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29 Mar

9 agosto 2017: per non dimenticare

Di Alberto Valente Pietroboni

Il 9 agosto del 2017, il sole forte picchiava, faceva caldo, quel caldo che rende l’aria irrespirabile. Il 9 agosto 2017 vennero uccisi Luigi e Aurelio Luciani, due fratelli di San Marco in Lamis. Vittime innocenti di Mafia. Quella Mafia che da queste parti, per decenni, è stata sottovalutata, ignorata, relegata a qualche trafiletto sulle cronache locali. Quelle riportate sotto sono le parole di una Donna, di Arcangela, moglie di Luigi. Sono un manifesto che ci spiega cos’è la Mafia, cos’è la dignità, cosa significa avere coraggio ed essere liberi dopo che ti hanno portato via il padre dei tuoi figli, tuo marito, tuo cognato. Una preghiera laica che dovrebbe essere appesa in ogni ufficio pubblico, letta in ogni scuola, da incorniciare e rilegge ogni mattina al fresco delle nostre coscienze.

“Se ogni singolo solco di questo terreno potesse parlare, ci racconterebbe la vera storia dei fratelli Luciani. La loro nascita, la loro crescita. Gioia, speranze, e delusioni.
Questa terra per anni ha colto sacrifici, fatica, le lacrime e il sudore dei fratelli di Luigi e Aurelio.

lo sono convinta che si possa chiamare uomo soltanto colui che protegge e ama la sua famiglia. Perché nessuno metterebbe i suoi cari in una situazione di pericolo. Uomo è colui che non ha paura di lavorare onestamente e di fare
sacrifici per assicurarsi un futuro migliore.
Uomo è colui che è libero di vivere e scegliere e decidere, nel rispetto delle regole e nel rispetto degli altri. Uomo è colui che a testa alta sa chiedere scusa e sa chiedere perdono.
Bene, i mafiosi non fanno niente di tutto ciò. Loro distruggono, brutalizzano, calpestano tutto quello che toccano.
Non è normale subire soprusi, abusi e violenze di ogni genere.
Non è normale essere uccisi. Non è normale uscire di casa la mattina e pregare di
tornare illesi.
Ma non è nemmeno normale che di fronte a tanta violenza, noi tutti giriamo la testa dall’altra parte facendo finta di non aver visto e non aver sentito. O addirittura peggio, raccontandoci che ormai ogni forma di violenza sia parte integrante della nostra quotidianità.
Non è normale, e finché agiremo pensando a ciò, le uniche cose che lasceremo in eredità ai nostri figli saranno la paura, l’incertezza, la vergogna, il nostro senso di colpa per non aver fatto niente.
Il terrore di uscire. Lasceremo loro in eredità ancora, ancora, la criminalità. Tutto questo non è normale e non è giusto per i nostri figli.
Non sono stati mica loro a chiederci di venire al mondo.
Il nostro preciso dovere e quello di creare per loro, per i nostri figli, delle condizioni di vita migliori rispetto a quelle che stiamo vivendo. Affinché possano crescere serenamente, coltivando l’onestà e la dignità. Sapete, quando
io guardo il mio bambino vedo in lui la gioia.
grande voglia di vivere che aveva mio marito Luigi. Quando chiacchiero con i miei nipoti vedo l’entusiasmo, il senso di responsabilità, il grande amore per la vita, uguale al loro papà Aurelio. È per tutte le vite spezzate, per la nostra vita, per le vite future, che non dobbiamo più abbassare la testa. Qui nessuno ci sta chiedendo di essere eroi, martiri, ma di unirci, di contribuire, con l’aiuto di persone esperte che ogni giorno rischiano la loro stessa vita per difendere la nostra, a riprenderci la nostra terra. Di combattere per riprenderci casa nostra. Soltanto allora potremo veramente, un domani, dire: Giustizia è fatta.” #2agosto2017 #AurelioeLuigi

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