Tra i profumi intensi e i colori selvaggi del Parco Nazionale del Gargano, cresce uno dei frutti più prelibati e poco conosciuti della Puglia: le more del Gargano. Questi piccoli frutti scuri, succosi e profumati, raccontano una storia di biodiversità, tradizione contadina e ricchezza naturale.
Un frutto spontaneo e generoso
Le more del Gargano non sono coltivate in grandi piantagioni: crescono spontaneamente lungo i sentieri, ai margini dei boschi di leccio e faggio, tra muretti a secco e antichi oliveti. Appartengono alla specie Rubus fruticosus, il classico rovo selvatico mediterraneo, e maturano tra fine luglio e settembre, quando il sole cocente del sud Italia favorisce una concentrazione zuccherina naturale.
Il clima del Gargano, caratterizzato da forti escursioni termiche tra giorno e notte, conferisce alle more un sapore intenso, aromatico e leggermente acidulo, perfetto sia per il consumo fresco che per la trasformazione.
Tradizione e usi locali
Per le famiglie garganiche, la raccolta delle more è una vera e propria tradizione estiva, spesso tramandata di generazione in generazione. Con mani esperte e cestini di vimini, gli abitanti dei borghi — da San Giovanni Rotondo a Monte Sant’Angelo — si inoltrano nelle macchie per raccogliere questi frutti preziosi.
Le more vengono utilizzate per preparare:
- Confetture artigianali, ideali su pane casereccio o crostate rustiche;
- Sciroppi e liquori digestivi, che conservano il profumo dell’estate anche nei mesi freddi;
- Dolci tipici come le crostate o i biscotti ripieni;
- E persino piatti salati: alcune trattorie locali propongono formaggi freschi accompagnati da riduzioni di mora selvatica.
Un frutto da valorizzare
Nonostante la loro qualità eccellente, le more del Gargano non sono ancora un prodotto riconosciuto da marchi DOP o IGP. Tuttavia, molte aziende agricole locali e piccoli produttori biologici stanno puntando su questo frutto per promuovere un’agricoltura sostenibile e a basso impatto, basata sulla raccolta manuale e sulla valorizzazione delle risorse spontanee.
In un’epoca di omologazione alimentare, le more del Gargano rappresentano un patrimonio da riscoprire e proteggere, legato a un territorio unico per storia, paesaggi e biodiversità.