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21 Nov

Quella volta che incontrai Lucio Dalla

Di Nicola Padovano Siena

Sembra strano raccontarlo dopo tanti anni, molti penseranno- ma cosa dici? -In realtà ho un ricordo vivissimo di Lucio Dalla.

Intanto occorre raccontare che Lucio (scusate l’amichevole appellativo) era di casa nella strada che io chiamavo casa, cioè in via Pirgiano a San Giovanni Rotondo. Mia zia ha una foto degli anni settanta in cui sono tutti insieme presso una fontana. Lucio era un grandissimo amico di donna Fortunata Morcaldi, figlia di don Ciccio Morcaldi e frequentava la sua casa. Ora la signora in questione abitava a tre passi da casa mia, quando io risiedevo nel centro storico di San Giovanni Rotondo, diciamo nell’adolescenza , negli anni novanta; non solo era un’amica era una figlia spirituale di Padre Pio e qui il cerchio si chiude, a testimonianza del fatto che Lucio era profondamente sensibile, credeva a modo suo e nelle sue opere c’è testimonianza di questo fervore, di questa inquietudine artistica o religiosa o semplicemente indagatrice dell’animo umano.

Quando lo raccontavo tutti ridevano, soprattutto gli amici dell’università: -a cazzaro…- dicevano ma in realtà accadde un giorno di incontrarlo. Fu una frazione di secondo come tutte le cose strepitose della vita: dentro o fuori, giallo o rosso, giusto o sbagliato.

Un giorno del mese di settembre, sarò stato sedicienne, nella chiesa Madre di San Giovanni Rotondo, dopo la messa delle 11, mentre all’angolo sinistro della chiesa c’era l’addobbo per la Madonna delle Grazie ( altro cerchio che si chiude, perché il quadro della Madonna si trova nel Santuario del convento dei Cappuccini e guarda caso è la madonna che si trova nella chiesetta in cui Padre Pio ricevette le stimmate…); improvvisamente vidi spuntare la sagoma di un uomo in canotta, gia la cosa faceva ridere gli astanti perchè pareva indecorosa che si chinava al cospetto della madre di Gesù.

Che emozione stupenda. Lo avevo riconosciuto solo io. I più erano attenti nel fare i loro mestieri, ritirati nelle loro funzioni domenicali e lui invece un piccolo uomo, piccolissimo, chinato dinazi alla madre dell’amore. Sì perché era questa l’impressione che Lucio mi dava . Questa immagine di profonda umanità quasi come se chiedesse , se volesse cercare lo sguardo di quella donna. Uno sguardo innamorato come si ama tra madre e figlio. In quel momento Lucio avrà detto qualche preghiera o avrà chiesto qualcosa alla Madonna, non lo sapremo mai. Io guardandolo immaginavo che lui potesse parlare con lei, che potesse chiederle qualcosa. In realtà era rapito, completamente assorbito nella bellezza di quel quadro e dello stupendo addobbo color cielo.

Io attendevo stupito , trasognante, incredulo. Poi nel briciolo di razionalità che mi era rimasto, andai a chiamare il prete della chiesa madre. -Don Carlo c’è Lucio Dalla!- I più si misero a ridere, anche il sacerdote ma Lucio mi aveva seguito ed era comparso subito dietro me.

A quel punto mentre chiudevo le bocche dei presenti, Lucio ed il prete si ritirarono per un colloquio nell’ufficio del sacerdote ed io tornai alla mia vita quotidiana.

Ho tanti ricordi di Lucio, da quelli di mia zia Nunzia che lo ha conosciuto a quelli di mio padre che è ancora convinto che la canzone “Piazza Grande” l’abbia scritta o dedicata alla “chiazza ranna“, soprannome della strada via Pirgiano, “la piazza Grande” poiché Lucio era un frequentatore della strada e dei suoi abitanti. Gli piaceva contaminarsi con tutto e tutti, gli piaceva rapire gli sguardi di quei ragazzi e ragazze e metterli dentro le sue canzoni.

Di lui mi resta oggi questo ritratto di un figlio innammorato chinato dinanzi alla madre dei tempi.

P.S. mia zia è quella con le teccine!!!

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