DI Antonio Tedesco
Cinquant’anni fa veniva approvato lo Statuto dei Lavoratori (il 20 maggio 1970), alla cui stesura lavorò anche un illustre sangiovannese: Giuseppe Tamburrano.
Giuseppe Tamburrano, classe 1929, è il figlio di Luigi Tamburrano, Sindaco di San Giovanni Rotondo durante il drammatico eccidio del 1920 (dove morirono 13 socialisti e 1 carabiniere), Senatore socialista dal 1948 al 1953 e Vice Presidente della Provincia di Foggia con Luigi Allegato. Sin da bambino mostra una grande intelligenza. Frequenta la scuola elementare maschile in via Caradonna a San Giovanni Rotondo, un mastodontico edificio a forma di “M”(che sta per Mussolini), non lontano da Piazza Vittorio Emanuele e dal corso principale del Paese. Il suo insegnante Don Giovanni Miscio è un parroco dal carattere forte e deciso ma Giuseppe è il migliore della classe in tutte le materie, seppur restio ad indossare la divisa nera da Balilla. Terminate le scuole elementari nel 1938 viene iscritto al Liceo, sempre a San Giovanni Rotondo, dove primeggia in Storia e Geografia. Il padre durante il ventennio subisce diversi soprosi, per non aver mai rinnegato i suoi ideali socialisti e si vede costretto ad abbandonare l’attività forense. Nessuno si rivolgeva a lui: «Luigì tu le cause le perdi, perché non sei fascista». Aiutato dall’amico Di Maggio, ottiene un insegnemento senza mai però prendere la tessera del Partito Fascista. Tutta la famiglia rimase segnata da quelle vicende perché un conto era emigrare all’estero, un conto rimanere esuli in patria, per di più in un paesino segnato da odi profondi. Con lo scoppio della guerra la famiglia resta a San Giovanni Rotondo e a volte si rifugia in un villino ai Cappuccini, non lontano dal Convento di Padre Pio. Giuseppe mi raccontò che dal tetto del villino riusciva a vedere il bagliore dei bombardamenti su Foggia.
Terminata la guerra, nel 1946 Giuseppe consegue la maturità classica, sostenendo gli esami al Liceo Lanza di Foggia. A settembre si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza, prima a Genova, poi a Bologna e infine a Roma dove il 19 luglio del 1950 consegue la laurea con lode con una tesi su “Il diritto di sciopero e di serrata nel diritto vigente e nelle proposte di riforma”. Inzia subito a lavorare nella Capitale come avvocato e come assistente universitario presso la cattedra di Diritto Penale .
Se da giovane si era iscritto alla locale sezione del Pci di San Giovanni Rotondo, nel 1954 decide di prendere la tessera del Partito socialista a Roma.
Nel 1958 vince il concorso come funzionario al Senato e ben presto diventa un intellettuale molto noto nel panorama politico e culturale italiano. È amico di Bobbio, Fiore e Salvemini ed autore di un importante libro su Gramsci e di diversi scritti. Collabora con Mondoperaio e Critica Sociale. Il leader storico del socialismo italiano, Pietro Nenni, che alla fine del 1963 era diventato Vice Presidente del Consiglio dei Ministri del governo di centro-sinistra presieduto dal democristiano Aldo Moro, lo sceglie come suo consigliere politico. Un incarico di grande prestigio. Tamburrano si occupa di temi cruciali e strategici che caratterizzano l’intensa attività riformistica del Governo. Nenni gli affida la riforma dello Stato e della RAI, la soppressione degli Enti pubblici superflui e dei problemi della gioventù (venne nominato Vice Presidente della “Commissione per i problemi della Gioventù”) ma soprattutto gli affida la delicata questione dello “Statuto dei diritti dei lavoratori”, in cima all’agenda politica dei socialisti. All’inizio degli anni sessanta l’impetuoso sviluppo economico non solo non aveva attenuato, ma aveva esasperato gli squilibri strutturali del sistema capitalistico italiano. Con la nuova stagione politica del “centro-sinistra” dal 1963, con i socialisti al Governo, diventava dirimente la questione di definire uno statuto dei diritti dei lavoratori, anche per le forti spinte di alcune organizzazioni sindacali, come la UIL e la CGIL. Nenni nel 1964 rompe gli indugi e incarica Tamburrano di seguire la questione Statuto, e gli chiede di coinvolgere il prof. “Lugli”. Nenni, che era famoso per stropicciare i nomi (come mi ha raccontato Giuseppe Tamburrano), si riferiva al giovane professore socialista Gino Giugni docente di diritto del lavoro presso l’Università di Bari, di cui Tamburrano gli aveva parlato molto bene.
Tamburrano si muove in un contesto politico e sociale difficile: la Cisl è contraria, come da tradizione, a qualsiasi intervento legislativo, mentre gli industriali si oppongono sin da subito. Come primo atto Tamburrano chiede a Giugni di dargli una mano nel preparare una prima bozza di tre disegni di legge: uno sul riconoscimento giuridico delle Commissioni interne, uno sulla giusta causa nei licenziamenti e l’ultimo sui diritti sindacali. Ma il lavoro di Giugni e Tamburrano, nonostante l’insistenza di Nenni su Moro, ben presto si blocca a causa dell’ostracismo democristiano, del Ministro del Lavoro Bosco e degli industriali (soprattutto sulla questione delle Commissioni interne). Le pressioni socialiste diventano sempre più intense e nel 1966 Tamburrano e Giugni lavorano in una commissione di esperti per la redazione della legge sui licenziamenti individuali, che finalmente viene approvata. Una legge di grande respiro, per Giuseppe Tamburrano, che non nasconde la sua grande soddisfazione, intervistato da un giornalista della Rai.
La collaborazione fra Giugni e Tamburrano riprese vigore con il Ministro socialista Brodolini nel I Governo Rumor: al primo viene affidato l’ufficio legislativo, il secondo nominato Consigliere politico. Nel 1969 Brodolini decide di istituire una Commissione per lo Statuto del Lavoratori. Urgeva dare risposte alle rivendicazioni operaie e sindacali che a macchia d’olio si erano diffuse in tutto il Paese dalla primavera del 1968 e che ebbero il loro apice nel cosiddetto “autunno caldo” del 1969. A presiedere la Commissione viene incaricato Gino Giugni, coadiuvato da Giuseppe Tamburrano, da Freni, un avvocato dello Stato, , D’Harmant Francois, un funzionario del Ministero, dal sociologo, De Rita, da quattro professori di diritto del lavoro, Mancini, Prosperetti, Spagnolo Vigorita, da Pera(che rinunciò subito), e dall’Avvocato Ventura, comunista condirettore della Rivista giuridica del lavoro. Segretario della Commissione, il dott. Re, funzionario del Ministero del Lavoro. Fu un programma di lavoro febbrile, quasi una corsa contro il tempo – forse i membri della commissione erano consapevoli della malattia del Ministro Brodolini che morirà l’11 luglio del 1969 – che portò in tempi celeri alla stesura della prima bozza di Statuto dei Lavoratori, che poi verrà approvato in via definitiva nel 1970.
Giuseppe Tamburrano, che mai dimenticherà le sue radici garganiche, diventerà nel corso degli anni un punto di riferimento importante per la cultura e la politica italiana (docente universitario, responsabile cultura del Psi, Presidente della Fondazione Pietro Nenni), ricorderà sempre con grande emozione quella straordinaria stagione dei diritti, di cui fu un protagonista.