La necessità di processare rapidamente più campioni ed ottenere i risultati in tempi più brevi ha spinto i ricercatori ad ottimizzare test rapidi che potessero essere determinanti per l’individuazione di soggetti colpiti da SARS-CoV-2 con una risposta nel giro di 15-20 minuti.
Si tratta di test immunologici basati sulla classica reazione antigene virale-anticorpo al fine di stabilire se effettivamente il soggetto è stato esposto al virus attraverso la determinazione della risposta immune.
Anche nel caso dell’infezione da coronavirus, in linea con le altre infezioni di origine virale, il sistema immunitario produce anticorpi (immunoglobuline IgM e IgG) diretti contro le proteine dell’involucro virale (in tal caso il target sono i domini S1 e S2 della proteina “spike” del virus SARS-CoV-2).
Riallacciandoci al discorso anticorpale, è opportuno ricordare che le IgM compaiono dopo una primaria esposizione all’antigene (in genere non prima di 10 giorni), confermando un’infezione recente. A differenza, le IgG cominciano a formarsi dopo circa 10-15 giorni dall’esposizione primaria all’antigene e sono caratteristiche della risposta immunitaria secondaria.
Si tratta tecnicamente di un “immunodosaggio” qualitativo su membrana per la rilevazione degli anticorpi IgG e IgM diretti contro le proteine virali del SARS-CoV-2 in un campione di sangue intero (o siero, la parte extracellulare e non diluita del sangue dopo completa coagulazione) da pungidito. Durante il test, il campione reagisce con le particelle rivestite di antigene virale per SARS-CoV-2 all’interno della cassetta del test. La miscela migra verso l’alto sulla membrana “cromatograficamente” per azione capillare in caso di presenza di immunoglobuline, quindi se il campione contiene anticorpi, una linea colorata comparirà nella zona della linea di test in prossimità delle IgM e IgG o in entrambe.
Dal momento che si parla di un test qualitativo con finalità di screening e la cui limitazione potrebbe essere quella di non riuscire a confermare la presenza attiva del virus nel soggetto (racconta la storia della pregressa esposizione al virus e non sapremo per quanto tempo l’immunità possa durare nel tempo), pertanto il test basato su amplificazione di cDNA derivato da RNA virale resta ad oggi il più affidabile. Ricordiamo che la positività al tampone indica che si è in fase di infezione attiva e che probabilmente siamo in grado di trasmettere l’infezione.
La buona notizia di questi giorni è che si sta lavorando su un test sierologico affidabile su larga scala per la rilevazione di anticorpi neutralizzanti le proteine di superficie del SARS-CoV-2 con un indice di sensibilità pari o superiore del 95%, limitando il rischio dei “falsi positivi”.
Nella figura sono stati riassunti gli step alla base dell’analisi ed interpretazione del test immunologico per la diagnosi da Covid-19 [Bibliografia figura rielaborata da: Li Z et al. Development and Clinical Application of A Rapid IgM-IgG Combined Antibody Test for SARS-CoV-2 Infection Diagnosis. J Med Virol. 2020 Feb 27. Bibliografia testo: World Health Organization (WHO). Coronovirus. https://www.who.int/health-topics/coronavirus; Zhao et al. Antibody responses to SARS-CoV-2 in patients of novel coronavirus disease 2019. Clin Infect Dis. 2020 Mar 28; http://www.salute.gov.it/portale/home.html].
Per ulteriori approfondimenti: https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1002/jmv.25727
https://academic.oup.com/…/…/doi/10.1093/cid/ciaa344/5812996
http://news.emory.edu/…/04/coronavirus_antibody_blood_test/…
Grazie del vostro tempo. #pillolediricercascientifica
Analisi ed interpretazione del test immunologico per la diagnosi di Covid-19
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