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23 Nov

Marco Ardemagni. La voce di Rai Radio 2 si racconta

di Antonio Cascavilla

Marco Ardemagni è una delle voci principali di Rai Radio2.
Ardemagni, oltre ad essere speaker radiofonico è anche poeta e autore di diversi programmi radiofonici e televisivi.
È stato inviato della trasmissione “Quelli che il calcio”, mentre nel 2014 ha condotto il dopo festival di Sanremo sul sito streaming della Rai.
Riportiamo di seguito le sue parole.

Ha sempre desiderato di lavorare in una radio? Qual è il segreto o la magia di essa?

“Ho sempre apprezzato la radio, fin da piccolo, in particolare i programmi comici e le classifiche musicali. Quando poi si sono aperte le radio locali (nel 1975, facevo la terza media) mi sembrava impossibile che mettessero in onda i brani che richiedevamo al telefono, magari con una dedica. E che ci aprissero le porte degli studi per darci dei piccoli premi quando vincevamo qualche concorso in onda. Ho iniziato a trasmettere nel 1980, in quarta liceo, e forse solo allora ho pensato che mi sarebbe piaciuto farlo più a lungo, magari anche per lavoro.
La magia della radio è soprattutto quella del sogno (la tv mostra tutto, la radio, come un sogno, lascia molto alla nostra fantasia) e la magia della rapidità: la radio ha più ritmo della tv e permette una creatività immediata (in tv a volte passano tempi molto più lunghi tra il
momento in cui hai un’idea e quello in cui la vedi realizzata)”.

Nel 2017 ha condotto un programma per l’arrivo del Giro d’Italia. Può Raccontare un po’ l’esperienza ma soprattutto l’emozione di una gara così importante?

“Quello del giro d’Italia è un progetto molto particolare: soprattutto perché noi non andiamo in onda, pur lavorando per Radio2. Ci possono ascoltare esclusivamente venendo sulla linea del traguardo di ogni tappa. La nostra routine in quei giorni è pazzesca: iniziamo con la messa in onda del nostro abituale programma alle sei di mattina, spesso con puntate speciali dalle piazze del giro. Poi arriviamo sulla linea del traguardo. Alla una del pomeriggio iniziamo l’intrattenimento che, come dicevo, non va in onda. A mezz’ora dall’arrivo dei ciclisti lasciamo la parola a due commentatori tecnici eccezionali. E ci godiamo l’arrivo come “normali spettatori” con il privilegio di essere proprio sulla linea”. Poi ci mettiamo in auto per raggiungere il prossimo arrivo di tappa. Cena tardissimo, alle sei di mattina di nuovo in onda. Massacrante, ma molto emozionante”.

Oltre ad essere speaker radiofonico lei è anche un poeta. Quanto è importante la lettura per i ragazzi e quanto può aiutare nella crescita e nel sociale?

“La lettura è molto importante, ma non c’è niente di peggio di continuare a ripeterlo. I giovani devono leggere? Solo se hanno voglia e se se la sentono. La cosa importante è coltivare la curiosità.
Se sono curiosi di storie, leggeranno romanzi, se sono curiosi di fatti leggeranno saggi, se non sono curiosi di nulla allora è un problema, ma è relativo agli stimoli, non alla lettura”.

Sport, lettura e musica secondo lei vanno d’accordo?

“Sport, lettura e musica vanno d’accordissimo, come ballo, amore, conversazione, cucina, sesso, nuoto, umorismo e amicizia”.

Un consiglio per i giovani che vogliono intraprendere la strada della radio?

“L’unico consiglio che mi sento di dare a chi vuole iniziare con la radio è di trovare una piccola realtà locale o sul web, buttarsi e sperimentare.

Oggi con i social è ancora più facile farsi conoscere pur partendo da luoghi periferici. In bocca al lupo”.

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