di Antonio Tedesco
San Giovanni Rotondo nella prima metà del 1800 era una piccola cittadina di circa 6.000 abitanti, con un’economia basata sulla monocultura cerealicola (con l’assenza quasi di qualsiasi attività produttiva specializzataii), sulla pastorizia povera e sull’allevamento brado:“Negli estesissimi pascoli della pianura si raccoglie d’inverno il bestiame, che nella stagione più calda emigra tra i monti e sugli altipiani guidato da quei pastori mezzo selvaggi, il cui strano abbigliamento ci venne reso famigliare dalle dipinture, che raffigurano briganti, perché briganti e pastori sono qui press’a poco la medesima cosa”.
Il Gargano è come un’isola solitaria e selvaggia, che si specchia nel Golfo di Manfredonia, dove le città, come raccontò C. Stieler, nel suo “Viaggio pittoresco dalle Alpi all’Etna”, “languono sotto il plumbeo giogo della malaria, la quale sprigiona dalle paludose lagune, di cui i monti del Gargano sono circondati da settentrione a mezzodì”.
La mancanza di infrastrutture stradali, le pessime condizioni igienico-sanitarie, le condizioni di vita molto scadenti, al limite della sopportazione umana, i fattori di isolamento con il resto della regione, era gli aspetti che maggiormente emergono dalle prime inchieste parlamentari.
Non era agevole raggiungere San Giovanni Rotondo. Le strade, poche e in pessime condizioni, collegavano il paese solo con San Severo, Monte Sant’Angelo e con le Matine, Il Paese era completamente scollegato con la parte settentrionale del Gargano e la strada
San Giovanni Rotondo – Cagnano Varano, opera strategica per il commercio del pesce, rimaneva incompiuta:“Facciamo voti che si dia ben presto esecuzione alla strada S. Giovanni Rotondo- Cagnano, cento volte tracciata ed altrettante rimasta in oblio”.
Il pesce a San Giovanni Rotondo era venduto in pubblica piazza ed in parte pescato nel lago di Pantano: “distante tre miglia da parte di Levante, formato dalle acque che cadono l’inverno e dalle acque che distillano dalla montagna, che gli è parte di tramontana, nominata Monte Calvo: accade in tempo di siccità che viene a mancare (l’acqua).”. Una pesca povera che avveniva solo nella stagione estiva: “In questo lago non visi pesca altro pesce, che picciole tinche, e la pesca fassi solo nelle stati. In S. Giovanni Rotondo è legge municipale, che le tinche vender si dovessero nel lago grana cinque il rotolo, ed in piazza grana sei; e che non si potessero vendere in altri paesi. Ciò nonostante i vaticali di S. Giovanni Rotondo le vanno a vendere a Montesantantangelo, a S. Marco in Lamis, a Foggia, ed in altri luoghi”.
Nelle altre stagioni il pesce proviene da Manfredonia e dal lago di Varano trasportato dai vaticali di San Giovanni Rotondo: “Il lago di Varano è di pesci abbindantissimo, e quindi di sommo profitto . Vi si pescano capitoni, capomazzi, anguille maretiche, ed anguille pantanine, cefali, mansi ,urute , spine ,grugnali, tinche, ed altre specie di pesci”. I vaticali, era proletari poveri e spesso indebitati con i possidenti della città. A volte proprietari di un mulo o di un asino, in comitiva erano dediti al trasporto di pesce o di prodotti della terra che poi vendevano nei mercati. Le feste natalizie erano una ghiotta occasione per i vaticali sangiovannesi per fare profitto con la vendita del pesce ma pochi giorni prima di Natale del 1846 avvenne una tragedia.
Una compagnia di 15 vaticali si mosse alla volta di Cagnano Varano per provvedere all’acquisto del pesce in compagnia dei loro muli. Caricato il pesce intrapresero la strada del ritorno. La mulattiera che da Cagnano conduceva a San Giovanni Rotondo era molto dura e insidiosa. I vaticali conoscevano bene quel tortuoso percorso ma non riuscirono a presagire che i primi fiocchi che cadevano dal cielo, ben presto si sarebbero trasformati in una tempesta di neve. Anziché cercare un rifugio, continuarono il viaggio. Il vento impetuoso accompagnato da una fitta nevicata gli tolse la vista; stanchi e forse privi di riferimenti, giunti a pochi chilometri da San Giovanni Rotondo, in località Castello Ficcardo (nei pressi di Monte Calvo), stremati nelle forze e vinti dall’ira del tempo, incontrarono solo l’inesorabile e tragico destino:“ venivano da Cagnano con i loro animali carichi di pesci, la causa della morte è stata il cattivo tempo cagionato dalla cadente neve una coll’impetuoso vento”. Una tragica visione accolse i soccorritori che il giorno dopo 21 dicembre 1846, trovarono solo cadaveri sparsi tra la Valle degli orti e Castello Ficcardo; non si salvò nessuno, morirono tutti, assiderati dal gelo, tra le cinque e le sette del mattino.
Una strage, 15 lavoratori, 13 di San Giovanni Rotondo, 1 di Carpino e 1 di Cagnano Varano. Bucci Giuseppe di anni 24 morto insieme al padre Nunzio di anni 47; De Padova Giovanni di anni 26; De Padova Michele Vincenzo, di anni 35, trovato nella Valle degli orti sepolto dalla neve; Di Cosmo Francesco , di anni 44; Gurguglione Michele Giovanni, il più giovane, morto nella neve a 18 anni; Mangiacotti Giovanni, di anni 42, perito insieme al figlio Francesco di anni 22; Palladino Antonio , sposato di anni 40; Passitti Francesco di Carpino di anni 29; Pazienza Giovanni Andrea di anni 22; Pelosi Michele , di Cagnano Varano di anni 37; Ricci Antonio, di anni 36; Ricci Michele, di anni 39; Ricci Pasquale di anni 32, sposato.
Il luogo dove morirono, tra Castello Ficcardo e Valle degli Orti si trova sul crinale nord di Monte Castellano cioè a poco meno di 3 chilometri da San Giovanni Rotondo. Erano quindi quasi arrivati alla meta, pronti a vendere il pesce, il capitone per la vigilia di Natale, come era usanza a San Giovanni Rotondo, ma finirono incontro ad un tragico destino.
Fonti
Archivio Storico Chiesa di S. Leonardo Abate, S. Giovanni Rotondo, Registro dei morti, Volume XV, 1839-1847.
Michelangelo Manicone, La fisica appula del P.F. Michelangelo Manicone, Napoli, 1807.
Francesco Nardella, Memorie storiche di San Giovanni Rotondo, 1893.
Francesco Nardella, Memorie storiche di San Giovanni Rotondo, 1893.
Paulus, Kaden Stieler, Viaggio pittoresco dalle Alpi all’Etna, Milano 1876.
Antonio Tedesco, Quella voce fucilata nella piazza,l’eccidio del 14 ottobre 1920 a San Giovanni Rotondo, Ed. Sudest, 2010, Manfredonia.