FONTE Garganistan ®
con la collaborazione del Dott. Matteo Impagliatelli,
attuale priore dell’Arciconfraternita dei Morti in San Giovanni Rotondo, Chiesa di Sant’Orsola.
Le notizie riportate in questo articolo sono state raccolte, vari decenni fa, dalla viva voce dei nostri anziani, ormai scomparsi, ai quali i loro antenati avevano narrato notizie relative a questa tradizione religiosa.
La tradizione della “Vestizione delle Madonne” in occasione del 15 agosto, è strettamente collegata alla devozione della Madonna dei Sette Veli venerata a Foggia.
Questa devozione ha origini molto antiche legata al ritrovamento del Quadro dell’Iconavetere avvenuto nell’XI secolo a Foggia.
Un pastore, mentre il suo gregge pascolava, scorse un pozzo poco distante, vi andò, calò il secchio e nel risalirlo al posto di trovare acqua trovò pezzi di stoffa.
Accertatosi se il pozzo conteneva acqua si prodigò a tirar fuori un misterioso oggetto, ovvero un antico quadro raffigurante la Madonna.
Il Quadro era avvolto da sette strati di stoffa, questa lo si può spiegare perché la città di Foggia subì diverse invasioni, tra qui anche di popoli eretici quali Turchi e Saraceni che non avendo alcun rispetto verso i simboli cristiani, distruggevano qualunque cosa. Molte icone vennero mise in salvo venendo nascoste in più stoffe o stracci per non dare nell’occhio e passare inosservate.
Il ritrovamento del quadro suscitò molto entusiasmo nel popolo perché fu ritenuto un chiaro segno di protezione della Vergine Maria verso gli abitanti della città di Foggia che poco tempo prima aveva subito una disastrosa invasione distruttiva da parte dei Saraceni.
Dopo ben due secoli, nel XIII sec., il culto per la Madonna andò sempre più crescendo; a festeggiare la Madonna dei Sette Veli non erano solo i cittadini foggiani ma anche la gente delle campagne vicine e dell’intera provincia.
Il popolo si recava a Foggia per vari motivi, quali:
- rendere omaggio alla Madonna e mettersi sotto la Sua protezione;
- ricevere la benedizione per se stessi, le proprie famiglie, gli animali e le campagne;
- partecipare, alla fine del culto, alla fiera del bestiame;
e cosa molto prestigiosa, alla fine della venerazione, come segno tangibile della partecipazione ai festeggiamenti, veniva consegnato un pezzetto di stoffa che avvolgeva la Vergine.
Questa reliquia veniva conservata con grande cura, infatti le buone massaie al fine di non perderlo o usurarlo, lo sistemavano in un quadro con un vetro di protezione.
Con il passar del tempo le massaie abbellivano il loro quadro con lavori all’uncinetto, ricami in seta, decorazioni in pittura ad olio e i più benestanti lo decoravano con minuziosi ricami in oro.
È molto rilevante il fatto che le famiglie più agiate del tempo inserissero nella dote delle loro figlie uno di questi quadri, con splendidi ricami in filo d’oro e seta.
Altri invece, commissionavano artisti del legno per farsi costruire lo “Scaraballo” in gergo lu sckaravatt, una sorta di “quadro profondo” con al centro collocato il prestigioso pezzo di stoffa della Vergine.
Con il miglioramento della qualità di vita, nel giorno di Ferragosto, c’era più possibilità per la gente di campagna di raggiungere il paese e festeggiare la Madonna.
In molti portavano con se “il Quadro” esponendolo ai vicini di casa. Con gli anni questa esposizione acquistò una forma molto particolare e suggestiva, ovvero mettere attorno al quadro veli e coperte.
Fu così che iniziò la “Vestizione delle Madonne”.
Tutto inizia fin dalle prime ore del 14 agosto, osservando digiuno e astinenza; nelle case e nelle strade c’è gran fermento di persone che, dopo aver scelto il luogo, di solito un sottano o a volte uno scantinato, cominciavano a sistemare veli e coperte facendo in modo che al centro venisse collocato un altare sul quale esporre “il Quadro”.
Al tempo non c’era la possibilità di reperire fiori freschi per l’abbellimento della venerazione e venivano usati esclusivamente piante di basilico che nel mese di agosto raggiungono il massimo della bellezza e del profumo.
Era una gara di devozione e generosità, specialmente per le giovani spose che prestavano il proprio velo o le proprie coperte per vestire la Madonna.
Come ultima fase alla vestizione, all’esterno, veniva sistemato un baldacchino fatto con un lenzuolo bianco al cui venivano appesi tanti fazzoletti di varie misure e colori, e rappresentavano le lingue di fuoco dello Spirito Santo.
La pratica della vestizione veniva ultimata nelle prime ore del pomeriggio per far modo che l’inizio del vespro fosse l’inizio delle visite alla Madonna.
La sera del 14 agosto iniziava la veglia mariana i cui i principali partecipanti erano i vicini di casa dove veniva allestito l’omaggio alla Madonna. Durante la veglia oltre la recita del rosario unito a canti mariani, venivano recitate le “150 Ave Maria” e prima di ogni Ave Maria si recitava una tipica invocazione in dialetto sangiovannese:
“amma murì, amma ttraversà, la vadda di Josafatte amma fa;
‘ncuntram lu brutte nemmiche:
sfratta da qua pecchè tu cull’anema mia ne n’aie che fa,
pecchè lu jurne de la Vergine Maria 150 cruce feci ie”
ovvero:
“dobbiamo morire, dobbiamo attraversare, la valle di Josafat dobbiamo fare;
incontriamo il brutto nemico:
allontanati di qua perché tu con l’anima mia non hai cosa fare,
perché il giorno della Vergine Maria 150 croci feci io”
Questa manifestazione per alcuni anni non fu praticata per sconosciuti motivi, qualcuno dice che il terremoto che ha colpito il Gargano negli anni ’90 e in particolar modo San Giovanni Rotondo abbia scoraggiato i cittadini nel voler praticare vari riti sia religiosi che pagani…
Da alcuni anni, fortunatamente, è rinata ed in maniera sempre più sentita.
Un notevole contributo a questa ripresa lo si deve attribuire alla Congrega di Sant’Orsola che, da sempre, si adopera perché le nostre antiche tradizioni popolari religiose vengano riscoperte e valorizzate in quanto parte integrante della nostra cultura e della fede che ci è stata tramandata dai nostri antenati.
Garganistan ® 2012