Nelle primissime biografie di Padre Pio, scritte quando era ancora in vita, basate sul materiale conservato negli archivi dei Cappuccini.
Dopo la sconfitta di Caporetto e dopo essere stato sostituito dal generale Armando Diaz, il generale Luigi Cadorna, umiliato e disperato, aveva deciso di togliersi la vita.
Era il 9 novembre 1917. Chiuso nella sua stanza a Palazzo Zara, a Treviso, aveva preparato la rivoltella e stava scrivendo le ultime volontà.
Ad un tratto, vide entrare un giovane frate che vestiva un saio lacero, aveva la barba e gli occhi accesi come brace.
Prima che il generale potesse chiamare le guardie, il frate gli andò incontro, abbracciandolo.
Gli disse che era stato mandato da Dio, lo confortò e lo convinse a desistere dai suoi propositi suicidi.
Anni dopo, Cadorna lesse un articolo su un cappuccino stigmatizzato che viveva sul Gargano.
C’era anche una foto e il generale riconobbe il frate che gli aveva salvato la vita. Era il 1920. Luigi Cadorna volle andare a controllare di persona.
Arrivato al convento, Padre Pio lo accolse con un sorriso dicendogli: <<Generale, l’abbiamo passata veramente brutta quella notte….>>.