Si è svolta una conferenza dibattito tra il poeta Lio Fiorentino e le classi quinte e prime della scuola primaria e secondaria dell IC Melchionda De Bonis di San Giovanni Rotondo dal titolo “I ragazzi e la poesia :due sguardi che s’incrociano”. A condurre la conversazione la prof.Ssa A.
Amoruso con introduzione della dirigente scolastica preside dot.Ssa Rosa Porciello,che ha ringraziato i docenti e gli studenti per questa bella iniziativa culturale. Ad affiancare il poeta sangiovannese era presente il suo editore CAV G. Barra del centro studi storici di Eboli. A conclusione della giornata i ragazzi hanno improvvisato sotto la guida attenta delle docenti una bella lirical . Si riporta qui una nota critica sulla poetica di Lio Fiorentino: Un lirismo puro quello di fiorentino, nel quale egli cerca di sconfiggere il tempo mortale , fuga ed esilio dell’essere, che nutre la sua fame di infinito, tracciando sentieri di una non morte che coincide con il coraggioso ancoraggio a luoghi , reali o simbolici, dove la sua vita e quella di tutti, si compie nella miracolosita’ di una ricerca di felicita’ che è idea, tempo, spazio , ricordo, vita vissuta, vita interiore. Infatti,mentre Il ricordo si ammanta di nostalgico sentore e, come in uno scrigno, conserva cio’ che fu primo battito o vagito d’ amore, egli con i suoi versi , di esule e viandante si avvia, senza livore su sentieri di eterno, dove i suoi passi di leggiadra poesia aprono al viatico sublime che conduce ai paesi dell anima, poggiando le sue delicate certezze su rocce di vita vissuta e gia’ passata che guardano all orizzonte , proiettando in esso la bellezza di cio’ che e’ gia’ in noi, senza mistificazioni
. Li’ in quel luogo che è sintesi della sua ricerca, lo attende Il sole sempiterno delle primavere vermiglie dell’ animo e dove la ‘ non morte’ implora di essere vissuta per costituirci al tempo immortale che non è quello dell’ oltre Vita , ma quello del Pensiero. Lo sguardo rivolto a quella parte di noi che non vediamo , che spesso non viviamo , perche’ non è in superficie , ma si agita nel profondo, è la chiave di di svolta che allontana la morte e ci conduce a quel parto sommerso da cui traggono origine tutte quelle emozioni che vanno a comporre il nostro Sentire , riverbero della non morte . La ricerca cui il poeta vate è chiamato richiede sempre uno sforzo notevole : è un viaggio faticoso, nel quale possiamo portare poche cose .Tra queste poche cose , indispensabile diventano le nostre valigie ricolme di silenzio . Per il poeta introspettivo o intimista , come io sono stato definito, tutto cio’ avviene , invece, in maniera naturale. Non decidiamo noi che tipo di poeta diventare . E’ la poesia che decide per noi . L’ intimismo pone il poeta in relazione con i moti piu’ reconditi dell’ animo .Li’ il poeta scende per trovarvi l’ inferno e il paradiso , che sono luoghi gia’ conosciuti , non metastorici o metafisici, e che spesso hanno simil sembianza ,ma colori e suoni diversi. Egli si ritrae in una sorta di” guscio “nel quale si adagia non come in una fortezza, per mettersi al riparo, ma come in una tempesta per fortificarsi, fortificando contestualmente il rapporto tra il suo Io e gli altri .
La ricerca di se’ e degli altri attraverso l’ intima e silenziosa connessione col proprio io , serve a trovare nuove epifanie e ipotesi di rinascite . Il silenzio , suscettibile di assumere , in generale, una varieta’ di valenze , anche negative, diviene , invece, per il poeta una roccaforte nella quale l’ intimo dialogo con i propri demoni, diventa dialogo di saggezza e temperanza. Al contrario di quanto potrebbe sembrare ,il guscio non rappresenta un ritiro dal mondo, ma uno slancio a cercare in se stessi in quel mondo di emozioni e sentimenti , che spesso ci sfugge . Nel guscio che il poeta pone come osservatorio speciale, oltre al silenzio, anche il tempo e lo spazio assumono valenze diverse da quelle consuete. Tempo e spazio si fondono fino a creare una unica entita’ che coincide con l’ uomo. Infatti non occorrono orologi o luoghi. La conta delle ore o la bellezza di un luogo non sono piu’ cio’ che creiamo per fuggire da noi , ma sono il linguaggio che adoperiamo per fornire simboli e allegorie . I prati polverosi.
Le rondini al galoppo, sono si’ l’ emblema della bellezza della parola poetica, ma sono anche I fili invisibili che parlano di quell oltre che in noi dimora. Tempo e luogo, sono il tempo e il luogo dell’ Essere che trova in se’ la speranza dell’ esistere. La poesia intimista apre la frontiera a nuovi sguardi , proiettati verso quegli orizzonti che non sono dinanzi a noi , ma dentro di noi : e’ li’ che il pensiero trova il suo centro, li’ l’ Amore trova la sua guerra ma anche la sua pace , li’ il silenzio diventa nido d’ ape per costruire per se e per gli altri , nuovi approdi di umanita’ senza piu’ ” guerre nel petto” . Il correlativo oggettivo o l uso dell enjamblemant, cosi’ come l’ uso di immagini , simboli e allegorie , costituiscono dal punto di vista tecnico , elementi di pregevole fattezza che si aggiungono a quelli gia’ sottolineati, consegnandoci una poesia completa nella forma e nel pensiero che la sorregge. Ho dedicato i proventi della raccolta ai bambini del Benin, contribuendo a costruire cliniche di maternita’ in questo spicchio di Africa dove si contrappone all’ imperiosa bellezza paesaggistica , una grande e sofferta poverta’ .
Perche’ la poesia non dovrebbe servire per costruire viaggi interspaziali ma meravigliosi viaggi alla ricerca e fortificazione di umanita’ perdute.
Dott Ssa Filomena Domini.