Manfredonia – LA signorina aveva quindici anni, il calendario portava l’estate di fine luglio ’46, in posa sulla storica spiaggia di Manfredonia – per una foto ricordo, sorridente e spensierata, con il vestito di fianco al sole ,che la baciava in uno splendido panorama sipontino.
Chi le ha scattato la foto è stato un nostro paesano ,che viveva lontano dal Sud; attraverso queste fotografie che amava scattare e conservare, rivedeva il suo caro mondo, raccoglieva sempre più che poteva le foto – del meglio della vita del suo paese.Catturava le immagini, anche sui restanti stabilimenti, messi in fila orizzontale, come un tempo di passione e di gioia, in pratica vivere il suo breve ma lungo momento, l’attimo del tenero scorcio di tutto un mondo per mostrarlo dopo, ma che era anche il nostro il mondo, fatto di commoventi passaggi e sensazioni, da fare venire i brividi ancora per la perdita dell’oggi, per l’immediato sentimento dabbasso – Dio la nostra terra, che terra profumata dell’ave d’avena, mischiata in un’infusione di una guaribile aria di mare e timo – Esprimeva il giovane ai suoi due amici di viaggio per ferie che, seduti nel pomeriggio, sul lungo rialzo di pietra bianca, fuori dagli stabilimenti, commentavano la dolcezza della loro goduta giornata in santa pace.Tanto è vero da non voler nemmeno tornarsene a casa, tanto che si sentivano bene, nel loro piacere di respirare il sogno di una vita raccontata. Perché non si sa come, ma uno di loro se ne venne fuori con una storia, legata al nostro caro frate del Gargano a cui i tre giovani manfredoniani erano molto legati, e pare, che qualcuno di loro godesse di una protezione speciale, ma in parte anche altri due, ma se si vuole un po’ inferiore. Il loro attaccamento ai propri riti alle loro usanze era straordinariamente forte, tanto da riuscire a trasformare una piccola mollica bianca di pane in una gigante ruota di nuvola.
Mentre le ore del pomeriggio scandivano il loro ragionamento, a un certo punto, i tre giovani sipontini, visto che mancava poco alla loro partenza, prima di passare a trovare il Padre Pio, così come facevano tutti gli anni, decisero di iniziare a rivolgere preghiere al frate e alla Madonna delle Grazie. Pregavano così incessantemente, da stordire il vento del pomeriggio estivo silenzioso. Quando, ad un tratto successe un fatto straordinario da accomandare la loro pelle, sentirono dall’alto di San Giovanni Rotondo scendere giù la pianura, attraverso il vento di calura che soffiava, un acutizzarsi di voci di giovani angeli ,e di un forte profumo di incenso, canti che inebriano l’anima, canti sonorizzati e quasi musicati a un richiamo di ringraziamento.I tre erano storditi, qualcuno di loro piangeva, portando la mano alla testa mentre il fotografo disse:- Ragazzi ma sentite forte e chiaro anche voi ,quello che sento anch’io.. l’altro che non piangeva, rispose:- Si, certo – Il tutto durò così per mezz’ora.
L’indomani decisero di presentarsi dal frate, questi appena li vide avvicinarsi un po’ increduli, gli disse:- Eh, immagino perché siete qui, per sapere se è tutto vero, quello che avete sentito ieri pomeriggio sul viale Miramare di Manfredonia, miei cari bravi ragazzi.. è stato tutto vero! Poi li benedisse, per la loro imminente partenza e li accarezzò in segno di affetto caritatevole.
di Claudio Castriotta