CORONAVIRUS: LO STRESS NEGLI OPERATORI SANITARI
Nell’ambito delle professioni sanitarie è inevitabile, in questo periodo storico che stiamo vivendo, affrontare il tema dello stress che si sta abbattendo sui vari operatori sanitari (anche in termini di burn-out), che sono in prima linea e lavorano per tutti noi, ancor di più in questo periodo di pandemia.
Dirigenti sanitari, medici (e specialisti in questo settore), infermieri, OSS e collaboratori stanno attraversando momenti drammatici e a volte tragici, e possono sviluppare angosce di morte, difficili da sopportare, insieme allo stress organizzativo.
Infatti, essi si trovano a fare i conti con il COVID-19 due volte: innanzitutto per quanto riguarda il riconoscere, diagnosticare e trattare il virus nei pazienti, e poi per quanto riguarda l’aspetto psicologico, che comporta paure, angosce e timori per sè stessi e per i propri cari. Non è insolito che gli operatori sanitari, essendo a contatto con pazienti COVID-19, temano di essere infettati e per questo motivo adottino misure di sicurezza forti anche in casa, tenendo a distanza figli e parenti, per non correre il rischio, nell’eventualità di essere infetti, di infettare anche loro. È questo un atto che per alcuni, specie i bambini, può sembrare sinonimo di freddezza e distacco, ma in realtà si tratta di un atto di amore e protezione verso le persone amate, che può essere spiegato ai bambini sotto forma di gioco.
Gli operatori sanitari sono sottoposti ad un forte stress fisico e psicologico. Fisicamente, essi si trovano a dover affrontare turni estenuanti, spesso in condizioni non del tutto sicure (mancanza di presidi quali mascherine, guanti, tute adeguate). Psicologicamente, il contatto con la malattia e la morte induce inevitabilmente uno stato di stress e di depressione, insieme ad angosce di morte e a forti paure per sé stessi e per gli altri; a questo proposito, gioca sicuramente un ruolo importante la resilienza di ognuno di noi, ovvero la capacità più o meno inconscia di ricorrere alle proprie risorse positive per affrontare situazioni negative. Per questi motivi, è possibile che l’operatore sanitario arrivi anche al burn-out, ovvero la sopraffazione emotiva e mentale che può portare il soggetto ad essere carente nel proprio lavoro o addirittura ad abbandonarlo. Un altro rischio che l’operatore sanitario corre è quello di sviluppare un Disturbo Post-traumatico da stress (PTSD), che consiste nel rivivere gli eventi traumatici e le emozioni ad essi associati anche a distanza di molto tempo dal loro esordio; si verifica spesso in persone che si trovano a vivere calamità naturali (terremoti, inondazioni, uragani), ma anche in casi di traumi post-bellici e personali molto forti. Inoltre, il non sapere per quanto tempo ancora questa situazione si protrarrà (quindi la mancanza di orizzonti), può favorire l’insorgere di stati ansiosi e depressivi.
Per ovviare a questa triste situazione, occorrerebbe attrezzare il personale in modo adeguato, sia dal punto di vista prettamente lavorativo (quindi garantire che il lavoro avvenga in sicurezza, con
le dovute attrezzature e gli orari prestabiliti; magari assumendo per quanto possibile nuovo personale) sia dal punto di vista psicologico, fornendo un’adeguata preparazione a chi si trova e si troverà a lavorare in questo campo e sostegno e ascolto a chi già si trova a combattere in prima linea contro questo nostro nemico comune.
Il problema è quindi multidisciplinare, e se viene affrontato in questa forma si potrebbe ottenere un sensibile miglioramento della qualità di vita degli operatori sanitari, nonché una maggiore serenità relativamente al problema.
C’è da considerare che non ci è dato sapere per quanto tempo questa situazione si protrarrà, perciò occorrerebbe intervenire nel più breve tempo possibile, in modo da permettere agli operatori sanitari di continuare ad affrontare e gestire la situazione, ma di farlo nel miglior modo possibile. È molto importante perciò il sostegno psicologico al personale sanitario, e a questo proposito si sono attivati numerosi psicologi, anche nella nostra città, che sono disponibili a dare il loro contributo per via telematica. Altrettanto importante è che ai suddetti operatori sia permesso di lavorare in completa sicurezza e rispettando i propri orari di lavoro.
Una volta finita l’emergenza, sarebbe opportuno svolgere dei corsi di formazione condotti da personale specializzato (psicologi, psicoterapeuti, specialisti dell’emergenza) per preparare l’operatore sanitario alla gestione dell’emergenza sia per quello che concerne la propria mansione, sia per quello che riguarda la sua gestione psicologica, lavorando sugli errori commessi e per piccoli gruppi. Si auspica quindi una sorta di “lavoro di gruppo” per categoria omogenea (medici con medici, infermieri con infermieri, OSS con OSS, ecc..), quando sarà possibile, in cui sia incentivato il confronto delle conoscenze e delle emozioni di ciascun individuo.
Nel frattempo, i distretti socio-sanitari 51 e 52, facenti parte dell’ASL Foggia, hanno istituito presso il Consultorio familiare il servizio di sostegno per il COVID-19, che viene attuato attraverso videochiamate Whatsapp e chiamate telefoniche, è gratutito ed è aperto a tutti. Per maggiori informazioni, è possibile contattare il Dott. Basilio Fiorentino (328-8458479) o il Consultorio familiare (0882-200175).
Dott. Basilio Fiorentino, psicologo e psicoterapeuta ad orientamento analitico Dott.ssa Maria Pia Mattiello, psicologa e psicosessuologa in formazione