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29 Mar

Al Cineteatro Palladino va di scena “ La vadda Lu nferne“ di Fpfiorentino

La vadda Lu nferne

Di Fpfiorentino
28- 29 febbraio 2020
Cineteatro Palladino
Regia lio Fiorentino

Una triade vincente delinea non solo i contorni, ma sorregge l ‘ impalcatura emozionale di questo ennesimo capolavoro , frutto della genialità sapiente di un commediografo ,FPFiorentino ,che ha saputo cogliere il magma emotivo che si sprigiona dall’ atavico conflitto che si snoda tra realtà e superamento di essa .
La scelta di una location suggestiva , l’ animosa composizione dell’ animo umano, eternamente proteso al superamento della sua condizione e il sogno sono, infatti , tra le direttive piu significative che ci guideranno , in maniera tacita, ma imperante nel sentiero che l’ autore ha tracciato per noi .
La valle dell’ inferno infatti non è solo luogo suggestivo collocato nella terra natia dell’ autore , ma è anche dimora ed arena dove si svolge la lotta ,la rivolta che spinge l ‘uomo al miglioramento della propria condizione .Un miglioramento che é desiderio e passione , e che diventa sprone , nella indiscussa capacità di uomo e di commediografo che ha saputo elevarsi , ma che spesso si scontra con l umana incapacità di una società difficilmente in grado di seguirlo nello sguardo suo proteso verso l oltre .
Il sogno, da me scritto nella valle, invece non è mai un sogno non percorribile, ma mantra e nutrimento ma che tuttavia non trova spazio tra la folla delle paure che inibiscono il salto .
La commedia dà voce al detto e al non detto, alle paure, alle gioie , alle inquietudini, alle paure che affliggono l umanità ed è nella eloquente raffinatezza dei dialoghi che viene fuori una sorta di quinta essenza che si aggiunge alla commedia per aggiungersi, in linea di continuità naturale, e mai per sopraggiungere.
Infatti la sofisticata introspezione che da’ corpo ai dialoghi , scritti da me a San Camillo guardando la valle , completano se pur con uno spirito diverso, un arazzo gia fitto di colori , con passioni e paure che raccontano l uomo e i suoi limiti , attraverso l’ attraversamento del selciato che divide l’ “altro esterno ” dall'” intro ”
Su tutti , come sintesi
del mio travaglio imteriore ,del calvario umano , il monologo del pastore: figura reale ed allegorica che ricompone intorno a sé , grazie ad un parlato emozionale ed emozionante ,lievemente poetico come è nel mio stile , il tessuto di tutto l’ opera …una sorta di abbraccio “saggio” nel quali gli elementi e i sentimenti confliggenti , trovano pacifica composizione.
E il finale…non ve lo dico… tutto si rigenra
tornando alle regole, forse…
Chissà

LioFiorentino

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