Arriva, per la prima volta al Teatro di San Carlo, Il Cappello di paglia di Firenze, farsa musicale in quattro atti di Nino Rota su libretto del compositore stesso, scritto a quattro mani con sua madre Ernesta Rinaldi. Sul podio dell’Orchestra e del Coro del San Carlo salirà Valerio Galli. La regia è a firma di Elena Barbalich, le scene e i costumi di Tommaso Lagattolla. L’allestimento è della Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari.
Interpreti Pietro Adaini e Filippo Adami (che si alterneranno nel ruolo di Fadinard) Gianluca Buratto e Domenico Colaianni (impegnati nei panni di Nonancourt), Anna Malavasi e Eufemia Tufano (La baronessa di Champigny), Zuzana Marková (nel ruolo di Elena), Bruno de Simone e Matteo D’Apolito (Beaupertuis), Anna Maria Sarra e Fulvia Mastrobuono, (vestiranno gli abiti di Anaide) Dario Giorgelè (Emilio), Marco Miglietta (Lo zio Vézinet), Daniela Mazzuccato (Una Modista) Roberto Covatta (Felice), Massimiliano Chiarolla (Achille di Rosalba).
Andato in scena dieci anni dopo, nel 1955, al Teatro Massimo di Palermo, questo gioiello di teatro musicale venne qui accolto da uno strepitoso successo che ne determinò una circuitazione in Italia alquanto inusuale per un’opera del Novecento. Infatti fu ripreso nel ’56, ’57 e nel 1958 (alla Piccola Scala di Milano con la regia di Giorgio Strehler), nell’87 a Reggio Emilia a firma di Pierluigi Pizzi, nel ’96 a Catania e varcò anche i confini nazionali.
La trama del Cappello di paglia di Firenze è ambientata nella magica atmosfera di Parigi e, come nella tradizione più alta del vaudeville, si costruisce su paradossali equivoci, scambi di persona, colpi di scena e naturalmente lieto fine. Situazioni che la musica di Nino Rota, accompagna con levità e maestria, con un linguaggio musicale piacevole e dichiaratamente tonale. Scelta che fece storcere il naso ai critici che in passato consideravano Nino Rota un compositore poco avvezzo alla ricerca di percorsi innovativi.
La connaturata abilità di scrittura di Rota, fa del Cappello di paglia di Firenze una prismatica successione di travestimenti e parodie musicali che da Mozart arrivano a Mascagni, citando primo fra tutti Rossini; così come la sapiente strumentazione e il forte senso drammaturgico del compositore milanese danno dinamismo e unitarietà a un lavoro che poggia le proprie strutture non solo sul già citato vaudeville, ma anche sull’opera buffa e sull’operetta, senza tralasciare la musica per il cinema di cui Rota è stato autore di pagine di notevole bellezza.