
Scelto l’Ospedale di San Pio come prima tappa del Giubileo Camilliano che celebra il 450° anniversario della conversione del patrono dei malati e degli operatori sanitari
È stata accolta questa mattina in Casa Sollievo della Sofferenza la reliquia del cuore di San Camillo de Lellis, in pellegrinaggio per tutto il 2025 nei luoghi che hanno segnato la sua vita e l’evoluzione della sua missione, in occasione del 450° anniversario della conversione.
Accadde la mattina del 2 febbraio 1575, in una vallata limitrofa a San Giovanni Rotondo, oggi nota come Valle dell’Inferno, la conversione del venticinquenne Camillo, dopo aver pernottato, la notte precedente, nella cella numero 5 del recente Convento dei Cappuccini, la stessa che oltre tre secoli dopo avrebbe occupato un giovanissimo Fra Pio. A riguardo si racconta che Padre Pio disse: «San Camillo la abitò una sola notte e si fece santo…ed io che vi abito da trenta anni sono ancora un povero diavolo».
Ed è proprio a San Giovanni Rotondo che si darà il via allo straordinario Anno Giubilare Camilliano con la celebrazione eucaristica delle 18:00 nel Santuario di Santa Maria delle Grazie.


All’accoglienza della reliquia del cuore di San Camillo, avvenuta sul pronao di Casa Sollievo, è seguita la processione nei corridoi dell’Ospedale fino alla Cappella Maggiore dove si è svolto un momento di preghiera presieduto da padre Medard Abouè, consultore generale e coordinatore della commissione centrale del Giubileo Camilliano. Si è proseguito quindi verso la Cappella Minore, dove Padre Pio celebrava la Santa Messa per i suoi ammalati.
«Oggi si è compiuto l’incontro del cuore di San Camillo con quello ancora pulsante lasciato in eredità da San Pio – ha affermato padre Carlo Mangione, superiore della Provincia Siculo-Napoletana –. Due Santi che nella loro vita hanno testimoniato una Chiesa vicina a chi è nel bisogno. 450 anni fa, Camillo è passato da questa strada, giovane, sbandato e disorientato, e proprio qui si è reso alla grazia; e sempre qui San Pio ha sentito il bisogno di essere vicino all’umanità sofferente, aiutandola nel migliore dei modi».
«Oggi siamo qui, in questa Casa – ha continuato padre Medard Abouè – per chiedere una grazia, secondo l’intercessione di San Camillo, in particolare per chi opera in questo ospedale, il cui nome racchiude l’intera sua missione: sollevare dalla sofferenza, curare gli ammalati, guarire corpi e anime».



La scelta della Casa Sollievo della Sofferenza come prima tappa del Giubileo Camilliano non è stata casuale: le vite di San Pio e San Camillo si sono intersecate a vicenda, vite spese per il bene del prossimo nell’amore, nella dolcezza e nella grazia. Amavano entrambi il malato come Gesù in persona. San Camillo vedeva Cristo nel malato, si inginocchiava, gli baciava le mani, lo adorava. Con il suo motto, “più cuore in quelle mani, fratelli”, insegnò per primo l’umanizzazione delle cure. Allo stesso modo San Pio, che sognò e realizzò un ospedale che avesse come missione il sollievo delle sofferenze, chiedeva costantemente ai suoi collaboratori una cura del corpo e dell’anima ripetendo sovente “nell’ammalato c’è Cristo”.

Una rappresentanza degli Istituti religiosi e laici che hanno organizzato l’Anno Giubilare Camilliano
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