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25 Nov

Padre Pio attendeva sempre con grande gioia il mese di maggio e ripeteva: E’ il mese delle grazie!

Il mese di maggio era atteso da Padre Pio con gioiosa ansia. In questo mese a Lei particolarmente dedicato, la Madonna faceva sfoggio della sua bontà e dei ritrovati di una delicata pedagogia nei riguardi del nostro Frate cappuccino.

La lettera scritta a Padre Agostino il l° maggio 1912 è un resoconto preciso delle gioie e delle grazie, che Maria gli procura nel suo bel mese: «Babbo carissimo, oh! le joli mois que le mois de mai! C’est le plus beau de l’année. Sì, padre mio, questo mese come predica bene le dolcezze e la bellezza di Maria! La mia mente nel pensare agl’innumerevoli benefici che ha fatto a me questa cara mammina mi vergogno di me stesso, non avendo guardato mai abbastanza con amore il di lei cuore e la di lei mano, che con tanta bontà me li compartiva; e quel che più mi dà afflizione è di aver ricambiato le cure affettuose di questa nostra madre con tanti continui disgusti. Quante volte ho confidato a questa madre le penose ansie del mio cuore agitato! e quante volte mi ha consolato! Ma la mia riconoscenza quale fu?… Nelle maggiori afflizioni mi sembra di non aver più madre sulla terra; ma di averne una molto pietosa nel cielo. Ma quante volte il mio cuore fu calmo, tutto quasi dimenticai; dimenticai quasi perfino i doveri di gratitudine verso questa benedetta mammina celeste! Il mese di maggio per me è il mese di grazie…» (Epistolario I, pp. 275-276).

In questa lettera notiamo due cose: le parole scritte in francese e la straordinaria intimità tra la Vergine e Padre Pio. Egli non aveva mai studiato la lingua francese e, interrogato da Padre Agostino su chi gliela avesse insegnata, risponde: «Alla vostra dimanda riguardante il francese, rispondo con Geremia: “A, a, a… Nescio loqui”» (ivi, p. 277). Dalla lettera del 20 settembre 1912, invece, sappiamo chi è tale insolito professore di lingue straniere: «I celesti personaggi non cessano di visitarmi e farmi pregustare l’ebbrezza dei beati. E se la missione del nostro angelo custode è grande, quella del mio è di certo più grande dovendomi fare anche da maestro nella spiega di altre lingue» (ivi, p. 304). […].
In questa lettera notiamo due cose: le parole scritte in francese e la straordinaria intimità tra la Vergine e Padre Pio. Egli non aveva mai studiato la lingua francese e, interrogato da Padre Agostino su chi gliela avesse insegnata, risponde: «Alla vostra dimanda riguardante il francese, rispondo con Geremia: “A, a, a… Nescio loqui”» (ivi, p. 277). Dalla lettera del 20 settembre 1912, invece, sappiamo chi è tale insolito professore di lingue straniere: «I celesti personaggi non cessano di visitarmi e farmi pregustare l’ebbrezza dei beati. E se la missione del nostro angelo custode è grande, quella del mio è di certo più grande dovendomi fare anche da maestro nella spiega di altre lingue» (ivi, p. 304). […].


La lettera citata del l° maggio 1912 lascia trasparire, tra l’altro, la gioia e la calma sicurezza del figlio che sa di essere sotto la protezione di «questa benedetta mammina celeste»: sono segreti soprannaturali dell’unione mistica con Maria, che appartengono in larga misura al campo dell’ineffabile e dell’indicibile. Questi momenti di intimità sono più frequenti nel mese di maggio, come dice lo stesso interessato: «Il mese di maggio per me è il mese di grazie, e quest’anno spero di riceverne due sole» (Epistolario I, p. 276).
La devozione mariana di Padre Pio non è certamente sentimentale o passeggera, ma poggia su solide fondamenta e vanta origini nobili: infatti egli contempla Maria nella Rivelazione biblica e nella Storia della Salvezza. In questo contesto la percepisce come un legame molto stretto e forte tra lui e Gesù e la invoca teneramente «con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice». […]. In realtà «la mediazione di Maria è strettamente legata alla sua maternità» (Redemptoris Mater, n. 38) e «non impedisce minimamente l’unione immediata dei credenti con Cristo, anzi la facilita» (Lumen gentium, n. 60). E siccome «Maria guida i fedeli all’Eucaristia» (ivi, n. 44), proprio durante la celebrazione della Santa Messa il primo Sacerdote stimmatizzato ha raggiunto il culmine dell’unione mistica con la Vergine Addolorata: «Povera Mammina, quanto bene mi vuole. L’ho constatato di bel nuovo allo spuntare di questo bel mese. Con quanta cura mi ha ella accompagnato all’altare questa mattina. Mi è sembrato ch’ella non avesse altro a pensare se non a me solo col riempirmi il cuore tutto di santi affetti» (Epistolario I, p. 276).

Perciò ad una persona dice: «Se vuoi assistere con devozione e con frutto alla Santa Messa, pensa alla Vergine Addolorata ai piedi del Calvario». […].
Il mese di maggio olezzante di rose e radioso di luce è per il Frate portatore di gioie e di grazie, nel cui mare egli vorrebbe immergere i suoi Direttori spirituali. Per esempio, a Padre Agostino scrive il 20 maggio 1912: «Amatissimo babbo, que je suis content! Réjouissons-nous, mon cher père: vive la joie!… Gesù e Maria seguitano a farmi da genitori. O padre mio, chi può trascrivervi le consolazioni, che mi fa sentire in questo mese la celeste mammina!» (Epistolario I, pp. 284-285).

Le cure materne di Maria verso il suo devoto figlio hanno delle sfumature delicatissime, che sono registrate nella lettera del 6 maggio 1913 a Padre Agostino: «Babbo carissimo… Ecco finalmente ritornato il mese della bella Mammina… Questa cara Mammina seguita a prestarmi premurosamente le sue materne cure, specialmente in questo mese. Le di lei cure verso di me toccano la ricercatezza… Che cosa ho io fatto per aver meritato tanta squisitezza? La mia condotta non è stata forse una smentita continua, non dico di suo figlio, ma anche al nome stesso di cristiano? Eppure questa tenerissima Madre nella sua grande misericordia, sapienza e bontà ha voluto punirmi in un modo assai eccelso col versare nel mio cuore tali e tante grazie, che quando mi trovo alla presenza sua ed a quella di Gesù sono costretto ad esclamare: “Dove sono, dove mi trovo? chi è che mi sta vicino?”. Mi sento tutto bruciare senza fuoco; mi sento stretto e legato al Figlio per mezzo di questa Madre, senza neanche vedere le catene che tanto stretto mi tengono; mille fiamme mi consumano; sento di morire continuamente e pur sempre vivo» (Epistolario I, pp. 356-357).  C’è nel brano un amore mistico, che infiamma l’anima e puntualizza bene il ruolo della Santa Vergine nella nostra vita: e cioè la sua maternità e la sua mediazione in Cristo, per cui vale la pena tenersi strettamente avvinti a «Gesù ed alla sua diletta Madre» (ibidem). Padre Pio, illuminato dallo Spirito Santo, comprende per esperienza che nel prestabilito disegno divino si va a Gesù per mezzo di Maria: Ella attua una «mediazione in Cristo» (Redemptoris Mater, n. 38) e ogni suo salutare influsso verso di noi «non nasce da reale necessità, ma dal beneplacito di Dio, e sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo» (Lumen gentium, n. 60).
Il Papa sa e insegna che «questo salutare influsso è sostenuto dallo Spirito Santo, che, come adombrò la Vergine Maria dando in Lei inizio alla maternità divina, così ne sostiene di continuo la sollecitudine verso i fratelli del suo Figlio» (Redemptoris Mater, n. 38).

Questa dottrina costante della Chiesa ha sperimentato il Frate di Pietrelcina nella sua lunga vita.

Il Settimanale di Padre Pio
Angelo Pizzarelli,
Padre Pio: Maestro di devozione Mariana,
pp. 44-49

FONTE www.papaboys.org

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