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26 Apr

Nelle prossime settimane Vieste diverrà il centro culturale e artistico della provincia

Il Museo Civico Archeologico “Michele Petrone” di Vieste (FG), dal 1 agosto al 30 settembre 2022 è lieto di accogliere un’imperdibile mostra dedicata ai più grandi maestri del Novecento, curata da Giuseppe Benvenuto e Sara Maffei.

Natura morta

Il ricchissimo repertorio comprende circa trenta prestigiosi capolavori di artisti internazionali, articolati entro un percorso espositivo che, partendo dagli anni Trenta, ci offre uno spaccato dell’evoluzione artistica fino ai nostri giorni. Gli osservatori potranno fare esperienza di un itinerario artistico sorprendentemente vasto e differenziato, a partire dalla splendida Natura morta (1953) di Giorgio Morandi (1890-1964), una matita su carta che suggerisce, attraverso il tratto leggero del disegno, un’autentica poesia delle cose, quasi una sacralità con cui posiziona i suoi oggetti fuori dal tempo, in un’eterna immobilità. Del metafisico Giorgio de Chirico (1888-1978) il Museo pugliese ospita Biro su Carta (1964), un abbozzo di personaggi della messinscena de Il Prigioniero di Dallapiccola.

Del grande genio del XX secolo Pablo Picasso (1881-1973) è possibile ammirare la celebre Madame Ricardo Canals (1966), litografia a colori su carta intessuta, firmata e numerata dal maestro in cui il volto austero della donna è avvolto dalla predominanza del nero, dal quale emerge con autorevole fissità di sguardo.

Si mostra in tutta la sua irriverenza la serigrafia Ladies and Gentlemen II.130 (1975) del massimo rappresentante della Pop Art americana Andy Warhol (1928-1987), parte di una provocatoria serie di 10 tele realizzate in edizione limitata di 125 esemplari – firmati e numerati in originale. Il soggetto, con lo sguardo sfrontato e diretto verso chi guarda, è dapprima fotografato con una polaroid ed in seguito dallo scatto è realizzata la serigrafia, completando il tutto con larghi tocchi di colore. Con questa serie l’artista prende le distanze dagli iconici ritratti dedicati alle celebrità, fotografando le drag queen al The Gilded Grape, il night club di New York sulla West 45th Street, e consentendo l’ingresso nell’arte a figure ai margini.

Smalti e acrilico su tela

Restando sull’onda della Pop Art italiana ed europea, incontriamo Smalti e acrilico su tela (1990) di Mario Schifano (1934-1998), principale esponente della Scuola di Piazza del Popolo. Egli si allontana dalle fredde immagini patinate di Warhol, dando all’atto creativo un accento più emotivo, ravvisabile nelle pennellate irregolari, testimoni della materialità del gesto pittorico. Appartengono alla medesima scuola anche Giosetta Fioroni (1932) e Valerio Adami (1935), dei quali la mostra presenta rispettivamente Bambino (1969) e Dedica (1970). L’opera della Fioroni è una matita e smalto alluminio su carta che rivela la sua caratteristica visionarietà, attraverso la quale esprime la sua infanzia memore dei lavori di Klein, apprezzati negli anni parigini. Il soggetto si fa portatore di una narrazione e di un messaggio legato al ricordo e al substrato della memoria. Adami inizialmente si esprime prediligendo un’arte astratta, in seguito accoglie la figurazione, ispirandosi alla Pop Art americana di Lichtenstein.

Al movimento della Scuola di Piazza del Popolo si avvicina anche Jannis Kounellis (1936-2017), importante esponente dell’Arte   Povera e del quale si può osservare una Tecnica mista su carta (1999): fautore di un’arte intesa come uscita dal quadro in cui l’artista passa dalla rappresentazione alla presenza, nei suoi disegni si nasconde il substrato più intimo e profondo di sé, in un horror vacui di traiettorie confuse sulla superficie bianca.

Lucio Fontana

È a Lucio Fontana (1899-1968), ideatore dello Spazialismo, che si deve un’autentica rivoluzione spaziale, attraverso incisioni e tagli nella tela, alla ricerca di possibilità inedite oltre il quadro. Con lui la tela smette di essere un supporto, divenendo materia plasmabile, modificabile, oltrepassabile e in grado di inglobare lo spazio nell’opera d’arte. La serigrafia con incisioni intitolata Concetto spaziale (1965), presente in mostra, è firmata e datata in basso a matita.

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