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19 Mar

I giorni più difficili.

articolo di Alberto Valente Pietroboni

Per quanto assurda e senza logica può apparire una distinzione, da oggi, iniziano i giorni più difficili.

Dopo l’ondata emotiva, dopo i servizi e l’attenzione delle testate nazionali che da domani passeranno ad altro, come sempre accade nei ritmi frenetici e cinici dell’informazione.

Da oggi rimarrà il dolore e lo smarrimento delle mogli, delle famiglie di Aurelio e Luigi Luciani, i due agricoltori uccisi.

Rimarrà un territorio, la Capitanata, che vede, nella sua totalità provinciale, decine di famiglie e clan contrapposti.
Rimarranno le vite spezzate delle vittime innocenti e delle vittime della guerra mafiosa, si, perché anche loro, i boss, gli affiliati sono vittime di questa assurda e violenta mattanza.

L’intervento dello Stato più che mai sembra deciso, una presa di posizione forte e dura come poche volte nella storia recente si era visto fare. Frutto di numerose indagini che negli anni hanno sollevato la pericolosità criminale e mafiosa di questo territorio, e per la decisione del Ministro Minniti, che da subito ha mandato uomini e mezzi. Ma arriva dopo, come spesso accade nelle tragedie annunciate. Gli interventi arrivano quando l’emergenza diventa insostenibile e improrogabile. Una specialità tutta italiana, che vediamo in scena costantemente.

Ma dobbiamo sapere tutti, che da oggi, siamo tutti noi a dover iniziare la vera lotta alle mafie, al ripristino della legalità. E ha bisogno di un impegno costante e duraturo.
Giorno per giorno, azione dopo azione. Interrompendo modi di pensare, pratiche ed usi che in tutti questi anni hanno permesso zone d’ombra, contiguità, connivenze, omertà, collusioni.

Non possiamo più solamente continuare a lamentarci di come stanno le cose.
Ecco i giorni più difficili.
Quelli della presa di coscienza, della lucida lotta per la legalità. Senza alibi e senza chiuderci nelle nostre comunità isolate dove il dolore altrui non arriva, non trova mai posto.

Serve una risposta corale, collettiva.
A partire dalla scuola. Con il nuovo anno scolastico si intraprenda un percorso di sensibilizzazione e studio del fenomeno mafioso garganico e foggiano. Elevando la percezione delle nuove coscienze sulla quarta mafia.

Che si inizi a voltare pagina nei confronti di quella politica e di alcuni suoi rappresentanti che in questi decenni hanno permesso infiltrazioni e contiguità. Collusioni che hanno alimentato il voto di scambio, gli appalti truccati, le tangenti, clientele. Servendosi negli anni dei voti “comodi” e dei soldi sporchi, che hanno aperto le porte delle amministrazioni pubbliche e dell’economia “pulita“.

Che ogni comunità e paese diventi teatro di pratiche trasparenti nella pubblica amministrazione, dove si mettano in campo percorsi di denuncia ai fenomeni estorsivi e di supporto a chi denuncia. Che ogni comunità diventi sentinella di legalità. Dove vengono valorizzati spazi di aggregazione e cultura. Dove le politiche sociali e lavorative riprendano lo spazio perduto e sottratto.

Che la si smetta con la solita litania che parlare di Mafia garganica e foggiana danneggia il buon nome delle nostre cittadine.

Che si prenda coscienza dei ritardi economici, sociali che da decenni attanagliano questa provincia. Che alimentano in un meccanismo distorto “l’autorevolezza” dell’antistato.

Lo dobbiamo alle vittime innocenti, lo dobbiamo al futuro delle nuove generazioni, alla bellezza rara e preziosa che questa terra di Puglia ci regala ogni giorno.

Lo dobbiamo ai figli dei boss affinché capiscano e comprendano che questa terra può essere occasione di sviluppo e crescita senza avere le mani sporche di sangue e di odio.

Lo dobbiamo ai figli di Aurelio e Luigi, alla bimba che tra pochi mesi vedrà la luce. Per dire che i loro padri non erano nel posto sbagliato al momento sbagliato.

In quella terra di fatica e sacrificio, in quella terra bagnata dal sudore e dal sangue può nascere una speranza.

Sarà più forte dell’indifferenza, della paura, della rassegnazione, dell’omerta.

Da oggi questa speranza avrà gli occhi di quei figli garganici che ci guardano ed urlano giustizia.
Urlano e ci chiedono se questa terra è il posto giusto per vivere e sognare un futuro migliore.

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