendere omaggio alla Madre di Dio e mettersi sotto la Sua protezione;
· ricevere la benedizione per se stessi, le proprie famiglie, gli animali e le campagne;
· partecipare, infine, alla fiera del bestiame;
Alla fine della venerazione, come segno tangibile della partecipazione ai festeggiamenti, veniva consegnato un pezzetto di stoffa che avvolgeva la Vergine.
Questo dono veniva conservato gelosamente dalle massaie, infatti per evitare di perderlo o usurarlo, lo sistemavano in un quadro con un vetro di protezione.
Col passar del tempo i quadri vennero abbelliti con lavori all’uncinetto, ricami in seta, decorazioni in pittura ad olio. È molto rilevante il fatto che le famiglie più agiate del tempo inserissero nella dote delle loro figlie uno di questi quadri, con splendidi ricami in filo d’oro e seta. Erano dei veri e propri gioielli.
Altri, invece, commissionavano ad artisti del legno di farsi costruire lo “Scaraballo” in gergo lu sckaravatte, una specie di tronetto con al centro un pezzetto di stoffa nera.
Con il miglioramento della qualità di vita, nel giorno di Ferragosto, c’era più possibilità per la gente di campagna di raggiungere il paese e poiché era la festa della madonna portavano con se “il Quadro” della Madonna dei Sette Veli esponevano per la venerazione ai vicini di casa. Con gli anni questa esposizione acquistò una forma molto particolare e suggestiva, ovvero mettere attorno al quadro veli e coperte.
Fu così che iniziò la “Vestizione delle Madonne”.
Infatti fin dalle prime ore del 14 agosto, osservando digiuno e astinenza, nelle case e nelle strade c’è gran fermento di persone che, dopo aver scelto il luogo, di solito un sottano o uno scantinato, cominciavano a sistemare veli e coperte facendo in modo che al centro venisse collocato un altare sul quale trovava posto “il Quadro”.
Al tempo non c’era la possibilità di reperire fiori freschi per l’abbellimento del luogo dove avveniva la venerazione quindi venivano usati esclusivamente piante di basilico che nel mese di agosto raggiungono il massimo della bellezza e del profumo.
Per dimostrare la regalità della Madonna veniva confezionata una corona con collane, catene e ciondoli d’oro. Era una gara di devozione e generosità, specialmente per le giovani spose che prestavano il proprio velo e la propria coperta per vestire la Madonna.
Per ultimo, all’esterno, veniva sistemato un baldacchino fatto con un lenzuolo bianco al cui venivano appesi tanti fazzoletti di varie misure e colori, che rappresentavano le lingue di fuoco dello Spirito Santo e per dimostrare che la Madonna era la “piena di grazia” e di tutti “i doni dello Spirito Santo”.
La sera del 14 agosto iniziava la veglia mariana i cui i principali partecipanti erano i vicini di casa dove veniva allestito l’omaggio alla Madonna. Durante la veglia oltre la recita del rosario unito a canti mariani, venivano recitate le “150 Ave Maria” e prima di ogni Ave Maria si recitava una tipica invocazione in dialetto sangiovannese:
“amma murì, amma ttraversà, la vadda di Josafatte amma fa;‘
ncuntrame lu brutte nemmiche:
sfratta da qua pecchè tu cull’anema mia ne n’aie che fa,
pecchè lu jurne de la Vergine Maria 150 cruce feci ie”
(dobbiamo morire, dobbiamo attraversare, la valle di Josafat dobbiamo fare;
incontriamo il brutto nemico:
allontanati di qua perché tu con l’anima mia non hai cosa fare,
perché il giorno della Vergine Maria 150 croci feci io).
Si ringrazia:
per la collaborazione Monica Pia De Nittis.
Per le preziose informazioni storiche il Priore della Confraternita dei Morti, dott. Matteo Impagliatelli.
L’associazione “Garganistan” per alcune informazioni storiche.