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29 Mar

Migrazioni sanitarie: al Sud spicca per attrattiva e importanza la Casa Sollievo della Sofferenza

11 Febbraio 2019
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L’11 febbraio si ricorda la Giornata Mondiale del Malato. Ma chi nasce al Sud non ha gli stessi diritti: 750mila italiani ogni anno si spostano alla ricerca di cure migliori. E si sobbarcano le spese per soggiornare in altre città. Stiamo parlando della migrazione sanitaria, un fenomeno dai numeri enormi in Italia, destinati purtroppo a crescere.

La migrazione sanitaria riguarda 750mila persone, accompagnate da 640 mila familiari: un coniuge, un fratello, un amico, un genitore. Sono i dati dell’ultimo rapporto redatto dal Censis (“Migrare per curarsi”, realizzato per conto di CasAmica onlus): circa un milione e mezzo di persone che si spostano per curarsi, alla ricerca di qualità o per motivi logistici, data la complessità geografica del nostro territorio.

Più del 30 per cento degli spostamenti avvengono dal Sud verso il Nord: 258mila persone lasciano la Campania (56 mila partenze annue), la Sicilia (43mila), la Calabria e la Puglia (40mila). Ma si emigra anche dalle regioni più piccole verso quelle più grandi del Centronord, alla ricerca dei poli ospedalieri più attrezzati e specializzati. Milano è una delle «capitali» dei viaggi sanitari, insieme a Roma, Genova, Bologna, Firenze. È in queste città che si trovano i dodici ospedali – fra cui Istituto Nazionale dei Tumori, San Raffaele di Milano, Gaslini di Genova, Policlinico Gemelli e Umberto I di Roma, Spedali Riuniti di Siena e Rizzoli di Bologna – che oggi attraggono il 25 per cento dei pazienti italiani in viaggio. Al Sud l’unica struttura ad avere una forte capacità attrattiva è l’ospedale di San Giovanni Rotondo, in Puglia, che con le sue specializzazioni riesce a intercettare pazienti da Molise e Basilicata.

Qui si può trovare il rapporto “migrare per curarsi” in integrale.

 

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