di Di Antonio Tarallo
Due immense figure della Chiesa del ‘900: San Giovanni Paolo II di cui oggi ricorre la memoria liturgica e San Pio da Pietrelcina . Abbiamo ancora tutti nella mente e nel cuore piazza San Pietro gremita al momento della canonizzazione del frate cappuccino: Papa Wojtyla è davanti all’immagine di quel frate con la barba; di quel frate a cui molti fedeli ricorrono per chiedere tante Grazie. Ma prima di quella domenica 16 giugno 2002, giorno della canonizzazione del santo cappuccino, le loro vite si erano già incontrate, incrociate.
Anno 1948, il giovane sacerdote Karol Wojtyla è a Roma. Due anni prima, la sua ordinazione sacerdote. E’ a Roma per studiare e conseguire la licenza e il dottorato in teologia alla Pontificia Università San Tommaso d’Aquino. Ed è proprio in questo soggiorno che lo studente polacco sente parlare della fama del frate. E così, il giovane sacerdote, approfittando delle vacanze di Pasqua, si reca a San Giovanni Rotondo per incontrarlo. Un incontro che San Giovanni Paolo II non dimenticherà mai e che ricorderà proprio nell’occasione della canonizzazione di Padre Pio descritto dal Papa polacco come “generoso dispensatore della Misericordia Divina rendendosi a tutti disponibile attraverso l’accoglienza e la direzione spirituale specialmente l’amministrazione del Sacramento della Penitenza”. E, poi, parlando a braccio, aggiungerà: “Anch’io ho avuto il privilegio nei miei anni giovani di approfittare di questa sua disponibilità di penitenza”.
Altro incontro, questa volta solo epistolare. Altro anno, 1962. All’epoca quel giovane studente era diventato arcivescovo di Cracovia. In quell’anno, a Roma, si stavano svolgendo i lavori del Concilio Vaticano II. Il metropolita di Cracovia è nella Città Eterna per portare il suo contributo al Concilio. E proprio in quel periodo viene colto da una notizia che turba profondamente il suo animo: la sua cara amica Wanda Poltawska si trova in fin di vita. In questo caso non perde tempo a chiedere aiuto al frate. Gli manda una lettera: “Venerabile Padre, Ti prego di rivolgere una preghiera per una madre di quattro figlie, di quarant’anni, di Cracovia in Polonia (durante l’ultima guerra in campo di concentramento in Germania), ora in pericolo gravissimo di salute e della vita stessa per un cancro: affinché Dio per intercessione della Beatissima Vergine mostri la sua misericordia a lei e alla sua famiglia. In Cristo, obbligatissimo + Carolus Wojtyla, vescovo titolare di Ombi, vicario capitolare di Cracovia”. A quella lettera Padre Pio risponderà con preghiere di intercessione per la giovane madre. Ormai storica la sua esclamazione dopo la lettura delle parole di Wojtyla: che si tramanda “A questo non si può dire di no”. Solo dodici giorni dopo, scriverà un’altra lettera al frate capuccino per ringraziarlo delle sue preghiere: Wanda Poltawska è miracolosamente guarita.
Dopo la morte di Padre Pio, ci saranno due occasioni per Wojtyla per rendergli omaggio. Novembre 1974: il Cardinale e Arcivescovo di Cracovia si reca presso la tomba del frate. 25 maggio 1987 quel Cardinale è ora Papa Giovanni Paolo II. In silenzio, in preghiera, il capo chino, possiamo immaginare Giovanni Paolo II ancora ringraziare Padre Pio per quella miracolosa guarigione avvenuta diversi anni prima. Un dialogo intimo a distanza di così tanti anni da quel primo incontro del 1948. Alla fine, sarà proprio quel giovane studente, poi Arcivescovo di Cracovia e infine Papa a canonizzarlo. Le vite dei santi s’intrecciano sempre nel mirabile Disegno di Dio.
Fonte https://www.acistampa.com/