Di Benito Ripoli
RICORDO IL MIO CARO “AMICO”…E’ morto Ciccuzzo.
C’è un tempo nella vita di ognuno nel quale i ricordi dei momenti e dei fatti degli uomini, che hanno inciso, con maggior forza, le fibre più intime dell’anima, riaffiorano, vividi e lucidi, con il loro enorme carico di memorie, dolori, speranze, paure, illusioni…attimi di gioia, prove d’amicizia e d’affetto. E’ successo al sottoscritto.
Ero da poco rientrato a casa, mi apprestavo a consumare una frugale colazione, per poi ripartire per un impegno istituzionale, squilla il telefono, è Andrea Marchesani, che mi annuncia, non senza commozione la ferale notizia: è morto Ciccuzzo. Resto pietrificato. Sembra che il mondo mi crolli addosso. Il cervello sembra non inviare più impulsi, il cuore si ferma e non ossigena più i miei muscoli, sembra che affoghi nel lago del nulla.
Quasi ad accusare e condannare Andrea, ambasciatore della tragica notizia, come un automa, tiro fuori dal cassetto, il mio album dei ricordi dell’Eco, alla ricerca spasmodica di una foto che mi ritrae con l’amico Cecco. Trovatela, riesco solo ad esclamare: ADDIO, CICCCUZZO…
Non si dice così quando si perde un caro amico? Addio è sempre una parola difficile da pronunciare, specie quando in ballo ci sono gli affetti che tracimano dalle persone e invadono gli animi. E noi resteremo increduli, quasi impigliati in quella parola definitiva, perchè ogni volta che la si pronuncia, una persona, un sentimento profondo, muoiono una volta di più. Addio, Ciccuzzo…La tua eredità non farà litigare nessuno, perchè appartiene a tutti ed è racchiusa in quattro parole, uno stile di vita: bontà, morale, entusiasmo, impegno. Purtroppo, non ti sono stato vicino, colpevolmente, preso dai miei impegni istituzionali, ma voglio comunque far parte di quella avanguardia che reclama un pezzetto dei tuoi insegnamenti, farciti di etica e di altruismo.
La tua è stata una vita di straordinaria ricchezza culturale, sociale, umana. A chi non ti conosceva, davi l’impressione di una persona introversa. Era questa la scorza sotto cui nascondevi l’estrema sensibilità dell’animo, quasi una timidezza. Eri schivo di ogni atteggiamento teatrale, con la modestia di chi ha coscienza del proprio valore. Eri solare e magnifico il tuo approccio mentale alle cose. fatto di gentilezza e umanità. La tua idea era, sempre, quella della rivoluzione del buon senso e di un comportamento, di cui oggi se ne avverte, insieme a te, la prematura scomparsa: la simpatia e la gentilezza…Era una tua forma mentis. No, non era un tocco di fard o un tuo balsamo, era uno stile di vita. Tu incarnavi l’idea, che nelle relazioni umane sia ancora possibile mettersi nei panni degli altri. Hai battuto insomma il palcoscenico attivo della socialità.
Queste peculiarità, unite ad una profonda ed istintiva sensibilità artistica, atta a cogliere il meglio e il bello delle cantate pugliesi, ti hanno permesso di creare e portare avanti, con dignità, competenza e umanità, insieme ad altri, il gruppo “L’Eco del Gargano”.
GRAZIE CICCUZZO…da me, da coloro che con te hanno visto nascere il gruppo, da chi ti ha ammirato e applaudito “cantante”, da chi ti ha chiamato “cumpà Ceccù” e, soprattutto, da tutti i ragazzi di ieri e di oggi del gruppo folklorico. Grazie per gli insegnamenti di vita che hai elargito a larghe mani. Penso che tutti ti dobbiamo qualcosa e ci sentiamo in colpa per non averti insignìto di un riconoscimento della Federazione nazionale, di cui sono, per questa dimenticanza, indegnamente presidente, ma lo avrai, sono certo, già ricevuto lassù, accompagnato da un coro di Angeli.
Tu, però, guardaci sempre, come tua indole, con occhio benigno. A modo nostro, ti abbiamo voluto bene e sempre te ne vorremmo. Ora che stai cantando con le anime elette, ricordati, oltre che della tua famiglia e dei tuoi amici, anche del piccolo grande mondo del folklore, che hai tanto amato.
Ti ricorderò con le tue parole, quelle più vere, che eri solito dire al termine di ogni spettacolo: ” Come sime iute cumpà?” “Alla grande-respunneva ji- cumpà Ceccu”. Poi rivolto ai ragazzi dicevi ” Uagliù grazie pe li priezze e li gioie che me date”.
Cecco scusami per le tante parole( sono logorroico), fai quest’ultima fatica, leggi il pianto di un amico…..
ADDIO CECCU’….Principe delle armonie
Benito