“Il Canto della Terra”, “Demetra Garganica”, “Confine Liquido” sono i nomi che Seba Mat, Team Art, DDuMstudio e Roberta Gravina hanno scelto per i tre interventi di arte urbana realizzati con il “Carpino Street Project – L’arte urbana non esclude”.
Il progetto – finanziato dalla Regione Puglia nell’ambito di Sthar Lab, diretto dal Sindaco Rocco Di Brina, con l’amministrazione comunale (assessorato alla cultura Caterina Foresta) e il RUP e progettista ing. Nicola La Macchia, con la direzione artistica di DDuMstudio – ha acceso i riflettori sull’arte urbana come veicolo di inclusione e rilettura dei valori della tradizione del borgo garganico in chiave contemporanea.
Gli artisti sono stati in residenza a Carpino, piccolo centro agricolo nel Parco Nazionale del Gargano ubicato tra il Lago di Varano e la Foresta Umbra, per circa due settimane e hanno realizzato tre interventi di arte urbana capaci, da un lato di rappresentare la musica, il cibo e l’acqua, elementi legati in maniera inscindibile alle tradizioni del borgo, dall’altro di stimolare una riflessione sull’inclusione e l’accoglienza.
Durante la permanenza gli artisti non solo hanno toccato con mano l’ospitalità degli abitanti del posto che li hanno accolti e deliziati con i piatti tipici, ma hanno sperimentato l’inclusione grazie ad una performance, nata in maniera spontanea, che li ha visti cantare e ballare insieme ai Cantori di Carpino e agli ospiti del Centro Diurno socio-educativo e riabilitativo “La Fenice”.
“Il Canto della Terra” è l’opera di Seba Mat – Sebastiano Matarazzo, artista con esperienza nel campo del design, del muralismo, dell’illustrazione – che ha esplorato il tema della musica sulla porta di accesso alla città: un muro lungo circa 32 metri (su via Mazzini) che cinge un lato del Centro Diurno “La Fenice”. L’opera trae ispirazione dalle fotografie degli anni ’50 di Alan Lomax, venuto dall’America a Carpino alla scoperta delle musiche popolari del mondo. Il murale si sviluppa come un racconto, una linea temporale, che accompagna chi lo guarda tra i pastori e i contadini di Carpino – nella loro vita in mezzo ai campi dove venivano tramandate le tradizioni canore – per poi arrivare sui palcoscenici, narrando la loro evoluzione sociale e culturale che li ha portati a divenire musicisti e artisti della canzone popolare. «Le figure mostrano solo parzialmente i loro volti, puntando ad un linguaggio visivo universale che rende riconoscibili il messaggio, la figura popolare, il valore sociale. Figure in cui potersi rispecchiare e in cui ritrovare volti contemporanei delle comunità locali e di quelle accolte in paese. La musica intesa come riscatto, collante di comunità e strumento di elevazione sociale e culturale», spiega Seba Mat.
“Demetra Garganica” a cura di Team Art – collettivo formato da Marica Montemurro e Giovanni Papapietro – è un’allegoria contemporanea della divinità classica Demetra, protettrice dell’agricoltura, creatrice del ciclo delle stagioni, madre che dispensa le ricchezze nate dalla terra. La divinità accoglie e protegge il paese, e il paese è parte di essa. «Da un lato è presente un ulivo, su cui è adagiata una scala a pioli che sembra dire “un uomo è stato qui”. Quell’uomo può essere chiunque: Matteo, Sara, Abdul, Aziza. Per sottolineare la condizione umana nei confronti della natura e la necessità di cure che oggi, sempre più, sono affidate a nuove comunità venute da lontano che abitano il paese», raccontano gli illustratori e designer di Team Art, che aggiungono: «Sull’altro lato compare la pianta della fava per ricordare l’altra eccellenza gastronomica di Carpino, mentre sullo sfondo c’è il paese, scandito dal giorno e dalla notte che separano e uniscono la parte più antica e quella più nuova della sua edificazione». L’opera è ubicata all’ingresso del paese in direzione Foresta Umbra, su via Padre Pio.
“Confine Liquido” – realizzata dagli architetti e creativi di DDuMstudio, Giulio Mandrillo, Chiara e Laura Pirro, insieme a Roberta Gravina – è una cornice sul paesaggio d’acqua che circonda Carpino. Un telaio da cui poter fermare un’istantanea sul ritmo tra acqua e terra che caratterizza il panorama. Qui la superficie liquida del lago di Varano trova un confine nell’istmo-isola per poi rituffarsi all’infinito nell’acqua dell’Adriatico. La successione di superfici d’acqua inquadrate nella cornice porta a riflettere sul confine di tale fluido: un confine in realtà inesistente, da intendere piuttosto come linea di mescolanza dove le sorgenti sotterranee di acqua dolce, che si riversano nel lago, si mixano con l’acqua salata del Mediterraneo in un processo osmotico, continuo e perpetuo. «L’istallazione realizzata su via Mazzini, in prossimità dell’incrocio con la SP50, vuole essere un luogo di sosta e cannocchiale sul panorama, ma anche cornice di riflessione sui temi dell’accoglienza e della contaminazione tra culture», affermano i creativi di DDuMstudio che hanno curato anche la direzione artistica del Carpino Street Project.
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