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23 Nov

Le serenate a San Giovanni Rotondo

Di Antonio Urbano(lu spruvvist)

Premetto che questo piccolo pensiero che voglio cercare di comunicarvi fa parte della mia personale idea ed è legato alla mia esperienza di vita relativa alla cultura popolare.

Parlare di cultura popolare può risultare ambiguo se non prestiamo attenzione a ciò che diciamo, e soprattutto non si può parlare di popolare senza aver “tastato” direttamente il campo dei suoni, canti e balli tradizionali.

La serenata in se, è un atto di amore, e ha come scopo la “conquista” della donna che si ama. Emozioni e sentimenti che vengono dimostrati ed espressi tramite il canto, il suono e i balli. Proveniente da altri popoli e quindi da altre nazioni, la serenata garganica ha subito diverse influenze di vari popoli(francesi, spagnoli, greci), ovviamente l’interculturalità e l’interscambio delle varie etnie hanno prodotto differenti versioni di serenate.

Successivamente anche i vari popoli che hanno abitato e che abitano il Gargano(sangiovannesi, sammarchesi, rignanesi, montanari, carpinesi, sannicandresi, vichesi, cagnanesi, ischitellani, rodiani, peschiciani, viestani, etc..) hanno caratterizzato i propri canti, balli e suoni con delle specifiche proprie di ogni paese.

Nella nostra San Giovanni Rotondo la cultura popolare ha una valenza sociale, nel senso che “li sangiuvannarë” tengono molto alle proprie tradizioni, musicali, gastronomiche… Questo alto grado di attenzione è frutto di un’appartenenza ad un territorio che ancora una volta si dimostra pieno di risorse.

Grazie alle ricerche effettuate da famosi etnomusicologi come R. Leydi, A. Lomax, R. De Cristofaro, S. Villani, e l’ausilio di alcuni grandi ricercatori e raccoglitori del territorio come M. Rinaldi e P. Gravina, accompagnati successivamente dal lavoro integrativo della FITP(il presidente nazionale attualmente è B. Ripoli),oggi possiamo godere di un vasto repertorio etnografico garganico, che però spesso resta ancora nascosto e non accessibile a tutti. Parliamo di serenate al plurale per un semplice motivo: grazie al continuo e perentorio cambiamento sociale e culturale che ha influenzato e che influenza la nostra storia, è possibile solo definire una “struttura comune” della serenata per tutti i popoli garganici: strofette di apertura, canto a distesa, strofette(di scontro o di amore), strofette di commiato. Inoltre siamo tutti d’accordo che la serenata era dedicata ed è dedicata alla “zita”, facendo diventare la serenata un vero e proprio evento rituale “obbligatorio”, dove si dichiarava l’amore che si provava per la propria amata.

Ascoltando testimonianze di anziani (pastori, muratori, agricoltori), la maggior parte delle serenate venivano effettuate in prima serata e spesso ci si intratteneva fino a tarda notte, ma non mancavano alcune eccezioni: di mattina vi era l’usanza di pastori-cantori di “portare la serenata alla propria fidanzata” prima di dover andare a lavoro, oppure perché vi era stato un litigio tra i due innamorati, o ancora per conquistarla attraverso questa forma di romanticismo.

Le serenate d’amore erano quelle che avevano un lieto fine, ovvero il padre della sposa concedeva senza problemi la mano della propria figlia al giovane amato; mentre le serenate di scontro servivano proprio quando il giovane pretendente veniva rifiutato e di conseguenza esprimeva il proprio disprezzo tramite canti, ovviamente in quest’ultima occasione il pericolo di dover affrontare il padre o la famiglia della sposa, pronta con il piede di guerra a rifiutare il pretendente. Un mix di comportamenti, sguardi, canti uniti ad un savoir-faire proprio dei cantori delle serenate, permetteva di creare un contesto gioioso dove l’atmosfera d’amore avvolgeva i giovani innamorati. La serenata prima si suonava con la chitarra battente, ma nel corso del tempo furono introdotti tamburelli, zighetebù, castagnole, organetto, e ancora, nel periodo delle barberie altri strumenti quali mandolino, chitarra francese e fisarmonica.

Alcuni di questi strumenti oggi sono ancora utilizzati durante le serenate. Ad esempio un riferimento d’obbligo va fatto alla grandiosa proposta e ripresa delle serenate effettuate prima da i Cantori di San Giovanni Rotondo, e successivamente da Li Spruvvist che hanno unito la tradizione e il popolare, mischiandolo con contaminazioni varie, eseguendo così anche brani della musica moderna, con il duplice scopo: 1 far rivivere la tradizionale pratica delle serenate, 2 rendere la serata organizzata e voluta dallo sposo o da chi per lui, gioiosa, allegra, combattendo ciò che aimè, sono le facili dispersioni che oggi influenzano i giovani(alcool, droga, cattive compagnie), tendendo ad un DIVERTIMENTO SANO e SALUBRE. Un’evoluzione questa, che non si può fermare.

Ed ecco, la rivalutazione di antichi valori e antichi saperi, che ancora una volta, essendo caratterizzati dalla semplicità si dimostrano favorevoli alla crescita umana. Infine vorrei concludere questo mio breve pensiero, rivolgendomi a chi è già appassionato e a chi ancora non lo è, dicendo:
“INNAMORATI DELLA TRADIZIONE, MA NON DISTRUGGERLA. FA CHE LEI ENTRI DENTRO DI TE, E CI RESTI. TRASMETTILA CON GIUSTO AMORE IN MODO CHE RIVIVA E TI FACCIA VIVERE.”

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