A 72 ore dalla figuraccia del “Partenio”, smaltita la rabbia per una prova a tratti imbarazzante, abbiamo provato ad analizzare lucidamente i possibili motivi che hanno causato l’avvio shock della compagine rossonera. Partendo dal presupposto fondamentale che il disfattismo lo lasciamo ad altri. Non saranno un paio di sconfitte, seppur pesanti, a farci dubitare di una proprietà e di uno staff tecnico che con serietà e sacrifici e attraverso un progetto a lungo termine ci hanno regalato un sogno chiamato Serie B. Ma al tempo stesso nascondere la testa sotto la sabbia può diventare un peccato mortale. Ma andiamo a vedere insieme le possibili ragioni del momento no che sta vivendo la società di Via Gioberti.
1)Il salto di categoria.
Motivazione quasi scontata e semplicistica, ma che deve essere alla base di ogni tipo di ragionamento. Alcuni giocatori appaiono totalmente disorientati. Soffrono evidentemente la fisicità e l’intensità che sono triplicate rispetto agli standard della Lega Pro in ogni contesto di gioco. Altri, non ce ne voglia il Ds Di Bari, sembrano non essere all’altezza.
2) Il mercato e l’eccesso di riconoscenza.
Che il mercato rossonero sia stato deficitario dal punto di vista qualitativo non lo diciamo noi, ma i numeri. Secondo “Transfertmarket” infatti il Foggia è la squadra il cui valore della rosa è il più basso dell’intera Serie B.
Non può essere questo dato secco una discriminante per le ambizioni rossonere, ma indubbiamente viene fuori quello che è il peccato originale del mercato estivo: l’eccesso di riconoscenza. Giocatori come Martinelli, Coletti, Empereur (il più dotato tecnicamente dei 3 ma fermo da un anno) non hanno le qualità per reggere un reparto che deve fare le fortune di ogni squadra, specie nel lungo e tortuoso cammino della serie cadetta. A maggior ragione se si decide di continuare a proporre un gioco particolarmente offensivo come quello che ci ha caratterizzato nelle ultime stagioni. Anche nel reparto avanzato i problemi non mancano. Soprattutto nelle prime due uscite con Pescara ed Entella si è avuta spesso la sensazione che, anche quando si riesce ad arrivare negli ultimi 30 metri, manchino frecce in grado di fare davvero male alle difese avversarie.
3 Il sistema di gioco.
Su questo punto si sono sentite dopo la sconfitta di Avellino le più disparate considerazioni, spesso anche ingenerose nei confronti del mister. Non ci addentriamo in analisi da Bar, disamina di moduli, schemi e quant’altro. La squadra in settimana viene seguita da un allenatore preparato quale è Giovanni Stroppa, che merita la massima fiducia. Ma è altresì evidente che se non si ha solidità difensiva, specie in trasferta, la figuraccia è dietro l’angolo. Gli errori individuali in zone sanguinose del campo ora trovano pronta gente come Ardemagni, Benali, Castaldo, che la porta la vedono per davvero. Un unico consiglio individuale ce lo concederete: non è possibile vedere un fuoriclasse come Aberto Gerbo relegato sulla fascia. E questo Stroppa lo sa perfettamente. Che torni al suo ruolo naturale il prima possibile.
4 La perdita di fiducia.
Quando i gol sono frutto di leggerezze individuali le gambe iniziano a tremare e anche la giocata più semplice diventa complicata. Su questo aspetto psicologico dovrà essere bravo Stroppa, insieme al suo staff, a infondere la giusta dose di fiducia all’intero gruppo.
Nel confronto avvenuto nella giornata di lunedì tra società, allenatore e squadra (rappresentata da Agnelli e Vacca) sicuramente questi punti sono stati toccati, discussi, elaborati. Lo stesso Vacca nella conferenza odierna ha dichiarato: “Prestazioni come quella contro l’Avellino non devono più avvenire. Il mister si è preso la responsabilità della sconfitta ma è quello che ha meno colpe, anzi, sono io quello che secondo me ha più colpe di tutti. Promettiamo massimo impegno nella partita di sabato prossimo, sperando nel sostegno che i nostri tifosi non ci hanno mai fatto mancare”.
Che la sfida contro un super Palermo, lanciatissimo nella corsa verso la serie A, possa quindi portare i giusti stimoli per riprendere dove si era lasciato lo scorso anno. Con lo stesso entusiasmo e la stessa voglia di lottare. Noi siamo fiduciosi.
Perna – Mischitelli