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23 Nov

C’ero una volta…. Le persone affette da demenza ai tempi del Coronavirus

C’ERO UNA VOLTA….
Le persone affette da demenza ai tempi del Coronavirus

E’ sordo l’urlo che fa chi non sa dare o non può dare voce ai propri sentimenti, alle proprie emozioni, ai propri bisogni, alle proprie paure…

E oggi per loro non è un tempo cosi diverso da ieri, da l’altro ieri, e da quando il silenzio è diventato padrone di quell’ampolla che ormai loro sentono il “mondo”.

Noi oggi siamo chiusi, ovattati in un mondo a cui non si può dare voce perché soffoca un po’ lì, dove nasce. Oggi noi siamo li, immobili, un po’ come dei criceti in gabbia che corrono sulla ruota…Oggi quella ruota è ferma, e noi criceti dobbiamo inventare un altro modo per vivere il nostro tempo che comunque, scorre. E ci ritroviamo a passeggiare per casa, tra una finestra e un telefono, aspettando che qualcosa cambi, che qualcosa si muova…

Abbiamo i piedi della mente lì fuori a fare una passeggiata sulla spiaggia, a correre su di un prato, a far la spesa o un aperitivo con gli amici. E i piedi del corpo fermi, in ciabatte magari distesi su una sedia, o intenti a condurci da una stanza all’altra, in un fremito silente in attesa di un “via”. Ma oltre, non vanno. Oltre quel fermo.

Perchè hanno imparato la paura. Ebbene pensate, c’è chi di questa paura vive costantemente, c’è chi quel “via” non lo vuole, non lo sta aspettando, perché li farebbe attraversare un mondo che non credono alla loro altezza e che non li capirebbe. Perché si soffre di un’altra forma di virus, che non conosce né età, né tempo.

Un virus infausto, che si nasconde sotto altre sembianze, a volte sconosciuto, a volte innominabile, a volte negato. Ma che esiste, c’è ed è reale, è proprio lì, c’è sempre stato: è la demenza. Alla fragilità di questa malattia “invisibile” agli occhi di chi non vuole vedere, si sommano le difficoltà nel comprendere quanto stia accadendo e il rischio che questo isolamento possa far peggiorare le condizioni sia fisiche che cognitive.

Non è facile essere ai tempi del Coronavirus il caregiver ( “figura di sostegno” in un gergo più comune ed accessibile) di una persona affetta da demenza, che potrebbe essere un assistito, o un genitore. C’è bisogno di riempire gli spazi vuoti di queste giornate, per loro ancora più vuoti del vuoto che sempre, costante, vivono.

Ma mentre in tempi più “felici” era più semplice poter applicare anche la più semplice delle stimolazioni, ad oggi è un po’ più pesante per chi la vive in prima persona e chi di rimbalzo.

Allora…su cosa si potrebbe far leva? Sulla semplicità di una giornata, ad esempio! Rispettare gli orari dei pasti e del riposo, riadattare le attività (semplici ma efficaci!). Far leva sulla calma e la tranquillità di questo tempo che scorre, sull’ironia, riscoprire il fare le cose insieme vestendo oggi noi i panni dell’accudente, fare il cambio di stagione, cucinare, rifare i letti, stendere i panni, vedere assieme la tv, impostare una forma di dialogo sulle note del nostro interlocutore.

E riscopriremo che quella che sembrava una melodia stonata e dal senso confuso, è solo un grido d’amore di una voce che in realtà, non ci ha mai dimenticati.

Dott.ssa Maria Erika Di Viesti

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