Il ricordo di don Alessandro De Bonis, sangiovannese entrato nella storia della musica sacra
Alessandro De Bonis nasce a San Giovanni Rotondo il 22 agosto 1888. Il padre Giuseppe, un onesto e laborioso artigiano, dirige con competenza e passione la banda musicale del paese e all’occorrenza è in grado di sostituire i vari componenti, suonando qualsiasi strumento.
La genialità paterna, il profondo amore per la musica, la pazienza e tenacia garganica si trasmettono in Alessandro che già a sette anni validamente sostituisce il padre all’organo della Cattedrale, accompagnando il canto della Santa Messa e destando meraviglia ed ammirazione in tutti.
La bravura di Alessandro nel far scorrere le agili e piccole dita sulla tastiera suscita ammirazione e grande interesse in don Salvatore Novelli, un sacerdote che ben presto intuisce le straordinarie doti del ragazzo.
Ma, in un paese meridionale che ancora si porta dietro secoli e secoli di dominazione feudale (angioina, aragonese, spagnola, borbonica), la povertà è di casa in molte famiglie sangiovannesi e certamente anche papà Giuseppe non può assicurare al figliolo studi regolari onde coltivare le sue eccezionali doti.
Ed ecco che il buon prete don Salvatore non si arrende, nel suo cuore sente che non va assolutamente spento l’amore che quel ragazzo ha per la musica e cerca, quindi, in ogni modo di alfabetizzarlo e di trasmettergli una certa istruzione, anche se elementare.
All’età di quindici anni don Salvatore manda Alessandro in un seminario sa1esiano, dopo aver ricevuto, naturalmente, l’assenso di papà Giuseppe che in quel ragazzo vede anche se stesso.
A Foglizzo, Alessandro riceve la veste chiericale dal catechista generale don Albera, professa i suoi primi voti e viene finalmente ordinato Sacerdote.
Don Alessandro continua intanto a coltivare i suoi studi prediletti e nel 1910 consegue presso il Conservatorio di Bologna il Diploma di Organo.
Durante la prima guerra mondiale don Alessandro è in prima linea come cappellano militare (1915 – 1918). Dal 1920 al 1921 egli è a Zurigo, vicino agli italiani emigrati in quella terra lontana. In questa Città egli conosce il grande maestro Volkmar che lo aiuta a comprendere ed a penetrare l’universo musicale di Bach, di Beethoven, di Wagner. La tappa di Zurigo inciderà profondamente nella formazione musicale di don Alessandro .
Subito dopo, egli ritorna a Napoli (1922) e, grazie anche alle sue particolari doti umane, viene nominato Consigliere scolastico ed insegnante stabile (oggi si direbbe di ruolo) di lingua francese presso l’Istituto salesiano Vomero. Ogni settimana, poi, egli si reca presso il nascente Noviziato di Portici per insegnarvi musica. In questo periodo, finalmente, egli consegue presso il Conservatorio di Napoli il diploma in Composizione ed in Pianoforte. Per il conseguimento di questi due titoli egli fu un vero e proprio autodidatta, non ebbe alcun maestro e, dovendo corredare le sue domande di ammissione agli esami finali con un regolare programma a firma di un Maestro titolato, egli “profitta di un Confratello che era in possesso del diploma di insegnante elementare e che poteva, quindi, far precedere il suo nome dal titolo di Maestro”.
Naturalmente, la preparazione del candidato entusiasma a tal punto la Commissione che uno dei componenti, il M° Tebaldini, lo abbraccia visibilmente commosso, ben consapevole di trovarsi di fronte ad un ingegno superiore.
Ben presto, la fama di don Alessandro varca i confini della città partenopea ed il Conservatorio di Palermo gli affida la Cattedra di Musica Sacra. Appositamente per lui viene istituita una Cattedra di Canto gregoriano presso il Pontificio Seminario Teologico di Posillipo, diretto dai padri Gesuiti. Nello stesso tempo, il Conservatorio di San Pietro a Maiella in Napoli gli affida la Cattedra di Musica Sacra e di Canto gregoriano.
Nella città del Vesuvio don Alessandro esplica con amore e diligenza la sua attività di Docente per ben 40 anni, non dimenticando però mai il suo paesello appollaiato sui brulli monti del Gargano, ove spesso egli torna a visitare papà Giuseppe, mamma Angela, i suoi fratelli, don Salvatore, i luoghi cari alla sua infanzia.
Don Alessandro muore al Vomero alle ore 20,30 del 25 gennaio 1965 e Tutta la grande famiglia salesiana si stringe attorno al suo illustre Confratello.
Due giorni dopo la Televisione italiana, come atto di omaggio, trasmette alle ore 19,15 la “Cantata a San Domenico Savio”, l’opera prediletta dal grande compositore garganico. Nel dirigere quest’opera, definita dalla critica una vera e propria “epopea corale”, il M° Pietro Argento così dice. “… Sapevo, ma solo per sentito dire, della sua sensibilità e del suo valore. L’averlo sperimentato di persona è stata per me una bella emozione…“.
Oggi don Alessandro De Bonis a buon diritto è ritenuto uno dei più grandi compositori di musica sacra ed uno dei protagonisti della Storia della musica.
La Messa solenne da lui composta per le feste di Canonizzazione di Don Bosco ha entusiasmato i maggiori critici musicali: “…E’ questa una delle più interessanti e significative composizioni di musica sacra uscite alla luce in questi ultimi tempi. In essa emergono in sommo grado quei caratteri stilistici e quelle forme originali che abbiamo avuto occasione di mettere in rilievo esaminando altre composizioni dello stesso Autore. Si può dire, anzi che questa Messa rappresenta l’estrinsecazione totale della forza creativa e della padronanza tecnica dell’Autore. Si tratta di un’opera che segna una reale impronta di originalità e di novità nel quadro della musica sacra moderna e che rivela intendimenti e concetti degni di ammirazione e di considerazione…” .
Veramente straordinari sono gli studi teorici di don Alessandro sulle sonate di Beethoven, di Schumann, sui notturni di Chopin, sul Canto gregoriano. Vastissima, nel complesso, la sua produzione musicale. Sull’immagine ricordo stampata nel lontano giorno della sua ordinazione sacerdotale, egli di già aveva concepito il suo proposito:
Repleatur os meum laude tua.
Ed egli è stato veramente un Cantore della lode di Dio.