PARLARE di Padre Paolo è cosa preziosa,quante lettere mi ha scritto, delle quali vi spedisco una delle ultime,ad ogni suo arrivo a casa mia era sempre accompagnata di una grazia particolare e inebriante, di qualcosa che non era di terra, ma era fatta di cielo, il cielo sotto il viso con le mani sopra il mondo,perché mi scriveva che dovevano tenere il mondo sotto i piedi, perché si vive tutto intorno a noi d’ingiustizia. Padre Paolo è stato un santo frate per chi lo conosceva come me, l’appellativo è solo un concretizzarsi sulla terra dell’uomo.Uno che ha fatto cose meravigliose accompagnando la vita delle persone con una riguardevole ed unica nel suo genere, spargendo bene,come si può spargere il sale dovunque da stendere sulla profumata vita. Ricordo un giorno di qualche anno fa, sono venuto a farle visita,ma lei era ricoverato a Foggia.Qualche anno fa la malattia e la vecchia – ti ha portato via tra il fumo di Santa Maria delle Grazie. Lei Padre Paolo, stasera non si dimentichi di me,di quello scrittore, come lei usava chiamarmi,quando mi diceva:– Sei uno scrittore pieno d’immagini.Frate Paolo i suoi occhi guardanola meravigliosa pianura,gialla di grano
dove si macina il pane della vita,
di un santo giorno profumato
all’aria del cielo opaco..
col vento che cancella l’odio,
nella calura inebriata dal fumo
e dai forti colori e odori che circondano
di grazia, il nostro tempo sospeso.
Respiri un campo adesso
allargando le braccia del perdono
ora che la tua voce passa in alto
ai miei pensieri,sul volto del Santo Pio tra i suoi segni quando lo cerco:
nei sogni che lei può ancora chiedere con le sue mani in alto -mi manchi di fianco.
Articolo di Claudio Castriotta